14- hospital

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Harry uscì da casa sua e decise di camminare fino a casa di sua madre, invece di teletrasportarsi.

Ultimamente stava abusando troppo del teletrasporto. Doveva ricominciare a camminare come un normale essere umano.

Quando arrivò a casa di sua madre, attraversò le pareti per entrarvici e si mise a cercare sua madre.

La cercò in tutte le stanze, ma non c'era, così sbuffò e decise di aspettarla per qualche minuto. Magari stava a fare la spesa.

Di sicuro non stava a lavoro, perché quel giorno era sabato, e lei non lavorava di sabato.

La aspettò per una ventina di minuti, sdraiato sul divano a non fare niente se non guardare il soffitto.

Decise di alzarsi e magari andare a casa di sua sorella. Magari trovava entrambe lì.

Così iniziò a camminare fino a casa di sua sorella. Il tragitto durò venti minuti, e quando arrivò era già stanco. Era abituato a camminare molto, gli piaceva, ma si era praticamente appena svegliato, e non aveva ancora abbastanza forze, quindi si, era stanco per aver camminato solo trenta minuti.

Anche lì passò attraverso i muri e cercò sua sorella o qualcuno, ma, di nuovo, non c'era nessuno.

Sospirò, chiedendosi dove potessero essere. Si guardò attorno, quando vide un foglietto con una nota sopra, la calligrafia di Gemma, sua sorella. La prese e la lesse

Josh, io e la mamma stiamo all'ospedale da Harry, se torni prima di me, sappi solo che non sono sparita

Joshua -o Josh, come si faceva chiamare lui- era il ragazzo di Gemma.

Quindi stavano all'ospedale.

Si ricordò di Louis, quando gli disse di non andarci, e lui lo ascoltò, ma erano giorni ormai che non andava all'ospedale, e non aveva idea di cosa stava succedendo.

Sospirò, scuotendo la testa e poggiando il biglietto sul tavolo dove lo aveva trovato.

Uscì dalla casa della sorella e prese la strada per l'ospedale. Voleva sentire Louis, ma comunque erano passati giorni, quelle persone che si erano appostate davanti alle porte se ne saranno già andate comunque.

Mentre camminava si sentiva come in colpa. Aveva detto a Louis che non ci sarebbe andato, ed ora ci stava andando.

Scosse la testa di nuovo. Perché si sentiva in colpa? Non stava mica ammazzando qualcuno. E poi, non l'aveva promesso, quindi...

Ok, no, quello non aiutava.

Ma non importava, la richiesta di non andare all'ospedale era stupida comunque. Si aspettava davvero che Harry non ci sarebbe più andato così da un giorno all'altro?

Quando arrivò di fronte all'edificio, si dovette ricredere. A quanto pare, le persone che si accamparono giorni prima davanti alle porte, erano ancora lì.

Ma non avevano niente di meglio da fare quelli?

Che poi, era legale tutta questa cosa?

Decise di non importarsene -alla fine, non erano affari suoi, lui era un fantasma- e passò attraverso la grande folla per poter entrare nell'ospedale.

Tutt'attorno c'erano persone che gridavano e urlavano e cercavano di entrare, venendo fermati da delle guardie che li portavano indietro.

Lasciò quel casino alle sue spalle, salendo le scale del grande edificio e cercando la sua stanza.

Aprì la porta della stanza e lì vide sua madre e sua sorella sedute attorno al suo lettino, che parlavano col suo corpo incosciente.

Si sedette sulla sedia vicino a sua madre e la guardò mentre lei piangeva, e voleva tanto parlarle, dirle che era lì, ma non poteva, ed era la cosa più frustrante dell'universo.

Two Ghosts || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora