1.24 - La grande sfida

71 3 23
                                    

Badovario non si era ancora riavuto dopo aver ricevuto, in mattinata, una convocazione straordinaria nella Casa Blu e si aggirava per il palazzo con la fronte increspata da dubbi. Era convinto che Vinigardo volesse esercitare ulteriori pressioni per persuaderlo ad accettare la proposta di far scontrare Taur, il campione, contro Giun, ma la determinazione a non cedere facilmente si faceva più forte. Eppure, la richiesta di presentare le memorie contabili era un evento inusuale e questo lo rendeva visibilmente teso, facendolo sospettare che il comitato fosse passato ad una mossa intimidatoria per farlo cedere.

Si avviò nel suo studio, osservando senza attenzione i documenti sparsi disordinatamente sullo scrittoio. Dopo aver sospirato, decise di riordinarli e, nel mettersi a lavoro, cercò di rendere quell'attività più piacevole coinvolgendo Corrado, credendo che fosse un'ottima occasione per formare ulteriormente il figlio sul suo lavoro.

Lo fece mandare a chiamare e il ragazzo si avvicinò con riluttanza, comprendendo in anticipo ciò che lo attendeva.

Mentre Badovario s'impegnava nell'illustrare quelle ordinate liste di numeri, Corrado lanciava profondi sospiri malinconici e il suo sguardo si smarriva fuori dalla finestra, verso un orizzonte impossibile da demarcare. Il vuciante si stupì della strana luce negli occhi del figlio.

«Corrado! Che ti prende oggi?» disse quasi stizzito dall'aria assente del ragazzino.

«Padre, sono molto triste» rispose sommessamente Corrado. «Vi ho sentito litigare l'altro giorno.»

Badovario contenne una risata, ma davanti all'aria sofferente di Corrado cercò di esibire un volto e un tono rassicurante. «I bisticci tra me e tua madre possono sembrare intensi, ma si smorzano in fretta. Fanno semplicemente parte di un comune rapporto tra marito e moglie. Non vi è motivo di preoccuparsi!»

«Non è per questo» continuò Corrado con aria afflitta. «Ho sentito che il campione Taur si scontrerà contro Giun. Ma io non potrò vedere l'incontro.»

«Nulla è ancora definito! Non è il caso di essere tristi per un evento incerto!» rispose Badovario con decisione.

«Anche se fosse, la questione non cambia. Mia madre ha posto il divieto, non vuole più che assista ai giochi.»

Corrado crollò con la testa fra le braccia e iniziò a singhiozzare. Badovario sentì un nodo alla gola vedendo il figlio piangere e le sue sopracciglia si piegarono verso il basso. Provò a risollevarlo, ma quello sembrava inconsolabile. La compassione verso di lui virò presto in un cieco risentimento verso Udora. Per un istante, l'idea di ribellarsi al volere della moglie e prendere in mano il destino di Corrado proruppe nella sua mente. Ma il pensiero di un'altra aspra discussione lo fece titubare e iniziò a rimuginare su modi diversi di risolvere la questione.

D'improvviso, si alzò in piedi e un barlume di compiacimento gli attraversò il volto. «Vieni con me!» esclamò verso Corrado e così facendo, uscì a passo svelto dalla stanza per arrivare fino alla balconata sopra al campo di addestramento. I cuniatori avevano appena finito i loro esercizi di riscaldamento e si preparavano alla fase tecnica dell'allenamento.

«Eolfo!» gridò Badovario e il tallista, mirando verso l'alto, s'impegnò in un inchino al suo padrone, seguito immediatamente da tutti i suoi allievi. «Mio caro amico, ho un nuova richiesta da farti! Io e il mio adorato figlio Corrado avremmo il desiderio di vedere un confronto tra due dei nostri valentissimi cuniatori!» disse con un tono che voleva essere solenne. «Un vero confronto!» aggiunse con una nota imperativa.

Eolfo alzò le sopracciglia e lo guardò sorpreso, prima di annuire con una leggera esitazione.

«Scegli Corrado! Quali di questi uomini vuoi vedere in singolar tenzone?» chiese il padrone.

Il sentiero del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora