Capitolo 18: Lo scoppio

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- Assolutamente no! – Andrew fumava rabbia mentre addentava le patatine del fastfood.

Demetrio era riuscito a trascinarlo lì nel tentativo di calmarlo dopo la sfuriata con Erica e doveva dire che quello che un tempo era il suo spacciatore di fiducia si stava rivelando complicato da gestire:

Aveva tentato di fargli capire quanto fosse sbagliato il suo comportamento e per tutta risposta aveva ricevuto solo rimproveri d'ogni genere. Aveva così deciso di provare a farlo mangiare e, sorprendentemente, aveva cambiato tono.

- Non riesco a capire perché. –

- Perché?! Ti pare normale tifare per la squadra di un'altra città?!-

E pure l'argomento.

A quanto pareva Andrew aveva un debole per le squadre di calcio fallimentari.

- Sei un insulto per tutto ciò che si definisca un tifoso. –

- Non esageriamo, però guardo in faccia la realtà. –

- Allora non ami davvero la tua squadra del cuore se parli così. -

Avevano finito per deviare totalmente dal discorso originale che, nel piano mentale di Demetrio prevedeva di convincerlo a lasciare in pace Erica per il bene del gruppo. Ma lui sapeva bene che non era solo per quello; da quando l'aveva baciata aveva destato in lui una certa curiosità e, non poteva negarlo, un timido senso di protezione nei suoi confronti. Non aveva ancora dato un nome a qui sentimenti e, al momento, non voleva nemmeno farlo.

- Come mai vuoi fare il dottore? –

Demetrio si riscosse dai propri pensieri, a volte, non ascoltava completamente le conversazioni e metteva il pilota automatico. Faceva sempre così con i suoi genitori e, per abitudine, anche con alcuni amici o conoscenti. Non erano in molti a vederlo senza.

- Come? –

- Prima ho detto che vorrei scappare da questa città e mettere in piedi un'officina. Tu hai risposto che vuoi entrare in medicina. – Andrew prese un sorso della sua coca cola.

- Ah, sì. Beh, sai i miei genitori sono medici quindi anche io lo diventerò. Presumo. –

- Presumi. –

- Esattamente. –

- Sua maestà ha la strada spianata allora. –

- No, direi di no. Non so nemmeno se mi piaccia. –

- Questa è una cagata pazzesca. –

- Magari fosse solo una cagata è il mio futuro. –

- Già e tu lo stai buttando in pasto alle apparenze più che ai tuoi bisogni. -

C'era un qualcosa di liberatorio nel parlare con lui in quel modo schietto, che lo metteva a suo agio. Doveva essere per questo che era riuscito a farsi una compagnia così ampia nel corso degli anni. Se non fosse stato quello che vendeva la Maria a scuola oltre che un bulletto da quattro soldi, avrebbe di certo apprezzato di più la sua compagnia.

- I tuoi che fanno? – Gli sembrava una domanda lecita visto la piega della conversazione. Ma Andrew reagì inaspettatamente con una risatina nervosa; Demetrio sapeva che i genitori di lui non godevano di una buona reputazione e che spesso non si erano presentati nemmeno ai colloqui con gl' insegnati. Sapeva anche che dormiva spesso fuori, saltava la prima ora e faceva il minimo indispensabile per non essere bocciato. Ma per il resto non conosceva minimamente la sua storia.

Al contrario, i suoi non mancavano ad un colloquio o a una riunione da quando aveva iniziato le superiori, talvolta, influenzando arbitrariamente le decisioni degli altri con abili mosse comunicative. In più, pretendevano sempre di sentire solamente lodi dalle bocche dei suoi professori e non accettavano nessun tipo di compromesso. O era il meglio o doveva migliorare per esserlo. Era riuscito a trovare però le proprie forme di evasione; videogiochi, canne, musica.

L'ultima epopea - La vittoria di VenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora