16.Luce nell'ombra

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Nova aveva l'impressione di esser tornata al punto di partenza; esattamente come mesi prima stava piangendo su una terrazza, dopo esser scappata da un ballo, circondata dall'oscurità e protetta dalle sue tenebre che già cominciavano a oscurare la luna, altrimenti molto luminosa.

Si rese conto, con rabbia e sgomento, che non aveva mai superato l'abbandono di Gabriel e che forse l'aveva solo aspettato per lungi mesi, sperando che un giorno sarebbe tornato, o che almeno si ricordasse di lei.

Quando poi si era accorta che lui l'aveva dimenticata da tempo la fragile ferita che si stava lentamente rimarginando si era riaperta dolorosamente, grondante di sangue e dolore.

Per la prima volta da tempo provò una rabbia cieca, lo stesso sentimento assassino a lei estraneo che, sebbene non se ne fosse subito accorta, pervadeva tutto il suo incubo.

Erano anni che questa voglia così pulsante di far venire a galla il suo potere non la investiva, eppure ora sentì che avrebbe potuto spazzare via un esercito, distruggere una città, uccidere chiunque si fosse frapposto fra lei e il suo obiettivo.

Naturalmente si vergognò immediatamente dei suo pensieri, dopotutto qual era il suo obiettivo?
Era solo un istinto funesto, probabilmente aggravato dalla sue tanto straordinarie quanto pericolose capacità.

Erano anni che si controllava, che fermava il suo potere bramoso di morte, che si sentiva pericolosa per sé stessa e per gli altri, fin da quando, a 4 anni, non aveva rotto un braccio a un altro bambino per sbaglio, solo perché questo le aveva rubato il giocattolo.

All'epoca, tutti avevano creduto si trattasse di un incidente e nessuno aveva dato gran peso all'accaduto, persino sua madre, invece lei, nonostante la tenera età, aveva subito compreso che in realtà lo aveva voluto fare di proposito.

Quel giorno le aveva insegnato che il suo potere era malvagio e non erano mancate giornate in cui si era chiesta se questo non rendesse malvagia anche lei.

Adesso le lacrime si erano fatte più insistenti di prima e, con queste, anche le tenebre che lei stessa emetteva. Si accoccolò ancor di più sulla poltroncina e rimase lì per un po', finché un rumore non la riscosse dai suo pensieri.

Raphael, silenzioso come sempre, si era seduto accanto a lei, poggiandole una mano sulla spalla.

Nova alzò lo sguardo, rendendosi conto di quanto Raphael rischiasse standole così vicino in quel momento; era diverso da tutte le altre volte in cui aveva pianto di fronte a lui, ogni lacrima era nerissima e rilasciava altra oscurità, tanto che ormai si distinguevano solo i contorni della sua figura.

Si alzò leggermente e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo, finendo per singhiozzare ancor di più mentre lui la stringeva forte.
Probabilmente il giorno dopo avrebbe dovuto far sparire la sua camicia macchiata di nero dalla sue lacrime, ma in quel momento non le importava.

Dopo un po' percepì un altro lievissimo movimento e sentì il fiato caldo di Raphael che le sussurrava all'orecchio.

<<Che ne pensi di andar via da questa noiosa festa? Facciamo qualcosa di più divertente>> le bisbigliò piano e, anche se non lo vedeva, Nova capì immediatamente che stava sorridendo in quel modo che lei tanto adorava.
Annuì leggermente e si scostò da lui, che alzandosi la prese per mano e la condusse a una scala antincendio che dal tetto portava fino alla strada.

Raphael si portò un dito alla bocca con fare complice e scese la scala fino alla strada, per poi aiutarla col vestito lungo fino alle caviglie.

Era inverno inoltrato e le sue braccia coperte solo dal vestito sottile pizzicavano dal freddo, però sorrideva.

Forse i tacchi non erano la migliore calzatura che potesse desiderare per l'occasione, eppure correvano fra le strade buie come due ragazzini, come se non avessero avuto responsabilità, come se non fossero stati sposati e come se tutto fosse stato bello e giusto, perché nulla sembrava più importare.

<<Madama, mi conderebbe questo ballo?>> le chiese con una voce buffissima, tanto che Nova non potè trattenere una risata.

Avevano già ballato insieme durante i tanti balli e gala che i due avevano condiviso in quei pochi mesi, ma non era mai stato così.

Al buio, in quella strada deserta e nel freddo della sera, volteggiavano al ritmo di una musica immaginaria, che solo loro potevano sentire.
Nova ebbe l'impressione di volare mentre tra una giravolta e l'altra rideva insieme a Raphael, assaporando per la prima volta le pazze esperienze che alla sua età avrebbe dovuto fare, se solo non fosse nata in quel mondo dilaniato e distrutto.

Probabilmente, si ritrovò a pensare, in un'altra vita, in un'altra realtà, si sarebbe davvero potuta innamorare di Raphael.

Quando poi si mise a piovere corsero insieme ridendo, rompendo il silenzio della notte e cercando un riparo fra le palazzine.

A volte la pioggia era acida, ma per fortuna quella era leggera sulla pelle e non sembrava recarvi danni.

Si rifugiarono comunque vicino a un locale chiuso, sotto la luce di un lampione. Per fortuna la pioggia aveva portato con sè le macchie nere sulla camicia di Raphael e Nova si lasciò scappare sorriso.

<<Perché sorridi?>>

<<Mmm>> mugugnò lei <<perché è bello>>

<<Cosa?>>

<<Stare qui, con te>>

Raphale sorrise e la fece volteggiare ancora una volta, poi tornarono a casa ridendo, sotto la pioggia leggera.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora