Capitolo 19: Il sogno di una promessa

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"Ciao, come stai? Mamma dice che sei molto impegnata e che non hai potuto inviarmi nulla a causa del lavoro e dello studio. Continuo ad essere offesa, ma ora non importa più di tanto. È successa una cosa Idia. Non posso dirti molto, anche perché, non mi crederesti. Per il momento vorrei solamente poterti parlare in chiamata o su Skype faccia a faccia. Che ne dici se facciamo una sera di queste? Ho tantissime cose da dirti. E sono tanto spaventata.

Coraggio sorellona, fatti sentire che qui la piccolina di casa ha bisogno di te.

Spero tu stia bene.

Un bacione."

Erano le 2 di notte.

Zahra era crollata come un sacco di patate nel letto che era di sua sorella.

Ripose il cellulare sul comodino accanto al letto e riprese ad osservare il soffitto decorato con delle stelle fosforescenti ed il poster della sua band. Si strofinò gli occhi e tentò, invano, di addormentarsi. Si rigirò nel letto più e più volte prima di alzarsi sbuffando per andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

Dormire non le sembrava una cosa così allettante da quando avevano fatto tutti quel sogno tremendo; Ogni volta temeva che Somuns o Venere la trascinassero in un qualche viaggio mentale facendola vagabondare per tutta Genova.

Certo, al di là dell'incubo, doveva ammettere che la figura di Andrew trasformata in fenicottero le strappava un sorriso ogni volta.

Tornò in camera sua vedendo lo schermo del cellulare illuminato; Era un numero sconosciuto con la faccia di Demetrio nel profilo whatsapp. Con un tuffo al cuore, aprì la notifica e lesse il messaggio.

Demetrio: Non riesco a dormire.

Erica: Nemmeno io, ho troppa paura. Forse, era meglio restare tutti uniti.

Per quanto la prospettiva di passare la notte assieme a Andrew non le piacesse per niente, doveva ammettere che stare separati li esponeva ad ulteriori pericoli. Tornò a guardare lo schermo;

Demetrio: Sono sotto casa tua.

Erica perse un battito mentre leggeva il messaggio e poco dopo sentì dei sassolini che venivano lanciati contro la sua finestra. Si affrettò ad aprirla ritrovandosi il ragazzo dall' orecchino scarlatto che le sorrideva timidamente in strada. Alzò una mano per salutarlo e lui fece altrettanto.

Dopo essersi vestita ed aver preso la sua macchina fotografica si calò dalla finestra con un balzo lasciandola semiaperta. Quel tanto che bastava perché chi l'avesse vista non pensasse che fosse completamente aperta.

Il cuore le batteva all'impazzata mentre si scrutavano a vicenda, entrambi, senza sapere bene che cosa dire o fare. Lo sguardo di lui cadde sul pendente che aveva sempre al collo, fece una smorfia;

- Sentì, facciamo un giro? – Lo sentì dire mentre si girava per andare a prendere una bicicletta appoggiata poco più in là.

- Ok, ma... ti sei fatto tutta la strada in bicicletta? – Il cuore ormai le stava saltando via dal petto per l'emozione.

- Te l'ho detto che non riuscivo a dormite. – Le fece cenno di salire.

In qualche modo, riuscirono a trovare una posizione stabile, se pur con un certo imbarazzo, e a partire con quella bici; le strade erano deserte se non per qualche barbone. Era sia troppo tardi e troppo presto perché ci fosse qualcuno in giro. Il suono del mare, degli animali e della loro bicicletta accompagnava il loro breve viaggio verso una spiaggia dove si appartarono. Verso la linea dell'orizzonte, una fioca e debole luce stava sorgendo; non era abbastanza forte per illuminare, solo, si distingueva dal resto perché tutt'attorno era buio. La luna brillava ancora in cielo con una perla immersa mersa nel velluto oscuro dell'universo.

L'ultima epopea - La vittoria di VenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora