Di dove sei?
Il castello di Landorr si ergeva al centro di un lago ghiacciato circondato da alte montagne e fitta vegetazione. Era collegato al resto del regno da un ponte, dove in quel momento Aslan stava avendo uno dei suoi allenamenti.
La spada sembrava un prolungamento del suo braccio. La muoveva con fluidità, la faceva girare, la lanciava e la riprendeva al volo. Era parte di sé. Il suo non era un combattimento, era uno spettacolo. Gli avversari si distraevano e lui colpiva, e quando colpiva perdeva la pietà e restava la rabbia.
Nessun soldato dell'esercito voleva mai allenarsi con lui, sapeva che inevitabilmente avrebbe passato la notte in infermeria e c'era anche chi non si svegliava più, ma Aslan era il capitano e quando sceglieva qualcuno, questo non poteva rifiutare.
Il malcapitato del giorno stava resistendo più della media. Il braccio col quale reggeva la spada sanguinava, la divisa era ridotta a brandelli e inciampava a ogni passo che faceva, eppure trovava la forza di rialzarsi e parare un colpo o di colpire lui stesso. Era bravo, lo aveva ferito in profondità al fianco, alla spalla e alla gamba destra. Si aiutava col resto del colpo, tirando calci, tentando sgambetti, scivolando per evitare i colpi. La loro sembrava una macabra danza.
Non avevano la divisa né altre protezioni, solo così, secondo il re, sarebbero stati guidati dall'istinto di sopravvivenza a imparare a difendersi al meglio.
Asteria aveva smesso da tempo di provare a convincerlo di quanto quella fosse una convinzione folle, che non poteva mandare dei ragazzi a uccidersi a vicenda. Ma le sue parole venivano sempre scansate come se fossero moscerini.
Fece un sospiro e spostò lo sguardo sul lago per non vedere il colpo finale che il principe stava per assettare. Si sforzò di distrarsi, cercando di ricordare, per la quinta volta in quella giornata, il tragitto compiuto per arrivare a Landorr, ma non riusciva ad andare oltre all'arrivo al porto.
Un movimento catturò la sua attenzione e tornò con lo sguardo sul principe che camminava verso di lei a passo lento, trascinandosi dietro la spada che strusciava contro la roccia del ponte.
«Non guardarmi così.» La ammonì una volta raggiunta.
Il ragazzo era steso sul ponte, lo sguardo rivolto verso l'alto, sangue tutto intorno a lui.
«Respira ancora, è solo svenuto.» Continuò mentre puliva con un panno la sua lama.
La bionda si strinse nella sua pelliccia. Era abituata a quelle scene, ormai. Combatteva anche con Killian, ma con lui era diverso. Il ragazzo era cresciuto con Aslan, era a capo dell'esercito di Makai, sapeva come doveva calibrare la forza, conosceva le mosse, conosceva quelle di Aslan. Quelli erano solo ragazzi strappati alle famiglie, terrorizzati, con scarso allenamento.
«Asteria...» Si bloccò e strinse i denti dal dolore. Si appoggiò al muretto, davanti al quale la ragazza aveva osservato tutta la scena.
«Non sei obbligato a essere così duro con loro.» Gli disse voltandosi verso di lui, il vento gelido le scostava i capelli dalla fronte.
Aslan la guardò con serietà, si portò una mano al fianco sanguinante e si avvicinò a lei di un passo. «Il mondo là fuori non sarà da meno. Devono capire subito cosa li aspetta, principessa. Devono capire subito come difendersi e come difendere il loro popolo.» Come difendere te. Non lo disse ad alta voce o avrebbe dato vita a una discussione che in quel momento non era in grado di sostenere. Invece, le accarezzò la ferita, lei chiuse gli occhi e sospirò. «Non sono duro, sono giusto.»
Asteria avrebbe avuto molto altro da dire. Come il fatto che l'uso dell'armatura non avrebbe eliminato la loro capacità difensiva ma avrebbe aumentato la loro resistenza, che i ragazzi avevano bisogno di un allenamento preliminare, di aumentare i muscoli, la forza, prima di combattere. Sapeva però che quelle regole non erano di Aslan, sarebbe stato inutile insistere, lui non avrebbe comunque avuto molto potere a riguardo.
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Il Matto, Il Carro, La Torre, La Luna
FantasiaLasciate che vi racconti la storia di due regni, che per l'amore proibito e nascosto dei loro due re, stavano per unirsi sotto un'unica bandiera e un unico nome, sfruttando l'amore combinato e corrisposto dei loro figli. Un'unione che come un velo...