7. Arthur

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Conosco il Mio Palazzo.

Non era mai stato abituato a dormire tanto. Da piccolo rimaneva sveglio fino a tardi per sorvegliare Kaya, mentre aspettava che sua madre tornasse a casa. All'inizio era facile, si svegliava e piangeva solo quando faceva qualche incubo, e lui, a soli sei anni, sapeva come tranquillizzarla.

Crescendo iniziò a essere più complicato. Non aveva più una mamma da aspettare, era lui che doveva farsi carico di quel ruolo. Insieme a quello di padre che ricadeva sulle sue spalle da ancora prima, quando era iniziata la guerra a nord di Aestha.

Lasciati soli, doveva fare in modo che Kaya avesse un'educazione e ovviamente del cibo e un riparo dal freddo.

Quando il re di Landorr non gli aveva ancora portato via la mamma, lavorava come tuttofare, quando i vicini avevano bisogno di una mano, chiamavano lui, e così si guadagnava qualcosa da potersi mettere da parte. Ma lasciati soli non bastavano più i suoi risparmi.

Grazie a un anziano signore con cui aveva fatto amicizia, fu chiamato a lavorare come aiutante dal fabbro. La paga era sufficiente per la legna e per mangiare, ma non abbastanza. Così prese a fare più turni, arrivava la mattina presto e tornava a casa la sera tardi.

Infine, negli ultimi mesi, aveva scoperto i combattimenti che si tenevano nel sotterraneo della Locanda della Montagna. Questi lo tenevano impegnato per gran parte della notte, ma il sonno e i lividi erano ben ripagati. Inoltre, riusciva a sfogarsi di tutto ciò che si portava dentro. Di tutte le paure e le preoccupazioni che lo avevano portato a non affezionarsi più a nessuno.

Non aveva amici a Landorr, non voleva averli. Significava avere più possibilità di soffrire. Gli bastava Kaya e tutte le preoccupazioni che solo lei riusciva a procurargli. Era come se fosse una calamita per i guai. Non aveva mai capito se fossero loro a trovarla o lei a cercarli, fatto stava che era sempre compito suo tirarla fuori.

Essere arruolato nell'esercito reale non era in cima alla lista dei suoi desideri, ma riconosceva che non fosse neanche tra le cose peggiori che gli fossero capitate. Al negozio spesso gli capitava di maneggiare armi. Si divertiva a crearle e a ripararle, ma soprattutto a giocarci. Insieme al suo capo, l'invecchiabile Mikolvish, si sfidavano a duello quando il negozio chiudeva.

Questi allenamenti improvvisati, agli occhi del capitano dell'esercito di Makai, lo avevano reso tra i migliori, ma era pur vero che si trattava di una gara facile. Gli altri ragazzi, infatti erano ancora troppo piccoli, privi di esperienze e spaventati dal mondo.

I regni si erano trovati in una situazione disperata, il principe era scomparso da un giorno all'altro e gli servivano quante più persone per ritrovarlo. Questo era quello che dicevano al popolo. Lui sapeva che la verità era un'altra.

Quando, sotto l'influenza del capitano, pochi giorni dopo il suo arrivo, era stato trasferito a palazzo come guardia personale della principessa, pensava di potersi finalmente permettere un po' di riposo, nonostante i suoi turni fossero notturni e la mattina era chiamato ad allenare gli altri compagni. Ma prendere sonno era diventato impossibile, non appena chiudeva gli occhi, delle scene terrificanti gli apparivano alla mente. Erano scene confuse, sfocate. Non era tanto ciò che vedeva che lo terrorizzava, ma ciò che provava: caldo, un caldo tale che non pensava esistesse.

Era vero, veniva da Landorr, dove il caldo lo si raggiungeva con i 10°C, mentre a Makai era l'opposto, le temperature erano sempre alte. Eppure non era quello il tipo di caldo che non lo faceva dormire, bensì qualcosa che gli portava il sogno, accompagnato a uno stato di terrore.

Tuttavia, non correva il rischio di addormentarsi durante il turno, fuori la porta della principessa. Non avrebbe mai pensato che una sola ragazza potesse fare tanto rumore. Urlava con tutta la voce che aveva in corpo, colpiva la porta con talmente tanta forza che temeva potesse rompersi qualche osso. Quando non urlava, piangeva.

Il Matto, Il Carro, La Torre, La LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora