15. di quando Medea e Giasone sono tipo Kim e Kanye

1.2K 106 115
                                    

Conosco il Foscolo come il palmo della mia mano.
Eppure, quando entro assieme a quelli del Manzoni in una delle aule più grandi che la mia scuola ha da offrire, mi sembra di non riconoscerlo.

L'aula è divisa in due blocchi: ci sono dei banchi e delle sedie sia a sinistra che a destra, ma il mezzo è completamente vuoto.
Senza che nessuno dica nulla, i Foscoliani si mettono automaticamente nella parte sinistra dell'aula, i Manzoniani nella destra.
Così com'è sempre stato.

Sospiro, sedendomi accanto a Prima in un banco da due, con lei che mi regala un sorriso a trentadue denti e una pacca sulla spalla.
Ora come ora, Primavera sembra essere la compagnia migliore da avere. È sempre calma, tranquilla e sorridente.
Mi sta dando l'illusione che tutto possa andar bene.

Elsa e Zanda si siedono di fronte a noi, Corinna invece afferra una sedia e ci si siede sopra al contrario, guardando direttamente i Manzoniani.
Nessuno le dice nulla, ma il nostro professore di lettere e latino, Marino, alza gli occhi al cielo.

Marino è molto giovane, avrà trentacinque anni ad esagerare, ha gli occhi verdi e una zazzera di capelli castano chiari che fa sbavare metà popolazione del Foscolo.
È un professore simpatico, stronzo al punto giusto, che vede di buon occhio chi si impegna e si fa sentire.

Per il Manzoni, invece, c'è una professoressa.
Non so chi sia, ma ha uno sguardo affilato, tagliente, un paio di occhi scuri che assottiglia per guardare male ogni suo studente che parla a voce troppo alta (leggasi: Francis Marchand), e le sue unghie laccate di bordeaux tamburellano sulla cattedra.

"Avete finito?" Chiede la professoressa ai suoi studenti e i Manzoniani si siedono in fretta, sistemandosi ai loro posti abbassando lo sguardo.
"È la Pozzi, questa." Mi dice Prima, indicando con un cenno del capo l'elegante e composta professoressa del Manzoni.
"La Pozzi?" Ripeto e Prima annuisce.
"Dicono che è una stronza allucinante. Brava, giovane, ma ti massacra se sbagli i verbi. O la grammatica in generale. Insegna sia greco che latino." Sussurra la mia migliore amica finché Marino non ci guarda con un sopracciglio alzato e ci zittiamo entrambe.

La professoressa del Manzoni, la Pozzi, si schiarisce la voce e guarda i suoi studenti uno ad uno.
Poi si sposta su di noi. Il suo sguardo glaciale ci analizza singolarmente, per poi tornare sulla sua classe.
"Come ben sapete, i presidi hanno deciso di farvi fare delle lezioni insieme per tentare di farvi andare d'accordo. Prendetela come una tregua, un metodo poco ortodosso per farvi capire che prendersi a pugni quotidianamente non risolve niente."

Marino, seduto alla cattedra a controllare che siamo tutti presenti, ridacchia.
"Elena, è inutile che sprechi fiato, sappiamo tutti che queste lezioni sono una perdita di tempo."
Elena? La Pozzi stringe i pugni non appena Marino pronuncia il suo nome e sono quasi sicura di vedere una vena sul suo collo.

"Come stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse." Continua la Pozzi, guardando male Marino che si limita a regalarle un sorriso. "Avrete una lezione a settimana insieme. E per insieme intendo tutti nella stessa aula. Oggi, partiamo col greco."
Un coro di grugniti e lamentele si solleva per tutta l'aula e la Pozzi fa in fretta a zittirci tutti battendo un pugno sulla cattedra.

"Ogni settimana la materia che affronterete insieme cambierà. Ci sarà latino, italiano, ginnastica... si andrà avanti così fino alla fine dell'anno se sarete capaci di stare nella stessa aula senza mettervi le mani addosso." Annuncia la Pozzi, osservando i suoi alunni con un sopracciglio alzato.
"Se non ne sarete capaci, vi ammazzo di interrogazioni fino a giugno."

"Eddai, prof!" Si lamenta Francis Marchand ma qualcuno (penso Davide, a giudicare dalla forza dello schiaffo che gli viene tirato) gli molla un ceffone sul collo e Francis ammutolisce, borbottando lamentele sottovoce.

THORNS AND DAYLIGHT Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora