1.19 - La notte di Linira

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Il frastuono nella mensa della luclea di Badovario era più intenso del solito. La lunga tavola era imbandita di pane caldo, accompagnato da grandi vassoi con piramidi di succulenti pesche, susine e frutta secca. Un susseguirsi senza sosta di portate come zuppe d'orzo e legumi, tranci di carne di bufalo stufata e patate arrostite inebriavano l'aria con il loro odore intenso. Le coppe venivano riempite continuamente di un corposo vino rosso fuoco che rilasciava note di sapori che difficilmente potevano essere immaginati. Badovario, completamente inebriato dalle vittorie, aveva deciso di esagerare. Si recò nella mensa per brindare con i suoi uomini per la meravigliosa giornata di giochi e fece diverse bevute cianciando ad alta voce tra l'una e l'altra, accompagnate dalle tonanti ovazioni dei cuniatori, prima di tornare nell'altra ala del palazzo visibilmente ubriaco. In mezzo a quel trambusto, si distingueva la parlantina veloce e sguaiata di Inoviano che teneva banco con le sue storielle ed altre spacconerie. La voce potente di Baselio tuonava con grasse risate e grida belluine ogni volta che voleva dire la sua. Talvolta qualche rimprovero di Eolfo riecheggiava nella sala, prima di essere sepolto da un nuovo vociare brioso e triviale. Il coro che intonava "La canzona del cuniatore" tornò ad infiammare le loro ugole. Sembrava che fosse la serata più allegra che avessero mai vissuto in quel luogo tetro e tutti erano concordi che la cena era senza dubbio la più saporita della loro vita.

L'unico che sembrava intaccabile da quel clima festoso era Giun: seduto accanto a Taur e davanti a Mureo, aveva mantenuto un atteggiamento distaccato e aveva proferito poche parole e solo di cortesia. La sua coppa, colma di vino, non era stata mai toccata e aveva mangiato solo metà delle abbondanti porzioni che gli erano state dedicate.

Nel bel mezzo del banchetto, Taur provò a convincere Giun a bere il suo vino, notando che quello si era appena bagnato le labbra durante i brindisi con Badovario.

«Dovresti berlo! Ti sei meritato una tale bontà!»

Giun diede uno sguardo alla coppa. «No grazie. Questo mi farebbe male.»

«Ma domani potrai riposare! Non ci saranno allenamenti! Puoi concederti un po' di vino insieme a noi!» insistette Taur.

«Non posso.» La sua voce era solitamente fredda.

La conversazione venne udita dagli altri commensali e ogni suono di posate e di dialogo s'interruppe all'istante. Tutti gli sguardi erano posati su Giun.

«Non sarai mica uno di quei religiosi ortodossi che non bevono vino?» Gli occhi verde smeraldo di Villiedo si fecero inquisitori su lui.

«No» rispose seccamente Giun. «Semplicemente non posso permettermelo.»

«Non mi dire che hai paura di ubriacarti e fare qualche stronzata!» disse biascicando Inoviano con il vino che scintillava negli occhi. «Sei un cuniatore, mica un damerino! Devi goderti la vita finché puoi, non sai mai quando sarà la tua ultima cena!»

«Non insistere per piacere.» Il nocediano restò indifferente agli sforzi di Inoviano e sembrava non guardarlo nemmeno con la coda dell'occhio.

Friso sbottò battendo le mani sul tavolo, facendo sobbalzare alcuni dei presenti. «Non siamo neanche degni di brindare insieme a te? Ci disprezzi forse? Perché non trovi il coraggio di ammetterlo davanti a tutti?» tuonò con rabbia alzandosi dalla sedia. «Oppure hai paura che il vino ti sciolga la lingua? Eh Giun, perché non ci racconti qualcos'altro di te? Hai qualche segreto da nascondere?»

Mati provò a calmare Friso posando una mano sulla sua spalla, ma venne rapidamente scansato con fastidio.

«Qui tutti conoscono le storie degli altri! Solo tu ti rifiuti di raccontare il tuo passato!»

Il sentiero del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora