Capitolo 4 : Meglio così

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Il telefono aveva suonato per parecchi minuti.

Esalò un respiro e rinunciò mettendo giù il telefono; Anche quella volta nessuna risposta.

Poco male, non sarebbe tornato a casa comunque.

Era seduto ad aspettare che qualcuno venisse a prenderlo, secondo il preside e la prof avrebbero dovuto provare a chiamare almeno una volta a casa sua. Bene, lui ci aveva provato.

Ci avevano provato anche loro, ovviamente senza successo; nessuno a casa si sarebbe preso la briga di venirlo a prendere. Non appena i due si allontanarono per sbrigare altre faccende si diresse senza indugio verso l'uscita principale. La bidella sembrava nel pieno di un'interessante lettura scandalistica di qualche giornale.

- Ciao Anita! Possiamo parlare? – La salutò lui bussando al vetro.

Lei non alzò nemmeno la testa dalla sua rivista e si leccò il dito per girare una pagina prima di rispondergli

- Andrew, non dovresti stare con il preside? So che cosa hai combinato. E ti consiglio di andartene. Nell'infermeria ci sono le due ragazze. – Disse mantenendo sempre lo sguardo sulle pagine.

- Come sta tuo marito? Ha ancora quegli spasmi? – La donna chiuse di scatto il giornale e lo posò con un sospiro prima di lanciare un'occhiataccia al ragazzo.

- Non molto bene in verità. Hai qualcosa? – chiese lei.

- Sì, è un astuccio che qualcuno deve aver perso! Ecco a te. – Gli passò l'astuccio con dentro l'erba.

- Bah, qui si perdono una marea di astucci, penne, ferma carte e chi più ne a più ne metta. Riprenditelo tanto nessuno lo noterà. – Ed Anita gli ripassò l'astuccio con dentro i soldi ma lo trattenne per un po' prima di lasciarlo guardando il ragazzo con sguardo severo.

- Sei un bravo ragazzo dopo tutto. Non capisco perché devi metterti a fare a pugni con una semplice ragazza. E lascia stare tutta questa merda dopo la maturità datti una sistemata Andrew, ci si vede. -

Lui non rispose ed uscì indisturbato dall' edificio.

Con il suo motorino, una vecchia vespa regalatagli da suo padre, sfrecciò per le vie in cerca di una panetteria da cui prendere del cibo. Dopo essersi rifocillato si avviò verso la zona di via Pré dove si fermò vicino allo skate park.

Non c'era molta gente né tanto meno i suoi soliti "amici" dato che era ancora orario di scuola.

Meglio così; avrebbe fatto più soldi.

Si mise in disparte seduto su un muretto a guardare il cellulare osservando i vari posti dove andare il sabato sera; dopo averne valutati alcuni ne beccò uno che lo fece sorridere;

Avrebbe fatto un sacco di soldi.

Soldi, soldi, soldi.

Tutto girava sempre in torno ai soldi.

Soldi per comprarsi da mangiare, soldi per potersene andare, soldi per i propri progetti.

Un'intera vita che ruota attorno ai soldi.

Che lo si volesse o meno.

Qualsiasi significato intrinseco abbiano per noi non aveva importanza

Andrew considerava i soldi un investimento per un futuro migliore in cui sarebbe scappato non appena ne avesse avuti abbastanza.

Aveva diciannove anni e, se non fosse stato per i soldi, avrebbe già lasciato quella casa di merda e non ci sarebbe mai più tornato;

Sua madre e quello stronzo di Roberto potevano pure andare all'inferno se ne sarebbe tornato in Albania dai nonni. Sua madre da tempo non lavorava più, troppo impegnata ad ingurgitare alcol anche solo per rendersi conto di quello che le accadeva intorno. Roberto invece, era solo un lurido pusher da quattro soldi che si faceva rubare l'erba da lui.

L'ultima epopea - La vittoria di VenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora