Capitolo 20

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Questo capitolo è particolarmente forte e violento, perciò mi sento di sconsigliare la lettura ai più suscettibili. Ci vediamo nello spazio autrice con un riassuntino <3

 Ci vediamo nello spazio autrice con un riassuntino <3

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Ghetto Zaffiro, sud-est di Mosca, 7 novembre 2019

«Dobbiamo andarcene. La polizia sta venendo a perquisire l'edificio.»

Gli artigli del panico si conficcarono nel mio cervello, facendo scattare un meccanismo di allarme che mi riecheggiò in testa, sempre più forte e stridulo, fino ad assordarmi. Poi mi resi conto che non era un suono figurato, ma che in lontananza, oltre le mura del bordello, si percepivano davvero le sirene delle volanti di polizia che si avvicinavano.

Porca puttana.

Mai come in quel momento realizzai di trovarmi nella merda fino al collo. Se un agente fosse riuscito ad arrestarmi, sarebbe stata la mia rovina. Persino l'ergastolo era una pena troppo indulgente per i numerosi e terribili crimini che avevo commesso negli ultimi anni. Nessun patteggiamento mi avrebbe evitato di marcire dietro le sbarre per il resto dei miei giorni.

E magari me ne sarei persino fregata di essere rinchiusa in una lurida cella, perché conoscevo da tempo il mio destino e lo avevo già accettato, ma non poteva accadere adesso. Dovevo proteggere mio fratello da Egor, dovevo salvarlo da quella gabbia di mostri e portarlo lontano dal Ghetto, prima di espiare le mie colpe. Solo allora, una volta che Danny sarebbe stato al sicuro, mi sarei consegnata nelle mani della giustizia.

Non è ancora il mio momento, questo.

Seguimmo Mirjana al piano terra, dove una calca di ragazze mezze nude e di uomini in abiti eleganti stropicciati, interrotti durante i loro amplessi, stavano correndo da una parte all'altra, cercando disperatamente un nascondiglio o una via di fuga. La padrona richiamò l'ordine a gran voce, dettando comandi in russo, e i presenti si divisero in due gruppi: le prostitute raggiunsero una scala che scendeva verso il basso, forse in un seminterrato, mentre i clienti uscirono dalla porta sul retro.

Approfittando della confusione, Connor mi tirò indietro, verso l'uscita di emergenza. Mi accorsi che non aveva ancora lasciato andare Emma, la quale avrebbe dovuto rifugiarsi nello scantinato insieme alle altre, e che non sembrava intenzionato a mollare la sua mano.

«Dobbiamo portarla via» decretò Reed, all'improvviso.

Capii a scoppio ritardato che si stava riferendo a Emma. «Ma che cazzo dici? Queste prostitute sono proprietà di Egor. Se scoprisse che ne manca una...»

«È solo una bambina! Non possiamo lasciarla qui! Puoi usare l'ultimo briciolo di umanità che ti è rimasto?» sbottò Connor, determinato a liberare la ragazzina che ci osservava con il terrore negli occhi. «Egor non lo scoprirà mai. Penserà che sia stata presa dagli agenti.»

Il Ghetto ZaffiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora