Capitolo 14: Il rischio

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Solitamente, di domenica mattina, Zahra era abituata a svegliarsi alla buon'ora per aiutare la madre con la colazione e a vestire le sorelline più piccole. Fu quindi con grande sorpresa che vide la luce mattutina così intensa non appena guardò verso la finestra dalla stanza in cui si era svegliata; era la camera di Andrew piena zeppa modellini di motori e poster della squadra di calcio della Sampdoria. Oltre a quelli, guardandosi attorno più attentamente, vide delle piume appartenenti ad uccelli di specie diverse usati come segnalibro su alcuni dizionari.

Che strana cosa, non conosceva nessuno che collezionasse piume d'uccelli.

Lui era ancora addormentato come se gli eventi della sera prima non turbassero intimamente il suo sonno; Era strano pensare, che solo qualche ora prima, stavano volteggiando in aria. Ed ora lei era lì nel letto di un ragazzo a stiracchiarsi. Aveva poi preso il cellulare per dare un'occhiata all'ora e vide che erano le 11:00 del mattino; avevano dormito parecchio. Oltre a quello c'erano un paio di messaggi e chiamate perse da suo fratello Amir:

Messaggio 1: Dove sei? Guarda che ti ho visto! E quel tizio chi è? E cosa ci facevi lì?!

Messaggio 2: Zahra, rispondimi dimmi dove sei devo fare il giro degli ospedali?! Hai molto da spiegarmi.

Messaggio 3: Vuoi far stare in pensiero Baba e Mama?! Ringrazia che ti ho vista io!

Messaggio 4: Dopo questa stai certa che non ti faccio più uscire! Quella scuola ti ha traviato!

Zahra si sfregò gli occhi e si alzò dal letto sbuffando in quel modo si svegliò anche Andrew che dopo un grosso sbadiglio e vari stiracchiamenti si decise a parlare:

- Buongiorno. – Disse con la voce impastata dal sonno.

- Buongiorno, scusami se ti ho svegliato. – Non sapeva bene come gestire la situazione e come porsi; l'aveva scorrazzata in giro, avevano fumato erba assieme, avevano parlato e pure voltato assieme ma, più importante, nonostante fosse l'opzione migliore, non l'aveva portata a casa. E di questo gli era infinitamente grata anche se, non poteva rinviare l'incontro con la sua famiglia ancora.

- No non c'è problema, fortunatamente, i miei sono fuori. Caffè? – Al dito aveva ancora quell'anello che la sera prima si era illuminato, era impossibile per lei non lanciargli un'occhiata. Il suo sguardo salì percorrendo la forma del braccio muscoloso per poi fermarsi ad osservare la sua capigliatura scompigliata dalla dormita insieme al volto ancora assonato.

- Si, grazie. - Rispose semplicemente.

Mentre si sedeva nell'angusto spazio della cucina e guardava Andrew che preparava il caffè si domandava quali fossero le parole giuste per iniziare quel tipo di conversazione. Ormai svaniti i fumi della marjuana, percepiva dentro di sé un certo imbarazzo nel trovarsi all'interno della casa del ragazzo, che per anni, aveva sempre considerato un perfetto coglione. Dopo essere rimasta in silenzio per un bel po' a fissare le pareti bianche chiazzate dalla muffa ed il pavimento in limonium fu lui stesso che le venne incontro.

- Dunque, abbiamo volato o era solo l'erba? – Lui era girato verso di lei ed appoggiato al piano cucina attendeva che il caffè fosse pronto.

- Dubito fosse l'erba, o almeno credo, tu sei più esperto di me. –

- Io dico che era più che reale, sento ancora la botta per la caduta. –

- Beh, se era reale allora di sicuro è un problema dovuto a quel gioiello. Si è illuminato quando abbiamo cominciato a levitare. –

- Concordo, infatti ho cercato di togliermelo ma non ci riesco. Continuo a ritrovarmelo al dito e non so se il tipo del negozio possa farci qualcosa. Anche se, tecnicamente, glie l'ho rubato. - Un leggero odore di caffè si stava spargendo per la cucina.

L'ultima epopea - La vittoria di VenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora