La piccola, ma sfarzosa carrozza di Cinperga si fermò davanti all'entrata dell'arena riservata ai nobili. Attraverso i drappeggi in seta color panna, ricamati da ornamenti intricati, la duchessa si lasciava affascinare dalla grandiosità dell'evento a cui faceva fatica ad abituarsi.
Scese dalla carrozza fremendo d'impazienza, mostrando a tutti la sua eleganza e lo splendore del suo abito broccato. Camminò con languida grazia e delicatezza facendosi contemplare dagli adulatori occhi degli uomini che tentavano di farsi notare da lei con riverenti sorrisi. Si deliziava di tante attenzioni, ma in cuor suo non vedeva l'ora di ritrovarsi seduta al suo posto e godere dello spettacolo dei giochi. I suoni delle trombe e dei tamburi, il garrire dei vessilli al vento, la lucentezza delle spade e l'emozioni di quei duelli cruenti le donavano un brioso palpito al cuore di cui non riusciva a fare a meno. L'attesa di assistere nuovamente alle gesta del leggendario Giun di Surina la rendeva ancora più gaia.
Pur non ammettendolo apertamente, condivideva con gran parte del pubblico un amore segreto per gli spettacoli più truci e drammatici. Quanto più elevato era il rischio di assistere ad un confronto mortale, tanto più ella trovava il duello coinvolgente. Da quando Giun le aveva regalato la perversa gioia di veder morire un individuo imponente e spietato come Onfugi contro ogni pronostico, Cinperga non aveva altro per la mente.
Arrivata sotto gli archi della galleria, il suo malizioso sorriso si spense vedendo un uomo nobile e ben vestito. I capelli neri e lucidi gli cadevano fino alla base del collo e sulla mano portava un anello con lo stemma della famiglia di Goffredo, il marito scomparso di Cinperga.
«Guiscardo!» esclamò con aria sorpresa.
L'uomo la salutò in maniera cortese, ma il suo sguardo non aveva nulla di amichevole. Altri non era che il cugino di Goffredo.
«Non sapevo foste tornato» disse Cinperga. «Vi credevo ancora a Glida...»
«Ho avuto il permesso da Sua Maestà il Re in persona per tornare nella mia città. I miei affari nella capitale sono al momento conclusi» rispose quello con freddezza.
Cinperga alzò il mento e il suo sorriso si fece provocatorio. «Mi sorprende vedervi qui. Credevo non amaste i Giochi Erbetici. A vostro dire, vedere dei servi coinvolti in singolar tenzone vi procurava enorme sdegno.»
«Ed è ancora così» rispose Guiscardo infastidito. «Ho solamente accettato il cortese invito del barone, Arrigo di Collesalto.»
Arrigo fece un passo avanti per salutare la dama: le prese la candida mano con fare sgraziato e la baciò. Cinperga ebbe una sensazione di disgusto nel tocco di quella viscida presa. L'uomo che le stava di fronte era maledettamente brutto: il suo viso era orrendamente butterato, con denti storti e gli occhi cadenti. Eppure era uno dei suoi più accaniti corteggiatori.
«Confido che siate qui solo per questo motivo!» disse inarcando le sopracciglia.
Guiscardo era infatti noto come uno dei più accesi oppositori delle libertà di Cinperga. Non provava che odio e orrore al pensiero che i beni di Goffredo fossero ancora in mano a una donna così civettina anziché a un uomo della stessa casata come lui. Riusciva appena a contenere la sua avversione per tutto ciò che ella amava. Il suo pensiero predominante era sempre stato quello di spezzare ogni legame della sua famiglia con quella frivola dama ed in passato si era ingegnato in vari modi per convincerla a dichiararsi vedova, senza mai ottenere successo.
«Sì, solo per questo!» rispose Guiscardo sorridendo con l'aria più falsa.
Urtata da quella presenza, Cinperga si dimenticò presto dei suoi dispiaceri appena ebbe il piacere di rivedere Tassia di Derrasco, la moglie di Guiscardo, e la sua cara amica Vannuccia. Le tre donne si fecero immediatamente ciarliere e presero posto nella Tribuna degli Onorevoli.
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Il sentiero del drago
FantasyIn un mondo corrotto dalla sete di potere, il malvagio principe dei giganti vuole riportare sulla terra un'arcana stirpe di entità aliene, richiamando a sè un mostruoso esercito dei loro discendenti, pronto a conquistare il mondo e gettarlo nel caos...