Il sole era alto e, stando al suo cellulare, dovevano essere mezzogiorno in punto. A confermarglielo un brontolio unito ad un fastidio allo stomaco si fece sentire.
Prese una focaccia al primo panettiere aperto e, si avviò con i mezzi presso la prima zona balneare disponibile mentre si sbafava quello che sarebbe stato il suo pranzo. Arrivata in spiaggia, Erica non si stupì di trovare molta gente già spaparanzata al sole o in acqua. Aveva già fatto abbastanza bagni per quella giornata e non era di certo lì per quello, si cercò un posto abbastanza isolato e tirò fuori la sua fidata macchina fotografica. Non era di certo la luce ottimale e la pelle cominciava già a pizzicarle ma non poteva tornare a casa troppo presto.
Dopo un'oretta, il tempo cambiò; le nuvole si erano addensate e sembravano minacciare pioggia da un momento all' altro. Le famigliole stavano tirando via gli ombrelli ed ormai erano rimasti solo pochi temerari sulla spiaggia.
Erica era una di quelli.
Ormai aveva smesso di scattare e la stanchezza di tutta quella catastrofica giornata le si stava riversando addosso. Eppure non voleva cedere e rimaneva lì ad osservare il lento ondeggiare delle onde ancora per un po';
I suoi pensieri erano ricolmi dell'esperienza di quella giornata e in particolare di quello che aveva visto una volta entrata a contatto con l'acqua;
No, non poteva essere vero.
Ma aveva parlato in latino.
No, non era quella che mitologicamente era conosciuta come Venere dai Romani ed Afrodite dai Greci, che le aveva parlato in latino e detto di cercare il suo tempio.
Nella sua testa quello che aveva visto si collegava a quello che stava vivendo da sonnambula e non riusciva a non vederci un chiaro collegamento.
Ma perché? Stava forse impazzendo?
Si strofinò gli occhi scendendo dal masso ed avvicinandosi quasi con timore alla battigia poi, con cautela, immerse i piedi nell' acqua e con suo grande sollievo non accadde nulla.
Tirò un sospiro e si mise a ridere con una mano sugli occhi:
Era stata solo una visione dovuta al poco dormire ed allo stress non si sarebbe ripetuta di certo lo dimostrava il fatto che potesse toccare l'acqua marina senza nessun problema.
Completamente rincuorata decise di scattare una foto ai propri piedi immersi per puro sfizio personale. Neanche il tempo di tornare al masso, imprecando per il dolore che le provocavano i sassolini, che sentì le prime gocce di pioggia caderle sulla nuca.
Rimise le scarpe velocemente e si mise a correre per prendere il primo autobus disponibile. Durante il viaggio il tempo peggiorò ulteriormente trasformando quella che sembrava una semplice pioggerella in un vero e proprio temporale. La fontana di piazza de Ferrari da cui il veicolò passò si era riempita velocemente, tanto che, l'acqua strabordava invadendo la piazza.
Erica non aveva un ombrello e sperò tantissimo che quello fosse solo una delle tante bombe d'acqua estive che duravano pochissimo.
Purtroppo non fu così; scesa alla propria fermata aveva della strada da fare e quindi si bagnò ulteriormente.
Mentre camminava sul marciapiede, con le spalle incassate e tremate di freddo, vide un negozio aperto e stanca di farsi strada in quel pandemonio decise di entrarvi.
Non appena la campanella accompagnò la sua entrata avvertì una folata di calore investirla donandole sollievo. Tirò su col naso e si guardò attorno alla ricerca del proprietario;
- Mi scusi, là fuori c'è il diluvio e sono entrata per ripararmi. – Non lo vide e nessuno rispose, s'inoltrò di più nel negozio sperando di non bagnare troppo il pavimento.
STAI LEGGENDO
L'ultima epopea - La vittoria di Venere
Fantasy[In revisione perpetua] Erica Nerida Rebora ha 17 anni e tutta la vita davanti; Ama la musica, la biologia ed in particolare la fotografia. Prende buoni voti a scuola è coscienziosa, eppure, sente che qualcosa non va nella sua vita. Da tempo percep...