Il sole penetrava dalla finestra spalancata colpendola in pieno viso.
Il fastidio la costrinse a svegliarsi e, immediatamente, si rese conto che qualcosa non andava in lei; era inzuppata di acqua salmastra da capo a piedi così come il letto e le lenzuola.
Sospirò sconsolata per quell' ennesima scoperta mattutina.
Ormai erano circa due settimane che le capitava di svegliarsi nel bel mezzo della notte in luoghi diversi della casa senza sapere come c'era arrivata. Inizialmente, si era preoccupata moltissimo ed era stata tentata di raccontare il problema ai suoi genitori. Ma vedendoli nello stato in cui, versavano tra mancanza di lavoro e un matrimonio sul l'orlo della crisi ,aveva deciso di tenerselo per sé.
Col tempo si era ritrovata, addirittura, davanti alla porta di casa nel bel mezzo della notte e, un'altra volta, anche per strada. La cosa lì per lì l'aveva spaventata, portandola a supplicare i suoi di darle le chiavi della sua stanza, usando la scusa della privacy e che ormai stava per compiere diciotto anni. Dopo varie discussioni, suppliche e promesse era riuscita ad ottenerle e, così, aveva preso l'abitudine di chiudere la porta prima di andare a letto nascondendo le chiavi in uno dei numerosi cassetti della stanza.
Ma a quanto pareva il suo subconscio era riuscito a farla calare dalla finestra; la cosa la inquietava ed affascinava allo stesso tempo.
Aveva letto molto sul problema, a parte tutti quegli omicidi effettuati durante il sonnambulismo, tutte le fonti che aveva trovato concordavano sul fatto che fosse un problema che tendeva a risolversi con la crescita e, nella maggioranza dei casi, era innocuo. Dunque non ci aveva più pensato dato che aveva solo diciassette anni ed aveva ancora tempo per crescere.
Già aveva ancora tempo.
Anche se la fine della sua vita da adolescente stava ormai per avvicinarsi, era pur sempre una ragazza. O almeno era quello che le piaceva pensare.
La maturità ormai incombeva sulla sua testa come una spada di Damocle pronta a cadere. E come se non bastasse, c'erano pure i test d'ingresso di cui occuparsi per poter accedere al corso che aveva puntato all'università.
Fino a metà anno scolastico si era cullata nella sensazione illusoria di essere una ragazza, una semplice ragazza; niente responsabilità, niente pensieri per il futuro e soprattutto nessuna roba d'adulti come scegliersi una professione, aprire un conto in banca o fare un Isee per l'università.
Sapeva che prima o poi ci avrebbe fatto i conti, ma quello era anche l'anno in cui avrebbe lasciato per sempre il suo liceo e non avrebbe più trovato il tempo per fare tante cose. Quindi una parte di lei voleva goderselo quell' ultimo anno come una semplice adolescente e nulla di più. Mentre l'altra voleva solamente che quei giorni da sfigata finissero al più presto.
Se solo non ci fossero state tutte quelle incertezze che le riempivano la testa come al solito, sarebbe stato meglio; Ansia, paura di essere presa di mira, poca sicurezza personale cose che ogni inizio anno aveva puntualmente tentato di buttare nel cestino mentale della sua testa ma che puntualmente si ripresentavano a bussare alla sua porta. Alla fine quell' anno non era stato diverso dagli altri; stessi bulli, stesse facce da cazzo e stessi professori coglioni.
Si era resa conto di aver solamente procrastinato il proprio dovere verso lo studio ,con quella stronzata della ragazza, affogando il suo tempo libero tra nuoto, foto, film, serie tv, videogiochi, manga e fumetti. Il risultato era che stava calando in qualche materia e sua madre non faceva altro che rimproverarla e litigare con suo padre per quello.
Doveva guardare al futuro e tutto sarebbe andato bene.
Anche perché il futuro non la stava di certo aspettando.
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L'ultima epopea - La vittoria di Venere
Fantasy[In revisione perpetua] Erica Nerida Rebora ha 17 anni e tutta la vita davanti; Ama la musica, la biologia ed in particolare la fotografia. Prende buoni voti a scuola è coscienziosa, eppure, sente che qualcosa non va nella sua vita. Da tempo percep...