12. della festa (disastrosa) dei Marchand

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Quando ho detto a mio cugino che sabato sarei andata ad una festa dei Manzoniani (per la seconda volta, fra l'altro) per un attimo ho pensato che stesse per svenire di nuovo.
"Scusa?!?" Mi ha strillato in faccia, con gli occhi spalancati e la stessa espressione che ha zia Lavinia quando uno dei suoi figli fa qualche cazzata.

"È una festa, a casa dei Marchand."
"Marchand!" Ha berciato Ettore, ignorando il sospiro di Diamante e lo sguardo cupo che gli ha lanciato.
"Non sono cattivi ragazzi." Ha commentato infatti la sua ragazza, rigirandosi fra le dita una delle tante treccine in cui sono acconciati i suoi capelli.
"Sono Manzoniani!" Ha di nuovo berciato mio cugino e Riccardo, che in quel momento era seduto assieme a noi all'Angolo di Paradiso, aveva messo giù la tazzina di caffè per appoggiare una mano sulla spalla di mio cugino.

"Ti devi calmare."
"Stai zitto! Tu...tu stai con mia cugina, è meglio se te ne stai zitto su certi argomenti."
"Ettore, l'abbiamo già affrontato questo discorso."
"Sì, quando ho beccato te e Diana nel letto di mio zio. Sto ancora cercando di dimenticarmi la scena." Commentò Ettore, facendo diventare le orecchie di Riccardo dello stesso colore rosso fuoco dei suoi capelli.
"Continuate pure a parlare di me come se non fossi qua, prego." Aggiunse invece Diana, ignorando la litigata che stava prendendo piede fra nostro cugino e il suo fidanzato.

Li avevo invitati tutti e quattro (cinque, in realtà, ma Emanuele Yang aveva qualcosa da fare e non era potuto venire) a prendere un caffè per far digerire meglio la notizia ad Ettore.
Puntavo tutto sul sostegno di Diamante e infatti, mentre mio cugino era intento a cercare di tirare una gomitata nell'occhio al suo migliore amico, lei mi prese una mano fra le sue.
"Esagera perché ti vuole bene, ma gli parlerò io, vai a questa festa e divertiti." Mi disse facendomi l'occhiolino e ben presto si aggiunse anche Diana.
"Ma non divertirti troppo. Sono pur sempre Manzoniani."

Adesso mi sto preparando in camera mia, mentre Elsa, Corinna e Diamante devono fare l'Enzo Miccio della situazione.
Continuo a passarmi le mani sul vestito che ho scelto di indossare: è quello blu, dello stesso colore dei miei capelli, che non metto dal giorno del mio anniversario con Flavio.
Porta più nostalgia che altro, questo vestito, ma voglio liberarmi definitivamente del mio ex ragazzo e non c'è modo migliore per farlo se non cancellare i ricordi legati a lui per crearne di nuovi.

"Che figa!" Commenta Corinna, afferrandomi per il polso per farmi fare una giravolta.
"Che bello quel vestito, perché non te l'ho mai visto addosso?" Chiede Diamante, a cui è stato affidato il compito di cercare un set di gioielli che stia bene con quello che ho deciso di indossare.
"Non mi fa impazzire." Mento spudoratamente e per mia fortuna né le mie cugine né Diamante decidono di fare altre domande sulla questione.

"Ti conviene muoverti, noi abbiamo il tavolo prenotato per le otto e mezza." Dice Elsa, cambiando totalmente il discorso.
Corinna annuisce leggermente, tirando fuori dal mio armadio una giacca di pelle che non mi ricordavo neanche di avere e che è decisamente più nel suo stile che nel mio.
"È novembre." Le ricordo e lei fa spallucce.
"Stai andando ad una festa piena di adolescenti sudati per limonarti il tuo finto fidanzato bello come Paul Walker nel secondo film di Fast and Furious, fai meno la preziosa." Replica mia cugina lanciandomi la giacca addosso e Diamante scuote la testa, ridendo sottovoce per poi rivolgersi ad Elsa.

"Dove andate a mangiare?"
"Al CarboVara."
Deglutisco ed evito di guardare negli occhi le mie cugine.
È lo stesso esatto ristorante in cui mi ha portato Flavio.
Un ristorantino da nulla, ora che ci penso. È famoso perché c'è una buona carbonara, varie tipologie di pasta e in generale piatti ricchi di carboidrati, ma ai tempi mi sembrava davvero la cosa migliore del mondo.
Mi faceva sentire grande, andare fuori a cena con lui, mangiare a lume di candela nei posti riservati apposta per le coppie.

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