10. di tinte di scarsa qualità

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Ovviamente, siamo finiti tutti sull'Adelchi a Zacinto.
C'è un post intero dedicato alla quasi-rissa di ieri: la prima foto è Tommaso che sussurra al mio orecchio, la seconda è Prima che saluta i Manzoniani con la mano, la terza sono Elsa e Davide che si guardano in cagnesco e la quarta è Ettore che corre verso di noi come una mamma apprensiva.

Quel post ha un numero di like che fa quasi paura, la maggior parte dei commenti sono Manzoniani indignati che aspettano solo il momento in cui io e Tommaso ci lasceremo, non mancano le battutine dalle fanpage del Manzoni (la pagina sull'accendino di Tommaso ha tenuto particolarmente a specificare che non saranno mai miei fan) e Olimpia Ducci è incazzata nera.
La grande cornuta del Manzoni ha pubblicato una storia in cui si lamenta del Foscolo dicendo che non solo le rubiamo il fidanzato, ma anche la scena.
Mi sono dovuta trattenere dal risponderle che non è così difficile rubarle il fidanzato, visto che si è messa con un cretino patentato i cui occhi vagano su ogni paio di chiappe che appaiono nella sua visione periferica.

Sospiro e mi passo una mano in faccia, esasperata, perché sono le dieci del mattino, è sabato e sono ancora a letto, ma sul mio cellulare ci sono già centinaia di notifiche da Instagram e una quantità innumerevole di messaggi su WhatsApp dalle mie cugine.
Soprattutto da Elsa.

I primi quindici messaggi sono insulti rivolti ai Manzoniani e alla mia terribile idea di stringere un patto con uno di loro.
Quando ieri sera le ho fatto notare che è stata lei a fregare Ettore e convincermi ad accettare, mia cugina è andata in silenzio radio per qualche ora.
Quando è tornata, ha inviato altri venti messaggi in cui affermava che non si pente di nulla e che probabilmente lo rifarebbe.
Non avevamo dubbi, ha risposto Corinna e questo è bastato perché Elsa la togliesse fuori dal gruppo per venti minuti.

Prima, dolce piccola Prima, ha cercato inutilmente di placare le acque e porgere l'altra guancia, ma Elsa è una forza della natura e si lega le cose al dito per vendicarsi nel peggior momento possibile e quindi le richieste di Prima di cercare di andare d'accordo con i Manzoniani sono state bellamente ignorate.
Quello che ho imparato dal terribile incontro di ieri è che i miei amici e quelli di Tommaso devono stare lontani.
Sarebbe possibile farli andare d'accordo solo in casi estremi che non voglio nemmeno immaginare: un missile puntato su Santa Vara? La minaccia da parte dei presidi di far unire le due scuole in una sola?

La quasi-rissa di ieri non ha aiutato a calmare gli animi degli studenti: se prima ci facevamo solo degli stupidi dispetti a vicenda (Jacques Marchand ha iniziato a parcheggiare la macchina lontano dalla scuola, per evitare che qualche Foscoliano pazzo gliela sfasci di nuovo) adesso è guerra aperta.
La gente litiga sotto i post dell'Adelchi a Zacinto, ci sono promesse di botte e di vendetta, i professori si sono riuniti in consigli di classe speciali perché non sanno più cosa fare.

Al Foscolo è stata indetta un'assemblea d'istituto per lunedì mattina.
Emanuele Yang ha persino postato una storia su Instagram in cui richiede la partecipazione obbligatoria di tutti gli studenti, nessuno escluso.
In poche parole significa che ci sarà anche quel pazzo del nostro preside: Fumagalli.
Fumagalli odia il Manzoni, odia la sponda destra ed è in guerra col sindaco Ducci da anni ed anni per far chiudere la nostra scuola rivale.
Non ha mai vinto, chiaramente, ma è fiducioso nelle sue capacità e continua a non demordere.
Non so cosa aspettarmi dall'assemblea, ma sicuramente dovrò sorbirmi i suoi monologhi da pazzo per minuti interminabili.

Mi alzo dal letto a fatica, scendendo in cucina per farmi la colazione e trovandoci quella spina nel fianco di mia sorella.
"Buongiorno, fiorellino." Canticchia Adele, guardandomi con un sorriso sul volto e io faccio una smorfia perché quando mai ha sorriso, mia sorella?
"Giorno." Brontolo io, mettendo su l'acqua per il tè e lanciando occhiatacce sbalordite al librone enorme su cui Adele sta studiando.

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