A Cosa Credete?
I tre ragazzi avevano passato buona parte della loro giornata a trovare un'imbarcazione diretta al Rifugio. La principessa ne aveva alla fine trovata una, ma il capitano non sembrava accettare altri viaggiatori.
«Ma avete posto...» aveva obiettato lei.
«Il posto ci servirà per il carico, mi dispiace, non possiamo-»
«E cosa dovete caricare? Un elefante?» Chiese ironica. «Siamo solo in tre, non occuperemo molto spazio. Avrete una buona ricompensa, lei e i tuoi uomini.»
«Ho già detto di no una volta, ragazzina. Ora levati da qui, dobbiamo partire.»
«Lei non capisce, noi dobbiamo...» Si era fermata e aveva fatto due passi indietro spaventata, quando il vecchio si era avvicinato minaccioso a lei.
«Io capisco che mi hai stancato, mocciosa. Se non vuoi essere denunciata, vattene immediatamente.»
Asteria era stanca e demoralizzata, non voleva continuare a discutere e non voleva attirare l'attenzione delle guardie né incitare l'uomo a farle del male. Così stava per andarsene, quando Arthur la affiancò. «Denunciata per aver chiesto un passaggio che verrebbe anche ripagato profumatamente?» con le mani in tasca si avvicinò all'uomo. «Sicuro che questa imbarcazione sia in norma? Avete i documenti necessari per farla partire?»
«Smettila di dire stronzate. Sono stufo e manca ancora molto al tramonto di questa stupida giornata. Andatevene, non voglio turisti sulla mia barca.» Si girò per tornare sopra la sua Tempesta.
«No, infatti. Vuoi sirene.»
L'uomo si girò di scatto e per poco non cadde sui suoi stessi piedi. Arthur non gli diede modo di rispondere che continuò. «Le corde che avete sul ponte sono più spesse e forti rispetto a quelle consentite, nonostante le abbiate attentamente camuffate per renderle dello stesso colore. I tuoi uomini affilano lame da quando siamo arrivati e stringono i nodi di quella rete di acciaio da ormai ore. E questo odore di...» annusò l'aria con volto schifato «miele e aceto? è così che pensi di attrarle? Con questo intruglio?»
L'uomo era fermo, immobile, davanti alla sua barca. Si guardò intorno, e individuò le guardie all'inizio della passerella che divideva il molo. Da qui si stava avvicinando Namhira, con passo lento, il mento alto e i capelli neri che brillavano illuminati dal sole. Arthur strinse i denti e smise di seguire lo sguardo del pescatore, tornando sulla sua figura. «Non devono essere divertenti le pene inflitte a chi caccia senza consenso della regina.» Disse.
«Mi stai minacciando, ragazzo?»
«Se è necessario per farci salire, sì»
Il vecchio annuì e si passò una mano sul viso mal rasato. «Sai qualcosa su queste creature?»
«Devo essere complice del vostro peccato?» Lo stomaco gli si capovolse a quella frase, ma doveva stare al gioco, rispettare le norme di Aestha se non voleva destare sospetti nel vecchio. Ogni infrazione alla legge veniva considerata peccato, come se fosse una promessa non mantenuta con la regina.
«Tutto ha un prezzo» rispose il vecchio e i suoi occhi caddero sulla scollatura del vestito di Namhira, che lentamente li aveva appena raggiunti.
Arthur le si era parato davanti e aveva allungato una mano verso l'uomo «è il tuo giorno forunato.»
Il ragazzo aveva passato il resto delle ore con i marinai, aveva lasciato le ragazze in cabina sperando di trovarle intere al suo ritorno. Con i marinai avevano discusso del loro piano, delle loro armi e di quale fosse il punto migliore per trovare le creature marine. Non gli fu difficile fare amicizia con loro né riappacificarsi col capitano, capiva il loro bisogno di speranza in un futuro migliore, di prosperità e di aggrapparsi a qualcosa che molto probabilmente non esisteva. Lo aveva provato anche lui.
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Il Matto, Il Carro, La Torre, La Luna
FantasyLasciate che vi racconti la storia di due regni, che per l'amore proibito e nascosto dei loro due re, stavano per unirsi sotto un'unica bandiera e un unico nome, sfruttando l'amore combinato e corrisposto dei loro figli. Un'unione che come un velo...