Antefatto

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Tutto ebbe inizio in un'epoca primordiale, quando le terre del Maan erano abitate da antichi dei ed un essere caduto in disgrazia si trovò a vagare solitario nelle lande desolate del profondo sud. Il suo nome era Rogomanto ed era un bellissimo dio minore dotato di grazia trascendentale e di una voce melliflua che non aveva eguali nella corte divina. Ma il suo animo era tormentato poiché egli credeva di non avere la giusta considerazione dagli altri dei e si impegnava continuamente ad esaltare le proprie virtù, cercando invano di apparire come un loro pari. Amareggiato per aver compreso che sarebbe sempre stato considerato inferiore dagli dei superiori, si convinse che il suo destino era di unirsi e vivere insieme a Limeria, una ninfa delle acque reputata incantevole e di infinita leggiadria. Tuttavia Limeria, nonostante fosse lusingata da quell'interesse, riusciva a scorgere il risentimento covato nell'animo del dio il quale cresceva in maniera esponenziale man mano che il tempo scorreva, tanto da indurla a respingere gentilmente i corteggiamenti dell'innamorato.

Dolendosi di tale situazione, Rogomanto si allontanò in quelle terre deserte, rimuginando sui torti che egli credeva di aver subìto. Un giorno cercando di prendere l'acqua da un anomalo pozzo alle luci del crepuscolo, notò una sfuggente luminescenza sul fondale; cercando di capirne la natura, scese all'interno e raccolse un misterioso oggetto, un arcano cristallo di un insolito colore nero il quale emanava una strana energia che egli non aveva mai avvertito prima.

Rogomanto fece quindi ritorno da Limeria per offrirle quel mistico oggetto come pegno d'amore, sicuro di far breccia nel cuore di lei ed esaudire così il suo desiderio più recondito. Limeria però, inquietata dal potere che emanava quel cristallo, rifiutò quel dono con orrore e Rogomanto, colmo di rancore, decise di prendersi con la forza ciò che più bramava; dopo aver abusato della ninfa, la uccise brutalmente per impedire che ella raccontasse il suo crimine agli altri dei e ne gettò il corpo nel sacro fiume Daireno per nascondere il frutto del suo peccato. Ma presto il grande fiume si prosciugò in maniera anomala per rivelare il corpo seviziato ed esanime della sventurata ninfa. Gli dei, addolorati per la scomparsa di Limeria, dapprima piansero tanto da riempire nuovamente il fiume con l'acqua delle loro lacrime e poi, furiosi per quell'orrendo crimine, inflissero una punizione terribile a Rogomanto, colpendolo e martoriandolo finché egli non fu ridotto ad un misero essere infermo e deforme.

Incapace di muoversi, soffrendo atrocemente per le ustioni che portava sul suo corpo bruciato e per le sue membra ritorte, Rogomanto fu colto da una disperazione insopportabile. Rimasto solo in compagnia di quel cristallo e servendosi dell'eterea voce che gli era rimasta, cantò verso quell'oggetto occulto pregando di porre fine alle sue pene e vendicare la sua sorte. La sua incantevole lirica liberò dall'oscuro cristallo una stirpe di informi ombre provenienti da un'altra dimensione, esseri oscuri, neri come il buio, senza volto, con solo piccoli occhi lucidi che lasciavano trasparire un assurdo vuoto capace di portare alla follia chiunque lo guardasse. Il più potente di questi rispose alle preghiere di Rogomanto unendosi al suo corpo e dotandolo di una vitalità che mai aveva sentito prima.

Insieme sfidarono il potere degli antichi in una grande guerra, guidando quell'esercito di ombre con una furia tale che ovunque passasse lasciava alle sue spalle solo morte e distruzione; Rogomanto, il quale era ormai irriconoscibile, trasfigurato in un'antropomorfa macchia fumosa, venne soprannominato Negulbas che nell'antica lingua divina significava il Messaggero della Fine.

Gli dei, inizialmente incapaci di contrastare quegli esseri, combatterono sanguinosamente fino a raggiungere una situazione di stallo in cui il conflitto sembrava dovesse perdurare per sempre. Fu in quel momento che le divinità forgiarono una formidabile arma dal potere incredibile: il Gulnòir, una mistica spada con lama nera in onice e impugnatura dorata, dalla forma leggermente ricurva e ornata di magiche rune.

Impugnando quest'arma straordinaria, le divinità finalmente ebbero la meglio su Negulbas e il suo esercito, tanto da respingere quegli esseri nella dimensione da dove erano venuti. Il cristallo fu recuperato e portato in un santuario dove, constatata l'impossibilità di distruggerlo interamente, venne spezzato in nove frammenti i quali furono divisi con l'intento di mantenere la pace nell'intero Maan.

Trascorsero anni e varie razze emersero nell'antica terra degli dei: costruirono case, ersero cittadine, divisero la terra in reami. Gli dei si interrogarono sulla loro presenza e decisero di ritirarsi in un piano ultraterreno, l'Oltreovunque, lasciando in dono ai mortali il Gulnòir e i nove cristalli, i quali furono custoditi con grande cura così che la vita potesse prosperare per lungo tempo.

Ma qualcuno tramava nell'ombra: alcuni di quegli esseri alieni erano riusciti a sfuggire al loro destino, nascondendosi nelle terre del Maan e camuffando la loro natura, mutando in esseri terrestri perfettamente simili a quelli che ora dominavano il pianeta. Mischiandosi nelle loro società e ibridandosi, originarono degli ignari discendenti i quali a loro volta proseguirono inconsapevolmente a generare una stirpe maledetta, destinata a portare nuovamente il caos nel mondo.

Il tempo passò, la storia divenne leggenda e i cristalli divennero un mero strumento di potere per le ambizioni dei nuovi regnanti.

I discendenti dal sangue oscuro cercarono ciclicamente di ricostruire il cristallo, spinti dall'istinto inconscio del loro animo, ma solo uno riuscì nel suo intento, penetrando nelle debolezze degli abitanti del Maan, corrompendo i ministri più avidi e assetati di potere, mettendo quindi le mani sui nove frammenti esistenti.

Alcuni eroi si unirono in un unico esercito per contrastare quella minaccia: tra tutti spiccava un grande guerriero, Zermud il Principe dei Giganti. Fu lui in persona ad affrontare faccia a faccia quello stregone e a sconfiggerlo con la sola forza delle sue armi. Egli però prese con sé la pietra magica, soggiogato dai poteri che essa sprigionava e la donò al proprio sire, Bramud il Re dei Giganti.

Con quel cristallo chiamarono a loro ogni essere che discendeva dagli antichi esseri ultradimensionali: molti uomini, giganti, orchi e altre creature del Maan risposero al loro volere, andando a formare il più grande e terribile esercito che il mondo avesse mai visto.

Dapprima mossero guerra al vicino reame di Lisenfalda, poi conquistarono i regni confinanti di Bregento e Grisento. Ed ora si apprestano a superare la Barriera della Sivangia per scendere verso il sud e portare l'intero Maan nel caos...

 Ed ora si apprestano a superare la Barriera della Sivangia per scendere verso il sud e portare l'intero Maan nel caos

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Rogomanto

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