<<Nova>> disse l'Ambasciatore, scandendo ogni lettera con la sua voce di miele. Gli occhi felini la squadravano da capo a piedi, famelici, posandosi su ogni centimetro del suo corpo e soffermandosi sui capelli e sopratutto sugli occhi. Nova, dal canto suo, aveva cominciato a tremare non appena quello sguardo d'ambra le si era poggiato addosso. Le orecchie le fischiavano e le gambe le erano diventate improvvisamente deboli, come se le stessero chiedendo di accomodarsi sul divano arancione posto proprio di fronte alla scrivania dell'Ambasciatore.
<<Siediti>> le ordinò il ragazzo, come avesse udito i suoi pensieri. Lui stesso si accomodò in una poltrona, accavallando le gambe e sorridendo in modo spaventoso, poi riprese a parlare.
<<Ti starai chiedendo il motivo del mio invito, mia cara Nova>> le disse, aspettandosi una reazione.
Lei, tuttavia, era completamente assente, persa tra i suoi pensieri e concentrata per evitare di cominciare a piangere lì davanti a lui. Si era immaginata un colloquio con un esponente del settore arancione del Regime, quello che si occupava della cattura dei Dotati e che aveva come proprio colore, appunto, l'arancione. Quello che si trovava davanti, invece, era ben peggiore di quello che si era immaginata. Circolavano tante voci sull'Ambasciatore, alcune peggiori di altre, ma tutte avevano una cosa in comune: descrivevano le capacità del ragazzo come terribili, quanto di peggiore potesse capitare a qualcuno. Nova sentiva un gruppo in gola, incapace di parlare e di reagire, rinchiusa in quella bolla di panico che le attanagliava lo stomaco rendendola apatica e indifferente persino all'irrefrenabile bisogno di scoprire cosa l'Ambasciatore volesse da lei. Per un attimo, un brevissimo istante, pensò di lasciarsi andare e risucchiare tutte le sue forze con le volute nere che il suo corpo smaniava per liberare da tutta la vita, uccidendolo con una velocità disarmante e ricominciando a vivere normalmente. Sarebbe potuta sgattaiolare fuori con molta facilità, uscire in strada e camminare tranquillamente fino a casa, senza mai più pensare a quanto accaduto quel giorno.
Si sentì immediatamente un mostro per aver anche solo immaginato una cosa del genere, lei non era un'assassina e non lo sarebbe diventata per riparare al suo stupido errore. E poi, riflettè, Ambrose non sarebbe stato così stupido da riceverla senza esser certo di essere al sicuro dal suo potere.
Sfoderando un coraggio che non aveva, Nova si sistemò sulla poltrona, raddrizzò la schiena e prese un profondo respiro, ricomponendosi per cercare di non rendere quella situazione peggiore di quanto non fosse già.
Con un tono assai meno sicuro di quanto sperasse, parlò.
<<So perfettamente il motivo di tale...'' invito''>> indugiò sull'ultima parola, conscia del fatto che se non si fosse presentata, probabilmente avrebbe mandato qualcuno da lei.<<Ciò che non sai, però, è che non per forza questo incontro deve terminare come immagini>> ribattè lui, accavalando una gamba sull'altra mentre accennava a tutti i possibili scenari a cui Nova aveva pensato da quando aveva trovato quel nefasto biglietto. Nel migliore di questi riusciva a scappare e viveva una vita da reclusa in un altro continente, nel peggiore veniva brutalmente uccisa.
<<Cosa intendi?>> chiese cauta.
L'Ambasciatore si alzò e cominciò a camminare per l'ufficio, il ticchettio del bastone che fendeva il silenzio.<<Non ho intenzione di denunciarti all'Armata>>
Nova spalancò gli occhi, guardando il ragazzo con diffidenza mentre, suo malgrado, un po' di speranza germogliava in lei. Imponendosi di non lasciarsi andare al sollievo, cercò di mantenere la voce ferma.
<<Perchè dovresti dimostrarmi questa clemenza?>>
L'Ambasciatore si mosse ancora per l'ufficio, giungendo di fronte a lei e puntando quegli occhi d'ambra nella tempesta dei suoi.
<<Non ti offro clemenza, diciamo solo che dovrai fare qualcosina per me in cambio del mio silenzio>> sorrise guardandola.
<<Quindi un ricatto>> dichiarò la ragazza comprendendone le intenzioni
<<Vedila piuttosto come un patto fra noi>> esclamò il ragazzo distogliendo lo sguardo dal suo ed estraendo qualcosa dalla tasca. Era un oggettino con uno schermo, più piccolo del palmo della sua mano e che si illuminava al tocco. Nova conosceva quegli aggeggi per via del corso di storia che aveva frequentato durante il suo ultimo anno di scuola: era uno sorta di smartphone, molto diffuso anni e anni prima ma poi caduto in disuso quando la maggior parte della popolazione non era più stata in grado di permetterselo.
Ambrose glielo diede in mano; non sembrava così vecchio ed era anche molto più piccolo di quelli delle immagini che aveva visto nei libri. Lo soppesò e lo trovò piuttosto pesante poi, quando al tocco lo schermo totalmente bianco si illuminò, guardò l'Ambasciatore coi suoi grandi occhi di pietra spalancati.
<<Riceverai messaggi e istruzioni tramite questo>> le spiegò incontrando di nuovo i suoi occhi.
<<E farai bene a non ignorarne neanche uno>>concluse.
Nova annuì, la temperatura della stanza si era fatta improvvisamente glaciale e non vedeva l'ora di andar via da lì.
Sedendosi alla scrivania, Ambrose le fece un breve cenno che Nova interpretò come un congedo, ma mentre apriva la porta il ragazzo le scoccò un'altra occhiata, parlando con tono minaccioso.<<Ah Nova, un'altra cosa: ti conviene non parlare a nessuno del nostro accordo o dell'incontro di oggi>> sorrise di nuovo in modo sinistro e Nova annuì spaventata affrettandosi a uscire e ritrovandosi nuovamente in quel lungo corridoio arancione.
Come all'andata non incontrò nessuno mentre attraversava le sale, gli uffici e i corridoi dell'enorme edificio. Quando si ritrovò in strada, però, ebbe l'impressione che soldati, guardie armate e non solo tornassero ai loro posti all'ingresso. Represse un brivido e, nonostante la strada fosse poca, decise di chiamare una carrozza.
Il corpo le tremava tutto mentre si accomodava sui sedili di broccato e diceva l'indirizzo con un filo di voce. Gli occhi le giravano e il panico le serrava la gola. Aveva stretto un patto col diavolo e ne era sempre più consapevole ogni minuto che passava.
Svenne appena aperta la porta di casa.
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La Dama di fumo e spine
RomanceIn un mondo governato da un regime spietato, devastato dalla guerra e segnato da un passato orribile, che accadrebbe se, per salvarsi la vita, due giovani fossero costretti a sposarsi senza nemmeno conoscersi? Nova, di umili origini e portatrice di...