2. di quella famiglia che di cognome fa Caneva

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Sono un bersaglio.
La realtà dei fatti mi colpisce in pieno solo adesso, mentre osservo i miei piedi coperti dalle calze bianche, in contrasto con il grigio delle scale che sto scendendo.
Le voci dei miei genitori, che borbottano qualcosa riguardo alla quantità di lavoro che hanno, mi arrivano quasi ovattate, come se non riuscissi neanche a sentirle pienamente.
Maledetto Tommaso.
Maledetto Manzoni.
C'è poco da dire, per motivi a me sconosciuti, il cavaliere del Manzoni si è apparentemente interessato a me.

Dovevo capirlo già quando aveva ridotto in poltiglia il naso di Riccardo che c'era qualcosa sotto.
Perché un Manzoniano - anzi, il manzoniano - avrebbe dovuto interessarsi di un personaggio assolutamente anonimo nella faida fra i due istituti come Flavio?
Il massimo di attenzione che il mio ex ragazzo ha avuto è stato quel momento nel piazzale, è insignificante la sua presenza nel grande schema della guerra fra la fazione di mio cugino e quella di Tommaso, quindi, perché?

Ci ripenso all'infinito, mi mangio il fegato mentre scendo le scale e arrivo in cucina.
Dopo cena Ettore ha indotto un codice rosso: tutti noi cugini ci dobbiamo trovare a casa loro per discutere la situazione.
L'incontro con Tommaso e i suoi fedeli seguaci ci ha sconvolto un po' tutti, me soprattutto.
Quando sono tornata a casa ho lanciato lo zaino e le scarpe (con conseguenti strilli di mia madre su come io sia irresponsabile) e mi sono fiondata in bagno, dove mi sono gettata in faccia acqua gelida per cinque minuti buoni.
Perché Tommaso, perché?

Prendo posto a tavola sbuffando e mia sorella Adele mi guarda alzando un sopracciglio.
Vorrei borbottarle un che cazzo vuoi? ma mamma inizierebbe con una predica sul buon comportamento a tavola e quindi mi limito a regalarle, di nascosto, un primo piano del mio terzo dito.
Adele, dall'alto dei suoi ventidue anni, mi fa una smorfia.
"Ragazze." Sospira mio padre, mettendo da parte il tablet su cui stava guardando la partita di calcio non appena mamma piazza in tavola la pentola di pasta.
Fondamentalmente, la mia famiglia non ha troppi problemi di soldi.
A volte bisogna rinunciare a certe cose, guardare le proprie spese, ma nella sponda sinistra ci sono famiglie che si trovano in situazioni decisamente peggiori della nostra.
In questa parte della città non si trovano figli di avvocati, medici o professori, ma figli di gente che fa due lavori per far tornare i conti.
Di solito, questo è ciò su cui i Manzoniani puntano di più con le loro prese per il culo.
Sarebbe divertente se qualcuno esponesse al mondo i segreti che i loro genitori così tanto influenti nascondono in fondo a tutta l'apparenza di cui si circondano.

"Com'è andata a scuola?" Mi chiede mia madre non appena si siede a tavola e io faccio spallucce.
Com'è andata? Il fenomeno numero uno del Manzoni mi ha puntata e non so perché.
Afferro quanta più pasta possibile con la forchetta e la metto in bocca per evitare di parlare troppo.
Già Adele mi sta guardando con occhi di falco dall'altra parte del tavolo: ci manca solo che pure lei si metta a farsi gli affari miei.

Io e Adele abbiamo un bel rapporto.
Più o meno.
Di faccia siamo identiche: entrambe con gli stessi occhi un po' azzurri e un po' verdi dei Caneva e i capelli neri come la pece ereditati da mamma.
Di carattere, invece... diciamo che Adele ha guardato Gossip Girl in preadolescenza e ha deciso che la sua intera personalità si deve basare sui comebacks di Blair Waldorf.
La mia personalità, invece?
Pensate a Jess di New Girl.

"Ettore ha picchiato qualcuno, oggi?" Chiede quella falsa ficcanaso di mia sorella e io scuoto la testa.
Adele e papà si scambiano uno sguardo, come se non ci credessero neanche loro.
"Non che io sappia." Aggiungo a bocca piena, beccandomi uno sguardo di disapprovazione da mamma.

La rivalità tra Manzoni e Foscolo esiste già dai tempi in cui papà e gli zii andavano alle superiori.
Più di una volta zio Manfredi ci ha raccontato di come lui prendesse a pugni quelli della sponda destra (non c'è da meravigliarsi che suo figlio abbia preso da lui) mentre mio papà era intento a baciare mia madre durante gli intervalli.
Sono aneddoti che non voglio sapere, ma che purtroppo vengono ripetuti al cenone di Natale ogni singolo anno.

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