23. di capodanni terribili a casa dei nemici (parte II)

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I peggiori scenari possibili si palesano nella mia testa mentre seguo Davide e Tommaso in corridoio, scendendo le scale praticamente a due a due pur di raggiungere in fretta il salotto e scoprire che cosa cazzo sta succedendo.

Nel momento in cui scendo l'ultimo gradino, però, mi scontro con qualcuno, rischiando di cadere rovinosamente a terra se non fosse per Tommaso, che mi afferra al volo e mi rimette in piedi.

"Tutto okay?" Mi chiede, sistemandomi i capelli che le sue stesse mani hanno scompigliato e annuisco vigorosamente, trattenendomi dal mettere a posto il colletto storto della sua camicia.

Quando guardo a terra, sdraiato a stella di mare, con braccia e gambe spalancate, c'è Skater.
"Skater?!" Chiedo infatti, e il mio amico esala un sospiro, guardando il soffitto con aria mistica.

"Ho bisogno di buttarmi la candeggina negli occhi." Mormora, e io faccio per abbassarmi e dargli una mano, farlo almeno sedere, ma all'improvviso, un piede coperto da delle Dr Martens gli tira un leggero calcio nelle costole per spostarlo.

"Dai, deficiente, alzati."
"Non posso! Dammi una mano."
Mia cugina Elsa osserva Skater con una smorfia di disgusto, sistemandosi il gatto fra le braccia.
Mi ci vuole un attimo a realizzarlo: Elsa sta tenendo un gatto nero fra le braccia.

"Elsa?!" Trillo come una scema, perché pare che io non riesca a dire altro che i nomi dei miei amici, in questo momento.
"Bianca?!" Mi fa il verso lei, guardando sia me che Tommaso con espressione annoiata.

La vedo che ci analizza entrambi, il suo sguardo fissa i miei capelli scompigliati, le ciocche blu scuro che cerco inutilmente di sistemare con le mani, poi guarda Tommaso e la camicia sgualcita, le pieghe rimaste da come ho lanciato il tessuto per terra nella foga del momento.

Elsa ci mette qualche secondo a fare due più due, sul suo viso passa una smorfia che è un misto fra lo schifato e lo sbaldorito.
"Oh-" Inizia mia cugina ma proprio in quel momento ritorna Davide, che aveva iniziato a correre in salotto senza rendersi conto che nessuno lo stava seguendo.

"Volete muovervi?" Sbraita lui, facendo sussultare sia me che Tommaso.
"C'è stato un imprevisto!" Ringhia Tommaso in tutta risposta, ancorando un braccio attorno alle mie spalle mentre io ancora sto cercando di capire che diamine sta succedendo.
Tipo perché Skater è ancora sdraiato a terra a guardare il soffitto e a valutare il modo migliore per cavarsi gli occhi?

Davide, però, ignora sia me che Tommaso con un ringhio di frustrazione e il suo sguardo cade sul gatto che mia cugina tiene fra le mani. I suoi occhi verdi si spalancano, puntandole un dito addosso.
"Metti subito giù Puškin!"

Elsa va subito sulla difensiva, stringendosi il gatto (Puškin, apparentemente) al petto, e assottigliando lo sguardo.
"Pushkin?" Ringhia lei, tutta fuoco e fiamme e il gatto nero fra le sue braccia fa le fusa, strofinando il musino sulla sua pelle.

"Quel gatto maledetto odia chiunque." Sibila Tommaso al mio fianco ed Elsa alza un sopracciglio, sorridendo al felino.
"È stato Paul Walker dei poveri a chiuderti sul balcone, vero?" Chiede a Puškin con una vocina tenera tenera, che le ho sentito usare solo per i suoi fratelli più piccoli.

"Hai chiuso Puškin fuori?!" Tuona Davide, lanciando uno sguardo gelido al suo migliore amico per poi avvicinarsi a mia cugina e riprendersi il suo gatto, ma Elsa fa un passo indietro e Puškin, tanto per mettere la ciliegina sulla torta, si accoccola ancora di più fra le braccia di mia cugina.

Io nel frattempo, mi giro verso Tommaso, mettendomi le mani sui fianchi. "Hai chiuso il gatto sul balcone?" Gli sussurro con tono accusatorio e il mio ragaz- finto ragazzo? situationship? Non lo so nemmeno io.
Vabbè.
Fatto sta che Tommaso alza gli occhi al cielo e si abbassa alla mia altezza, sussurrandomi all'orecchio.

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