11.Tenebre gemelle

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Il sole stava già tramontando, l'aria era fredda e permeasa di grida.

In vita sua Nova non aveva mai visto una protesta contro il Regime.
Ben poca gente aveva il fegato di prendervi parte, di solito solo chi sarebbe morto comunque entro poco tempo, come giovani non sposati, Dotati e congedati con disonore.
Erano eventi rarissimi, generalmente soffocati nel sangue che tingeva di rosso i paesaggi urbani, altrimenti in bianco e nero.

La ragazza era stata lasciata vicino all'auto, nei pressi di molte altre auto blindate del Regime, ma sporgendo un po' la testa vedeva tutto ciò che c'era da vedere: la violenza, la morte e la distruzione.

Suo marito, appena arrivati, era subito corso ad impartire ordini alle truppe, disposte in maniera tale da respingere l'ondata di ribelli.

Nova allungò il collo per vedere ciò che stava accadendo, rabbrividivendo nel cappotto caldo che la proteggeva dal vento freddo del  pomeriggio di gennaio.

Era un tale casino.

Alcuni militari cercavano di fermare dei ribelli armati fino ai denti, altri erano stecchiti sul suolo e molti dei ribelli erano già stati arrestati.

Quello che la colpì fu la presenza di così tanti Dotati; c'era la ragazza dai capelli rossi come il fuoco che aveva visto arrestare settimane prima, adesso libera e avvolta da fiamme che scagliava sui soldati. Un' altra ragazza, quest'ultima coi capelli d'argento, le dava man forte controllando le acque e insieme creavano un particolare gioco di fiamme e onde che si alternavano, distruttive e splendide allo stesso tempo.

Sentiva le sue tenebre spingere per venire a galla, pronta a combattere.
Avrebbe potuto seminare tanta morte, sterminare interi squadroni, tutto solo lasciando fluire il buio dalle sue mani, risucchiando la linfa vitale di così tanta gente.

A un tratto un ragazzo coi capelli blu e gli occhi d'ambra poggiò un dito sull'asfalto, scatenando un terremoto che la scosse nelle ossa.  Nova si appoggiò all'auto, cercando di mantenere l'equilibrio, mentre gridi soffocati giungevano fra i componenti dell'esercito.

Chissà dov'era Raphael, da lì non lo vedeva e non sapeva se stava bene o, malauguratamente, no.
Prima di vederlo scomparire tra la folla l'aveva scorto afferrare un fucile e diverse pistole, rivelandole la sua natura da militare, che fin'ora lei non aveva mai visto.

Urla si levavano da entrambi i fronti, malgrado quello dei ribelli fosse ormai decimato.
Alcuni erano stati uccisi, molti altri arrestati e solo pochi individui continuavano a combattere, mentre tanti erano già fuggiti, ben sapendo di avere poco tempo prima di venir catturati e uccisi.

All'improvviso una donna le si materializzò davanti.
Era abbastanza avanti con gli anni, i capelli neri striati di grigio avvolti nella crocchia regolamentare.
I suoi occhi erano spicchi lunari, grigio tenebra, sguardi di buio.

Erano come i suoi.

La donna le si avvicinò, scrutandola in volto, un'espressione aggressiva che si faceva sempre più sorpresa.

<<A-akila?>> sussurrò piano.

Prese a tremare, a scomparire e ricomparire sporadicamente, avvicinandosi ulteriormente alla ragazza.
Chi era quella donna? Come la conosceva? Che ruolo aveva avuto nella rivolta? Perchè sapeva il suo nome, per di più non il primo ma il secondo?

Un altro terremoto scosse il terreno, stavolta più forte di prima, sbalzando via tutti i soldati che avevano inevitabilmente soffocato la protesta, ormai ridotta a una manciata d'individui stretti l'uno accanto all'altro.
La donna guardò prima lei, poi i suoi compagni, riscomparendo prontamente e riapparendo poco dopo in mezzo al gruppo di rimasti.

Fumo denso e nero si levò dal gruppetto, oscurando la vista a tutti i cecchini, che bersagliarano di colpi il punto in cui gli ultimi rimasti si erano riuniti.

Quando il fumo si diradò erano tutti scomparsi, volatilizzati nelle tenebre.

Le tenebre.

Quelle tenebre che l'avevano accompagnata per tutta la vita e che ora aveva visto sprigionarsi dalle mani di quella donna.
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Successivamente accadde tutto molto velocemente.
Raphael la raggiunse, sporco e insanguinato ma vivo, così la fece salire in macchina e accese il motore per andare a casa.

Nova tremava, cercando di mascherare il tutto senza riuscirci.
L'auto era pervasa dell'odore di disinfettanti e garze con cui avevano medicato Raphael e questo ne aumentava solo la nausea; perfino il paesaggio le appariva più scuro rispetto a quando l'aveva visto quella mattina, quasi fosse stato oscurato da tutta la morte che quella giornata aveva sperimentato.
Quando poi si mise a tremare ancor più violentemente Raphael le chiese scusa per averla fatta assistere a tutta quella distruzione.

<<Non è colpa tua>> riuscì solo a     bisbigliargli.

Lui non si fece convinto e continuò a scusarsi con lei<< Perdonami, non volevo che tu assistessi a tutto ciò, ma era un'emergenza e ... scusa>> le disse staccando gli occhi dalla strada dritta e sgombra.

<<Raphael...>> lo chiamò lei, attirando l'attenzione<<c'era una donna, lei... lei mi ha riconosciuta. Mi ha chiamata col mio secondo nome e l-lei aveva i miei stessi occhi.>>

<<Hai idea di chi potesse essere?>> le domandò lui.

<<No.>>

Fermata l'auto e parcheggiata davanti casa loro, Raphael scese dall'auto e le si avvicinò, abbracciandola.
C'era così tanta dolcezza in quel gesto che Nova non riuscì a fare a meno di alzarsi in punta di piedi e allacciare le mani dietro al suo collo, ispirando il suo profumo.

D'altronde, in un mondo normale, sarebbero stati solo due ragazzini e, magari, si sarebbero innamorati spontaneamente l'uno dell'altra tuttavia, in quella realtà, non potevano far altro se non riconoscersi come anime tormentate.

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Ciao a tutti, come avrete notato sto sistemando un po'la storia, sistemando i capitoli qua e là e aggiungendo immagini.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate una stellina⭐️ e fatemi sapere che ne pensate nei commenti❤️

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora