Capitolo 12: La morte verrà ed avrà i tuoi occhi

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Una cimice ronzava a torno ad una delle lampade che sovrastavano l'intera sala; il suo fastidioso ronzio e la sua tenacia nell'andare in contro alla luce lo avevano ipnotizzato. Si domandava cosa spingesse certi esseri a comportarsi in modo così stupido; lui si considerava una persona razionale con un futuro ben chiaro davanti a sé e senza dubbi.

Eppure, quando aveva preso la fotocamera per scattarsi un selfie, era stato mosso da un istinto incomprensibile; Proprio come la cimice che ronzava verso la luce, non sapeva perché lo stesse facendo, o meglio, non lo comprendeva.

Questo voleva dire che, per sé stesso, lui era un essere così incomprensibile da non riuscire a capirsi?

Scosse la testa sconsolato, si lasciò sprofondare nella seggiola di plastica in quella sala d'aspetto nel pronto soccorso; La ragazza che avevano chiamato Erica, la sua amica l'aveva presentata così, era in osservazione e, dato che li avevano trovati assieme, lo era anche lui se pur con minore urgenza. L'avevano rilasciato lì quasi subito, nonostante fosse minorenne, dicendoli di avvisare a casa. Si era preoccupato per i membri della sua band, portati in un altro ospedale; Fortunatamente tutti sani e salvi.

Nella sala c'erano anche molti genitori o persone in pensiero per i figli ricoverati; erano quasi tutti a causa del disastro successo alla Pellice de Mar. Sperava che i suoi non arrivassero troppo in fretta; se fossero giunti anche i parenti di quella ragazza? Era meglio che ci fosse lui a spiegare tutto.

Ovviamente, non era solamente per quello.

L'immagine di lei fluttuante con quel pendente ad irradiare luce e gli occhi rovesciati all'indietro lo perseguitava e lo aveva riempito di domande; Da quando si era ritrovato addosso quell' orecchino, un sacco di cose si erano fatte strane e confuse nella sua testa

Quella mattina si era svegliato alla buon'ora e, come spesso accadeva, aveva fatto colazione da solo leggendo i fogli lasciategli da sua madre e suo padre;

Tesoro, nel microonde c'è il pranzo da scaldare.

Mi raccomando studia per l'esame di medicina e sistema la tesina, sono gli ultimi giorni, tieni duro!

Sta sera non so quando torno e nemmeno tuo padre, ma devi aspettarci.

Ieri notte ti ho visto dalla porta quando sono tornata.

Dobbiamo parlare di quell' orecchino.

Buona giornata.

Non si ricordavano nemmeno che quella sera non sarebbe rimasto a cena ed avrebbe suonato al locale; Non si stupì, ormai ci aveva fatto il callo. Entrambi in carriera e molto impegnati, al punto, da non poter distogliere il volto da uno schermo.

Aveva sbadigliato ed aveva preso delle uova dal frigo ed un po' di avena per farsi una frittata leggera; per motivi di intolleranza aveva cominciato ad escludere qualunque latticino dalla sua alimentazione.

Una volta finito, era andato di filato verso il bagno e si era lavato i denti facendo cadere lo sguardo sul suo riflesso nello specchio; l'orecchino vermiglio era ancora lì e sembrava attaccato al lobo dell'orecchio come una catena più che come un orecchino.

Cercò di fare mente locale; Un vecchio visto in una visione, probabilmente indotta dall' erba, gli aveva detto che quello si chiamava Lacrima di Vesta. La Lacrima era stata in grado di imprigionare la dea ed il suo sacro potere in quanto gioiello proveniente dai titani. Roba da poco no?

Sputò nel lavandino, sciacquò velocemente la bocca con il collutorio, si lavò la faccia e si cambiò per poi andare in camera sua al pc. Fece una rapida ricerca sul web per trovare qualsivoglia informazione su quel gioiello ma tutto quello che trovò, furono siti e-commerce che vendevano orecchini. Strofinandosi gli occhi cercò di ricordare altri dettagli di quello che gli era successo; Quel vecchio gli aveva dato il benvenuto definendo quel posto come Antiquario di Saturno.

L'ultima epopea - La vittoria di VenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora