La Preferita della Regina.
Le parole della regina le risuonarono in testa: "sei l'unica ad avermi riconosciuto". Forse si riferiva proprio a ciò che sosteneva Arthur. All'interno del castello era stato fatto un incantesimo a tutti i partecipanti al ballo, cosicché la regina potesse muoversi tra di loro, senza essere disturbata.
A tutti tranne che a lei. O forse, era stata in qualche modo protetta. C'era qualcosa che le sfuggiva.
Se era l'unica a non essere stata influenzata dalla magia, significava che quelle pietre erano estremamente importanti per la regina. Solo così poteva avvicinarsi a lei e fare un accordo indisturbata.
Magia... Asteria assaporò quella parola che le fluttuava nella mente e sorrise debolmente. Allora esisteva, esisteva davvero.
Alzò lo sguardo su Arthur, per condividere con lui quelle forti emozioni che stava provando, miste al fastidio che continuava a provare all'interno del corpo. Ma questo non sembrava ricambiare la sua eccitazione. Sembrava infatti che stesse per urlare. Lo sguardo era fisso a terra, la mascella serrata e il petto si alzava ed abbassava velocemente.
Asteria unì le labbra e raddrizzò la schiena. «Le porterò quei gioielli, Arthur. Non ti toccherà con un dito, te lo assicu-»
«Sono io che devo proteggere voi, principessa!» Esclamò bloccandola. «Ma come faccio se cado vittima di incantesimi? Come posso...» Si tappò la bocca con un pugno e sospirò. «Ucciderà anche voi se non glieli consegnate. Siete in pericolo. Abbiamo un limite di tempo?»
«Non ha detto niente» rispose piano e lui sospirò rassicurato. «Senti, forse ho sbagliato, ma... non lo so, io sentivo di aver fatto la cosa giusta. Preferisco morire per mano della regina di Aestha che continuare a vivere sotto quella di Makai.» Si passò una mano sul volto e rabbrividì.
Arthur annuì e si inchinò, un ginocchio a terra e la testa piegata. «Perdonatemi se non vi ho protetto»
La ragazza rimase sbigottita. Non sapeva se scoppiare a ridere e dargli una spinta amichevole, oppure fingersi abituata e dirgli, con aria solenne, che doveva pensarci prima di prendere la decisione di perdonarlo.
Forse però passò troppo tempo in silenzio, indecisa sul da farsi, perché il ragazzo alzò lentamente la testa con aria interrogativa.
«Non sei arrabbiato?» Gli chiese di getto con le sopracciglia aggrottate.
«Cosa? No.» Esclamò alzandosi. «Avete fatto il vostro dovere da principessa. Sono io che non ho fatto il mio.» Disse risentito, mentre si sedeva sul letto accanto a lei.
Quella frase fece nascere dentro Asteria una luce di orgoglio verso sé stessa. "Il suo dovere da principessa", suonava così bene. «Non lo potevi controllare, Arthur.» Mormorò distratta.
Lui digrignò i denti e annuì. «L'incantesimo no...» le sembrò che volesse aggiungere altro, ma non lo fece, scosse solo la testa per mandare via i pensieri.
«Comunque, non ti avevo detto che potevi alzarti.» Scherzò vedendolo rabbuiarsi. Lui alzò le sopracciglia e spalancò la bocca, fece per tornare a inginocchiarsi, ma Asteria lo fermò afferrandolo per il braccio. «Ma no, smettila!» Esclamò ridendo.
Sorrise anche lui e avvicinò una mano al suo volto per portarle dietro l'orecchio una ciocca bionda che era sfuggita dall'acconciatura, ormai completamente rovinata, ma ci ripensò e si fermò, era troppo abituato con Kaya. Così, le diede un buffetto sulla guancia. «Non succederà più.»
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Il Matto, Il Carro, La Torre, La Luna
FantasyLasciate che vi racconti la storia di due regni, che per l'amore proibito e nascosto dei loro due re, stavano per unirsi sotto un'unica bandiera e un unico nome, sfruttando l'amore combinato e corrisposto dei loro figli. Un'unione che come un velo...