[Se vi piace tenere un sottofondo musicale mentre leggete, vi consiglio Meddle About dei Chase Atlantic per la scena tra May e Connor, che ho ascoltato durante la scrittura. Ci vediamo nello spazio autrice 🫶🏻]
Ghetto Zaffiro, sud-est di Mosca, 11 novembre 2019
Al mondo esistevano solo due cose in grado di placare la mia ira funesta: la droga e Cheslav. Per fortuna in quel momento c'erano entrambi a tranquillizzarmi, come una rete di sicurezza sulla quale potevo anche lasciarmi cadere, sapendo che non mi sarei fatta male.
La mia nuca era appoggiata sulle gambe di Cheslav, che mi sfiorava i capelli con carezze lievi ma costanti, mentre le mie caviglie erano incrociate sul bracciolo del divano-letto. Entravamo a malapena in due su quel materasso sfilacciato, ma andava bene così. Portai la sigaretta alle labbra e aspirai un'altra boccata di fumo, permettendo al Sapfir di mescolarsi al sangue e placare la rabbia che mi accompagnava da giorni.
Quattro, per la precisione. Quattro lunghissimi giorni in cui avevo dovuto aumentare la dose di sigarette per soffocare il mio impulso omicida. Di solito riuscivo a trattenere il mio lato assassino e uccidevo solo se ero obbligata; tuttavia, dopo ciò che era accaduto a mio fratello, il mio unico desiderio era irrompere nello studio di Egor e strappargli la vita nel modo più lento e doloroso che esistesse.
Dovevo restare calma, perché - nonostante la soddisfazione immensa che ne avrei ricavato - giustiziare il boss del Ghetto sarebbe stata una mossa controproducente e avventata. I suoi scagnozzi si sarebbero vendicati in un battito di ciglia e, a quel punto, sarebbe stata la fine per me e Danny. Non potevo lasciare che lo toccassero di nuovo. Sarei morta, piuttosto che permettere a quei mostri di torcergli un altro capello.
Se non fosse stato per il Sapfir e i miei migliori amici, comunque, avrei già ascoltato quella vocina insidiosa che mi suggeriva gli scenari più epici per stroncare l'esistenza di Egor. Mi stava costando uno sforzo enorme, ignorare quella parte malsana del mio cervello. Mi complimentai da sola per il mio invidiabile autocontrollo e ringraziai silenziosamente Larysa e Cheslav, che mi stavano affiancando in quel momento di crisi.
«Come sta Danny?» mi domandò Cheslav, continuando a lambirmi la cute con i polpastrelli delicati. I suoi occhi arrossati dall'uso della droga erano puntati verso il basso, nei miei.
«Si sta riprendendo. Dice di sentirsi bene, ma lo so che l'episodio l'ha scosso nel profondo. Egor non ci aveva mai feriti, non fisicamente» gli risposi, arginando a stento la collera.
Io e il vory avevamo stretto un accordo, valido dal mio arrivo alla Villa: mi sarei addestrata per diventare il suo sicario fidato e gli avrei offerto la mia capacità negli omicidi, in cambio della protezione di mio fratello. Per la prima volta in sette anni aveva infranto il patto e, per questo, un'indignazione dirompente mi bruciava gli organi.
Danny mi aveva costretta a uscire per distrarmi dai miei pensieri tossici e allentare la morsa oscura che mi attanagliava l'anima. Dopo aver pianto tutte le mie lacrime tra le sue braccia, un gelo inespugnabile si era impossessato di me, corrotto da un profondo rancore che accecava l'occhio della razionalità.
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Il Ghetto Zaffiro
Romance• Dark romance • Mafia • Azione Tra le abitazioni decadenti e le strade buie del Ghetto Zaffiro, quartiere malfamato di Mosca, si erge la fortezza di Egor Bayan, uno dei capi mafiosi più potenti della Russia. Nessuno osa avvicinarsi a Villa Zaffiro...