12. Avorio

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Raphael.

Nova ancora dormiva mentre Raphael si incamminava sotto la pioggia, diretto al Quartier Generale.

Di solito si spostava in auto, ma quella mattina aveva preferito andare a piedi, usando solo un ombrello per ripararsi dalle lacrime che il cielo versava dal giorno precedente.
Il mondo stava piangendo per tutte le vite andate perse il giorno prima, per i suoi figli che dopo averlo distrutto ora si stavano distruggendo a vicenda.

Come dargli torto.

Nova si era addormentata fra lacrime e singhiozzi, tuttavia lui non la credeva debole per questo, anzi, se era abbastanza coraggiosa da mostrarsi vulnerabile allora probabilmente valeva molto più di tanti suoi soldati che si professavano invincibili.

Per le strade del Centro c'era ben poca gente, molti erano stati scoraggiati dal tempo inclemente, altri preferivano mandare domestici e cameriere a svolgere le loro mansioni e poi c'era lui, che avanzava combattendo il vento gelido, solo col cappotto e l'ombrello nero che si andava disfacendo.

Per fortuna non era molto distante dalla sua meta e ben presto la raggiunse, tutto sommato asciutto.

Il Quartier Generale della loro città era un imponente costruzione in marmo bianco,  ricca di colonne e grandi finestre, oltre che statue di ogni genere e una quantità assurda di scalinate e decorazioni. Sembrava quasi una barzelletta il fatto che un luogo tanto oscuro fosse così esteticamente bello.

All'ingresso depositò ciò che restava del suo ombrello e posò il cappotto fradicio, meravigliandosi scoprendo di essere relativamente asciutto.

Il pavimento bianco era ricoperto da un lungo tappeto rosso, che continuava anche sull'enorme scala che dominavano l'ingresso, ma a smascherare quel luogo per quello che era realmente erano le centinaia di guardie armate che sbucavano da ogni angolo. Lui stesso aveva addosso ben due pistole, dopotutto in quella realtà nulla era sicuro, tutto era sempre precario.

I suoi passi rimbombavano per i corridoi, finchè non raggiunse la sezione dell'edificio a lui riservata.
In realtà si poteva definire quasi come il capo, là dentro, ecco che chiamare le sue stanze '' ufficio'' sarebbe stato altamente riduttivo.

A dispetto dell'aspetto del resto della costruzione, lì ogni superficie era rivestita da legno scuro, tranne le ampie finestre dietro la scrivania intorno cui lavorava. C'era odore di carta e inchiostro, i tantissimi volumi di sua proprietà erano impilati in maniera più che ordinata nelle grandi librerie.

Cominciò a sbrigare qualche pratica, aspettando il vero motivo per cui era andato lì anche in un giorno di ferie. Dopo un po' qualcuno bussò alla porta e il maggiordomo si affrettò ad aprirgli la porta.

Un ragazzo della sua età circa, forse un paio d'anni più grande, avanzò sicuro per il corridoio, fino ad arrivare alla grande porta del suo effettivo ufficio e spalancarla senza nemmeno bussare, il tutto scandendo i movimenti grazie al suo immancabile bastone da passeggio.

<<È un'eternità che non ci vediamo, Signor Kroon>> fu l'unica cosa che riuscì a commentare mente si accomodava su una delle poltrone di pelle davanti la scrivania, gli occhi da gatto gialli che lo scrutavano nel profondo e i capelli neri che stonavano in contrasto col suo bel completo avorio.

<<È sempre un piacere, Ambasciatore>> rispose con fare forzato Raphael.

L'ambasciatore era l'unico Dotato di cui fosse a conoscenza a lavorare per il Regime e a occupare anche una buona posizione all'interno di esso.
Forse era una risorsa troppo importante per il Dittatore, forse quest'ultimo  aveva semplicemente paura di lui per metterselo contro.

Nessuno sapeva il suo vero nome, nè le sue funzioni all'interno della dittatura, nè quali fossero le sue reali capacità.
Sapevano solo che quando appariva lui, la situazione non era delle migliori.

<<Mi è arrivata voce che ci sia anche una Signora Kroon>> lo stuzzicò l'Ambasciatore, sorridendo in modo malato.

<<Infatti è così>> chiarì Raphael <<ora le andrebbe di dirmi, per piacere, perchè era così importante per lei vedermi oggi, durante il mio giorno libero!?>>

L'Ambasciatore lo guardò annoiato<<Volevo solo fare una po' di conversazione, non se la prenda per così poco>> disse alzandosi dalla poltrona e girovagando un po' per la stanza.
Raphael fremette sulla sedia, ma mantenne la calma.

<<Vede, Signor Kroon, già si parla della rivolta di ieri sera>> continuò sfogliando un libro, apparentemente incurante di ciò che lo circondava.

<<E quindi? La rivolta è stata sedata, ci ho pensato io stesso>> ribadì Raphael.

<<Molti credono che ci sia una talpa, qui>> terminò invece L'Ambasciatore imperterrito<<Resterò qui per vedere la situazione, perchè evidentemente a lei è sfuggita di mano>> concluse mostrando un inquietante sorriso.

<<Naturalmente>> sospirò Raphael infastidito, poi chiamò il maggiordomo e gli ordinò di far sistemare il loro ''ospite'' nelle stanze migliori della struttura.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora