Capitolo 1

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Erika lanciò uno sguardo di fuoco mentre si sistemava meglio i lunghissimi, e fin troppo ricci, capelli biondi dietro le spalle.

-non guardarmi così signorina- le disse Jean continuando a guidare con tranquillità la sua Jeep verde malridotta mentre Erika sbuffando si voltò verso il finestrino per fissare il paesaggio che andava cambiando intorno a lei mentre torturava con le man l'orlo del vestito aderente nero che si era messa per quello che sarebbe stato il suo primo giorno di scuola nella nuova, fottuta e maledetta, città.

-quante altre volte dovremmo cambiare città?- borbottò Erika sporgendosi per prendere lo zaino, rigorosamente nero, che aveva lasciato dietro visto che aveva notato la città.

-quante sono necessaria. Credimi non vorrei farlo ogni volta ma se tu non ti controlli non possiamo fare altrimenti-

-non posso controllarmi!-

-questo non è vero Erika e lo sai perfettamente che è così. Puoi controllarti solo che non lo vuoi fare e ogni santa volta mostri il tuo lato da vampiro che ci complica mortalmente la vita. Alla fine girerà la voce e nessun branco ci accetterà più!-

-è stato un incidente-

-dissanguare un tuo compagno di classe è un incidente Erika?- le chiese Jean guardandola per un momento grazie al semaforo rosso -no, non lo è quando lo hai palesemente attaccato. Cosa devo fare con te?-

-lasciami vivere la mia vita- protestò lei -avevo degli amici li!-

-è colpa tua Erika! Sei stata tu quella che ha ucciso un ragazzo e sei tu il motivo per il quale ce ne siamo andate. E visto che questa volta siamo resistite solo tre mesi credo che tu non debba farti troppi amici se non vuoi stare male come adesso perché lo so che per colpa tua saremo nuovamente costrette a lasciare Grandwell-

-è così che si chiama questo posto di merda? Grandwell?- rispose Erika ringhiando. Sapeva che era anche colpa sua ma non sopportava più farsi degli amici e doversi staccare da loro ma non poteva fare altrimenti. -si e sarà la nostra casa, per favore Erika non complicare ancora di più le cose-

-si si come vuoi- borbottò la ragazza per poi guardare quasi con odio la struttura davanti la quale aveva fermato la macchina -questa cosa è la mia scuola?-

-si, e non credo gradiranno il tuo abbigliamento-

-solo perché ho un vestitino aderente e corto con degli scarponcini?- chiese lei sbuffando e aprendo la portiera della Jeep -ma per favore- e sbatté la portiera con tutta la forza che aveva in corpo prima di dirigersi a passo svelto verso quell'edificio che sembrata un carcere a tutti gli effetti. Quando però entrò nell'edificio sgranò gli occhi chiedendosi perché all'interno sembrasse un castello e non un carcere come fuori.

-ehi tu- la bionda bloccò un ragazzino più piccolo di lei che la guardò grugnendo e confuso allo stesso tempo -dov'è il bagno?- il ragazzino glielo indicò con il dito e Erika ci si fiondò dentro poggiando lo zaino sul lavandino e cercando nella tasca anteriore il rossetto. Sua madre non le aveva detto niente riguardo a come era vestita, a parte la considerazione di poco prima, ma se si fosse messa il rossetto nero davanti a lei non avrebbe minimamente gradito.

Finito ciò si guardò allo specchio, cosa che nelle altre scuole non aveva mai visto, e si rimise lo zaino sulla spalla destra per uscire dal bagno e guardarsi intorno per cercare un'anima pia che l'aiutasse a trovare la sua nuova classe ma tutti la guardavano parlottando tra loro ma senza degnarsi di rivolgerle la parola come avrebbero dovuto fare invece di parlottare alle sue spalle.

-hai bisogno di una mano cespuglio?- la ragazza si voltò con sguardo infuriato in direzione della voce e fulminò con i suoi occhi azzurri il moro che la stava guardando con un ghigno stampato in faccia.

-cespuglio?- chiese lei incrociando le braccia al petto e continuando a fissarlo male nonostante dovesse tenere la testa alta visto che era altissimo.

-i tuoi capelli sembrano un cespuglio per quanto sono ricci e in disordine- le spiegò il ragazzo mettendosi le mani nelle tasche dei jeans -si vede che sei nuova e soprattutto che non sai dove andate. Sono Kaeya- si presentò poi continuando a ghignare.

-Erika- rispose lei che ancora non andava a genio il soprannome che le aveva dato -e si sto cercando la quinta-

-uh sei in classe con me allora cespuglio- Kaeya si passò una mano tra i capelli -vieni con me- Erika lo guardò sorpresa ma comunque lo seguì fino a quella che era la loro classe e si guardò intorno notando che molti erano già seduti e stavano chiacchierando tra loro animatamente senza considerarla. -benvenuta nella quinta- le sorrise poi lasciandola li all'ingresso e andando a sedersi a quello che doveva essere il suo posto dove al suo fianco un ragazzo biondo si stava osservando facendo mosse strane sullo schermo del suo cellulare.

-oh cielo- Erika si voltò e vide una signora che la stava guardando come se fosse un mostre e che al suo fianco aveva un'altra ragazza castana che sembrava quasi una principessina per via del suo bell'aspetto e soprattutto di un enorme fiocco rosa dietro i suoi capelli. -tu devi essere Erika- aggiunse poi continuando ad osservarla e la bionda annuì per poi soffiare un ciuffo dei suoi capelli che le era finito davanti agli occhi. -fantastico. RAGAZZI- urlò poi la donna attirando l'attenzione di tutti mentre con un amano dietro la schiena di entrambe le ragazze le portava al centro della classe -loro sono le vostre nuove compagne: Leonora e Erika- presentò le due. Tutti le guardavano borbottando e Erika notò due ragazzi che si erano messi a parlottare velocemente tra loro quasi con ansia e poi li vide aprirsi in un sorriso. Erano davvero strani. Anche la professoressa parve accorgersi del loro comportamento strano ma non disse niente spingendo Leonora verso i due visto che un posto libero era proprio dietro di loro.

-su sedetevi-

-cespuglio c'è un posto qui- Erika lanciò un'occhiataccia a Kaeya che le stava indicando il posto davanti a lui e si accorse di doverlo accettare visto che Leonora si era seduta davanti ai due tizi strani con i quali si era messa a parlare e non aveva scelta.













Buon Natale

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