24. Dolci ricordi

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*Buon martedì*

Super mega capitolo tutto per voi <3 non dimenticatevi di farmi sapere cosa ne pensate <3 è fondamentale per me conoscere le vostre opinioni, lo sapete benissimo <3 non vedo l'ora di leggervi :D 

Al prossimo capitolo, 

Un bacione grandissimo 


Guardai la conferenza stampa da casa di Luke, comodamente seduta sul suo divano in pelle nera

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Guardai la conferenza stampa da casa di Luke, comodamente seduta sul suo divano in pelle nera. Ero andata a trovare i miei genitori e mia figlia, per l'occasione avevo comprato anche una torta gelato.

Luke sapeva che ero qui, mi aveva permesso e concesso di venire qui senza problemi, ma ciò che c'eravamo detti nel suo ufficio, davanti la sua scrivania, mi aveva sconvolto e ancora mi tormentava. 

Se le cose tra noi non si fossero ripristinate come prima della mia scomparsa, avremmo dovuto fare davvero una dura battaglia legale per ottenere l'affidamento di nostra figlia? 

Chi avrebbe vinto? 

Al momento, Luke aveva più diritti di me su nostra figlia. Aveva lui la sua tutela, nonostante la piccola continuasse a vivere con i suoi nonni materni. La mia situazione era ancora poco chiara, purtroppo. 

Sbuffai, frustrata da tutta questa assurda situazione.  

Dopo le dichiarazioni del mio ex ragazzo, arrivarono molteplici messaggi sul mio smartphone. Da parte degli altri stagisti al Palazzo di Vetro, tra cui Sarah, da parte di Louis, e di molta altra gente che conoscevo.

Adesso tutto il mondo sapeva di noi. Ogni persona di questa benedetta città, del nostro Stato e del mondo intero, che conosceva la Rivera Enterprise e i suoi fondatori, sapeva della mia passata relazione con Luke. 

E non solo. 

Nostra figlia Lily, essendo una Rivera oltre che una Moore, oramai era diventata ufficialmente, sotto gli occhi di tutti, la prima vera erede di questo importante impero finanziario. 

Mia figlia era l'erede di quel che da bambina speravo solo di poter vedere con i miei occhi. 

Mi venne un groppo in gola, quasi ero incapace di respirare. Lo stomaco si chiuse e si contorse su se stesso, non lasciandomi tregua. 

Luke era composto, ordinato, preciso, non esitava nemmeno un attimo, mentre esponeva la verità davanti quella innumerevole calca di giornalisti in cerca di scoop. Era sommerso da flash, domande, sguardi sconcertati e confusi. 

Era in piedi, vestito in maniera impeccabile, come un vero imprenditore, piazzato davanti un alto piedistallo, proprio in mezzo al palco della sala conferenze del Palazzo di Vetro. Dietro di lui, il logo della società roteava su uno schermo da cinema. 

Parlava ad un microfono, guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori. Da quando aveva parlato con i suoi genitori, sembrava non temere più alcun giudizio.  

Proteggimi dalle mie paureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora