14. Occhi ambrati, grigi e... verdi

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<<Piacere, sono l'Ambasciatore>> si presentò il ragazzo e per qualche istante Nova pensò volesse solo attaccare bottone con lei, poi si ricordò degli occhi.
Con degli occhi così, la vita di quel ragazzo avrebbe dovuto essere impossibile; lei lo sapeva bene, d'altronde anche i suoi occhi, semplicemente grigi ma con delle venature argentate alquanto sospette, l'avevano resa vulnerabile, per non parlare dei capelli innaturalmente neri che assorbivano la luce.
Tuttavia, quelli erano aspetti da nulla se paragonati agli occhi gialli da gatto dell'Ambasciatore.

C'erano solo due possibilità per cui lui era ancora vivo: era il figlio di qualcuno di veramente importante oppure era troppo potente per essere ucciso facilmente, così si era preferito metterlo tra le proprie fila.

Lui non le chiese il suo nome, nè disse nient'altro, eppure Nova si ritrovò a seguirlo per la sala, fino a sedersi uno di fronte all'altro in alcuni divanetti delle nicchie della sala, come attratta da una forza magnetica.

Cominciarono a squadrarsi a vicenda, lei con sospetto, lui con un sorriso che gli increspava le labbra.

Un'altra ragazza forse avrebbe abbassato lo sguardo, ma non lei, lei non ne aveva la minima intenzione.
Erano gli occhi di lui contro quelli di lei.
Era ambra contro pietra,
Oro contro argento,
Giorno contro  notte,
Sogni contro incubi,
Ricchezza contro povertà,
Dotato contro Dotata,
Luce contro tenebre.

Lentamente, vide i suoi occhi cambiare colore, schiarirsi un po' e illuminarsi.
I suoi occhi erano, tutto d'un tratto, diventati pesanti come macigni, però non li chiuse, non gliel'avrebbe data vinta.
In pochi secondi, vide lo smarrimento impresso nell'espressione dell'Ambasciatore, infine un sorriso ancora più largo del precedente. Il ragazzo distolse lo sguardo, cambiando repentinamente posizione e accavallando una gamba all'altra, giocherellando col bastone da passeggio.

<<Nova, la moglie del Signor Kroon, giusto?>> le domandò con uno scintillio malefico negli occhi e Nova sentì freddo solo ascoltandolo parlare.

Malgrado i colori caldi, la voce suadente, gli occhi luminosi e l'allegria che ispirava, quell'uomo era infatti un pezzo di ghiaccio, gelido e crudele.

Annuì<<Proprio così, Ambasciatore>>

<<Mi chiami pure Ambrose, Nova>> le disse, sembrando più che mai un gatto, infido e pronto a scattare al minimo movimento.

<<D'accordo>> acconsentì lei.

Si chiedeva perché, fra tutti, avesse scelto di parlare con lei, perché l'avesse condotta in quel luogo appartato, perché si fosse presentato in maniera così amichevole, perché l'avesse studiata così a lungo e perché conoscesse lei e suo marito.
Non ebbe mai una risposta a nessuna delle sue domande, però, perché la sottile tenda che separava quella nicchia dal resto della sala venne aperta.

A dir la verità non aveva nemmeno notato quella tenda, ma non ebbe il tempo di interrogarsi su quanto fosse effettivamente adatta la situazione per una donna sposata come lei, poiché la figura che entrò, chiudendosi dietro la tendina, la lasciò senza parole.

Gabriel, di nuovo lui, eppure era certa di non averlo visto per l'intera serata.

<<Gabriel, eccoti qua, stavo giusto per parlar di te alla nostra Nova!>> commentò Ambrose, alzandosi e raggiungendo il nuovo arrivato.

Nova rimase senza parole, provando a mantenere un contegno; Ambrose, nel frattempo, si era lanciato in un monologo che aveva come unico protagonista Gabriel.

<<...ci siamo conosciuti mesi fa, lui solo e in balia di certe leggi un po'... scomode, io alla disperata ricerca di qualcuno che la pensasse come me... da allora è diventato un aiuto indispensabile per il sottoscritto!>>

Gabriel, del canto suo, non spiccicò una parola, aggiustandosi invece i capelli biondo-rossici,  molto più lunghi rispetto a mesi prima.
Per qualche istante Nova pensò che non l'avesse riconosciuta, che come lei si era trovata diversa davanti allo specchio, coi capelli sciolti e i vestiti colorati e caldi, allora anche a lui dovesse apparire diversa, poi, però, il suo sguardo cadde per qualche istante su di lei.

Vide il suo sguardo restare assolutamente indifferente e fu allora che qualcosa in lei si ruppe del tutto.

E così, nonostante tutte le settimane a ripetersi di dimenticarlo, nonostante la nuova presenza di Raphael nella sua vita,  nonostante il passare del tempo, quando i suoi occhi grigi incontrarono quelli verdi di lui lacrime di buio si affacciarono nei suoi occhi.

Uscì da lì il più velocemente possibile, tenendo una mano poggiata sugli occhi per evitare che le lacrime la rivelassero.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora