Era curioso pensare che, solamente poche ore prima, fosse riuscita a parlare con Demetrio e a ringraziarlo per la fotocamera ed il salvataggio; Si era immaginata svariati scenari possibili con lei che gli chiedeva di rivedersi ancora, magari per mangiare assieme o farsi una nuotata.
Di certo, non si aspettava di trovare il coraggio così presto, mentre, quella mattina si avviava verso la classe di lui ignorando bellamente tutti; Era troppo concentrata sulla sua ansia al punto da arrivare difronte alla classe senza sapere cosa dire.
Fortunatamente, uno dei compagni di Demetrio la riconobbe e le chiese che ci facesse lì e lei, facendo un grosso respiro, glielo raccontò.
- Beh, manca ancora un po' all'inizio della lezione, se vuoi entrare e parlargli nessuno ti disturberà. Su, vieni. –
Si fece accompagnare all'interno dove lo vide seduto ad un banco intento a guardare fuori dalla finestra con una mano agguantata a sorreggergli il volto. Il suo viso sembrava accarezzato dalla luce del mattino e quella piccola goccia rossa rifletteva alcuni bagliori sul suo collo.
Erica ebbe un sobbalzo al cuore e, per un attimo, la voglia di uscire di corsa da quella classe l'assalì senza scampo. Non fece in tempo, Demetrio si accorse di lei e le regalò un sorriso che la imbambolò. Poco dopo, fuori in corridoio, la ragazza provò a mettere insieme un discorso di senso compiuto che recitava più o meno così;
- Ecco, mi hanno detto che sei stato tu a trovarmi in bagno e volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me. Insomma, è stato davvero carino mi hai anche riportato la macchina fotografica e non era roba da poco, quindi, ecco, sì, insomma... - Le parole le stavano venendo meno ma, il ragazzo notato il suo imbarazzo le venne in contro:
- Figurati, speravo proprio di rivederti. Sai? Volevo parlarti di quello che era successo quella sera... – E così venne trascinata, nella più totale incredulità, nel racconto di quello che ormai poteva essere definito un compagno di sventure.
Al suono della campanella lo invitò per l'intervallo nello stesso luogo in cui si era data appuntamento con Zahra e, ad essere sincera, nulla avrebbe potuto prepararla a ciò che stava per scoprire.
Probabilmente, nessuno di loro era preparato.
Ed ora era nel salotto di casa di Demetrio, con gli altri, a sorseggiare un'aranciata troppo calda ed a rimuginare fin troppo sul compito che, malgrado, era stato affidato loro. In altra occasione quella situazione l'avrebbe eccitata all'inverosimile ma, in quel momento, l'unico pensiero che le girava nella testa era come uscire indenni da quella catastrofe.
Zahra era seduta sul divano di pelle a fissare lo schermo spento dell'enorme televisore, Andrew osservava alla finestra con uno sguardo perso chissà dove e Demetrio spruzzava le piante di casa con dell'acqua; Evidentemente, era il suo modo di sopportare la pressione, solo, quelle piante sembravano ormai annegate.
Erica era seduta al tavolino con le braccia conserte osservando un centro tavola floreale come se fosse la cosa più interessante del mondo.
- Basta! – Si sentì il rumore di un pugno che incontrava una parete e tutti quanti si girarono verso Andrew – Mi sono rotto! Dobbiamo fare qualcosa! Qualsiasi cosa! Non possiamo starcene qui a deprimerci! – Era furioso.
- Ha ragione. – Fu Demetrio a parlare. – Ci deve essere un modo per evitare tutto questo. –
- No non c'è. – Zahra si era introdotta nella conversazione con calma e senza muoversi un millimetro dalla posizione in cui si trovava. – Sì, ha ragione lei se non facciamo nulla moriremo e se facciamo qualcosa, rischiamo di morire comunque. Gli dei erano vendicativi, non lascerebbero passare nessun tipo di ribellione. E poi, ce l'ha detto Giano. – Aggiunse Erica.
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L'ultima epopea - La vittoria di Venere
Fantasy[In revisione perpetua] Erica Nerida Rebora ha 17 anni e tutta la vita davanti; Ama la musica, la biologia ed in particolare la fotografia. Prende buoni voti a scuola è coscienziosa, eppure, sente che qualcosa non va nella sua vita. Da tempo percep...