4. Bianca come la neve

75 18 28
                                    

Sua madre entrò nella stanza senza bussare, spalancò la finestra e lasciò entrare la fredda aria invernale.

Nova la guardò confusa, finchè non le tornarono alla mente i ricordi del giorno prima. La donna stringeva in mano un vestito bianco, dritto e con qualche decorazione sul corpetto. Nel complesso era carino, non di certo il vestito che avrebbe sognato per il suo matrimonio perfetto, ma quanto almeno potevano permettersi.

A colazione mangiò pochissimo, lo stomaco in subbuglio ripensando a ciò che le sarebbe successo entro le prossime ore. Non sapeva dove sarebbe stato il matrimonio, nè a che ora o come sarebbe stato celebrato e non aveva neanche voglia di chiederlo.

Quel giorno finiva tutto.
O la morte o il matrimonio.
O la fine dei suoi giorni o una vita infelice.
Forse per lei quelli erano sinonimi.
Forse sarebbe diventata spenta, apatica, distaccata dal mondo.
Forse...

Nonostante tutto, quando furono tutti pronti coi loro abiti migliori, Nova e tutta la famiglia salirono sulle macchine parcheggiate davanti alla porta. Erano evidentemente un dono del suo promesso sposo; di quei tempi possedere un'auto era un lusso, figuriamoci possederne quattro e potere anche pagare gli autisti.

Il viaggio lo passarono ascoltando Genieveve che blaterava del suo abito da sposa.

Nova tremava impercettibilmente, tuttavia sua madre ovviamente se ne accorse e, in silenzio, si limitò a stringerla amorevolmente.

Naturalmente il suoi familiari dovevano tutti indossare il grigio, così  si erano dovuti un po' ingegnare per risultare eleganti, soprattutto per la mancanza di gioielli , acconciature o scarpe col tacco e per il divieto di indossare abiti particolarmente elaborati. Sua madre, per esempio, indossava un abito in velluto grigio con un piccolo scollo e pochissime decorazioni sui polsini.

L'auto si fermò e l'autista aprì le portiere. Data la semplicità del vestito sarebbe dovuto essere facile per Nova scendere dall'auto, invece ansiosa com'era si lanciò fuori perdendo una scarpetta, come una versione pallida e poco colorata di una Cenerentola futuristica.

Si trovavano in un giardino, ampiamente decorato e pieno di sedie, con una pedana leggermente rialzata all'ombra di una grande quercia. Il posto era ben curato, un giardino del genere non si trovava per caso, soprattutto non in un mondo come quello, quindi Nova intuì che l'organizzazione di tutto era evidentemente ricaduta sulla famiglia dello sposo.

Qualsiasi forma di religione era proibita, di conseguenza non poteva sperare in una chiesa e a celebrare il rito sarebbe stato un funzionario pubblico.

Persa nei suoi pensieri non notò neppure Raphael, proprio accanto al funzionario sotto la quercia, con indosso un completo firmato blu e il medaglione del giorno prima.

Ed eccolo arrivato, quel momento da cui era fuggita per mesi, che l'aveva tormentata nei sogni e nella realtà.

Di solito le spose non piangono.

A volte piangono per l'emozione o la felicità mentre lei non potè evitare di lasciarsi sfuggire qualche lacrima di disperazione.
Scivolò in una dimensione tutta sua, rispondendo meccanicamente e seguendo la cerimonia a metà.

O almeno ci provò.

Perchè al momento più importante, il sì o il no, ritornò immediatamente alla realtà. Il funzionario la guardò interrogativo, aspettando una risposta.
Nova gettò un'occhiata ai suoi parenti, assiepati tutti sulle sedie della parte della sposa, poi passò all'altro lato, quello dello sposo, dove invece sedevano solo due uomini e una donna, la sua nuova famiglia.

<<S-sì>> balbettò e il funzionario passò avanti.

Tutto fu molto veloce e in un attimo passarono dalla cerimonia al ricevimento, organizzato da un momento all'altro e quindi composto da un semplice tavolo imbandito in mezzo al prato.

Sua madre parlava coi parenti di Raphael e Nova era ovviamente seduta accanto a quest'ultimo. Per tutta la durata del pranzo non vi scambiò nemmeno una parola, preferendo restare in silenzio ed interagire solo lo stretto indispensabile.

Quando finalmente tutto parve concludersi si rese conto di qualcosa a cui non aveva minimamente pensato.

Cosa succedeva ora? Sarebbe ovviamente andata vivere con Raphael, ma dove? Si sarebbe trasferita lontana da casa? Avrebbe continuato a vedere i suoi familiari?

Evidentemente il processo che l'avrebbe resa apatica era già cominciato, perché non sentiva più nulla.
Con le orecchie ovattate, gli occhi velati da un filo lucido di lacrime e lo sguardo basso salì sull'auto che l'avrebbe condotta alla sua nuova vita.

La Dama di fumo e spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora