Capitolo I

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ATTENZIONE!
I fatti e i caratteri dei personaggi famosi sono inventati e il semplice frutto dell'immaginazione dell'autrice.

Avevo appena 16 anni quando mio padre entrò in casa dicendo di avere una buona notizia.

Si trattava di un trasferimento. Los Angeles. Stati Uniti d'America.

Abitavamo nella periferia di Milano in una villetta recente e moderna, mio padre lavorava per una grande società di tecnologia e ultimamente aveva ottenuto una carica importante in essa, data la sua accurata dedizione al lavoro. Lo vedevo poche ore al giorno, alla mattina facevamo colazione insieme sul tavolo della cucina, solo io e lui, ormai da anni, e la sera passava nella mia stanza a darmi la buonanotte, quando tornava dai meeting e dalle riunioni con i suoi capi.

Le nostre vite dalla morte di mamma erano diventate una routine, io andavo a scuola e lui a lavoro e nelle estati viaggiavamo tantissimo, per passare un po' di tempo assieme.

Appena gli offrirono un posto di lavoro negli Stati Uniti egli accettò. Forse era un modo per cambiare un po' la sua vita, per fare un passo avanti nella società in cui lavorava, per dimenticare quei luoghi in cui aveva così tanti ricordi di mamma.

Non pensò molto a me in quell'occasione. Non pensò che stavo lasciando tutti i miei amici, i parenti che mi erano rimasti, la mia casa, la mia vita e i miei ricordi. Ero scossa da quella notizia, me ne stavo andando, e forse per sempre.

-Allora?- Disse quando mi vide fissare il vuoto pensando a tutto ciò che stavo lasciando.

-Tanto hai già deciso.- Gli risposi.

-Si... ma vedrai, staremo bene.- Lo speravo. Stare bene, finalmente. Lo volevo.

Credetti a quelle parole. "Staremo bene".

Due giorni dopo ero all'aeroporto con una miriade di bagagli e borse. Papà mi disse che il resto ce lo saremmo fatto spedire, ma sono sempre stata una ragazza piuttosto previdente, così portai tutto, per sicurezza.

Alcuni amici erano venuti all'imbarco a salutarmi per un'ultima volta. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso. Mi accorsi che loro sarebbero stata la cosa che mi sarebbe mancata di più. Ci promettemmo di scriverci e che un giorno ci saremmo rivisti.

L'aereo partì. Il viaggio fu lungo e colmo di pensieri. Piansi molto ma nel cuore avevo una grande speranza di trovare finalmente un po' di serenità.

Mi svegliai con una voce femminile che diceva di allacciarsi le cinture perché l'aereo stava per atterrare. Alzai l'oscurante del finestrino e guardai il panorama. I palazzi di Los Angeles erano arrossati dal tramonto, era una vista meravigliosa. Ancora non credevo che avrei vissuto lì per un tempo indefinito.

Io e papà scendemmo per prendere i nostri bagagli ingombranti. Lui non aveva parlato molto durante il volo ma avevo visto il suo sorriso spuntare quando avevo guardato la città dall'alto con aria di ammirazione. Forse infondo era preoccupato per me e per quello che pensavo di quel trasferimento. Non era mai un uomo troppo esplicito e che esprime i suoi sentimenti.

-Ho prenotato un taxi, appena ne ho il tempo compreremo un'auto.- Mi disse mio padre camminando velocemente verso l'uscita trascinando le sue valigie.

Aveva pensato a tutto, era un uomo estremamente organizzato.

Mi aveva tenuta sulle spine fino all'ultimo sulla casa nuova. Non voleva dirmi nulla per farmi una sorpresa.

Viaggiammo dieci minuti in taxi per le vie cittadine poi imboccammo quelle della periferia.

L'auto si fermò davanti ad una villetta bianca, moderna, illuminata dalle luci dei lampioni nella serena notte. Scesi apprezzando il vento caldo che mi mosse i capelli. La strada era enorme, larga, asfaltata di recente, con case bellissime ai suoi fianchi.

-Eccola qua!- Esclamò mio padre quando il taxi se ne andò, riferendosi alla casa.

-Ti piace?- La adoravo, già da fuori, era veramente bellissima, dovevo ringraziare mio padre per quel bellissimo regalo.

-E' stupenda papà! Non sarà un po' troppo grande solo per me e te?-

-Lo sai che mi piace fare le cose in grande!- Ridemmo insieme camminando lentamente verso la porta d'entrata.

La casa dentro era enorme, aveva il soggiorno appena sull'entrata con un divano lunghissimo e una televisione al plasma. Nella stanza a fianco c'era la cucina, di dimensioni sproporzionate, con un piano di lavoro enorme al centro della sala e un altro luogo con il tavolo e le sedie dove avremmo mangiato.

Una scalinata bianca e grigia portava al piano di sopra dove c'erano quattro stanze da letto e uno studio.

Era una casa raffinata, moderna ed aveva un tocco di classico. L'amavo già.

-Conosci benissimo i miei gusti papà. E' stupenda, grazie.-

Vidi un sorriso rilassato sul viso di mio padre. Ci abbracciammo. Era da molto che non sentivo il calore delle sue braccia. Speravo che quel viaggio ci avrebbe ricongiunti come quando ero piccola. Mi piaceva il rapporto che avevamo prima della morte di mamma.

Ero veramente stanchissima. Scelsi la stanza più grande e gettai letteralmente a terra tutte le mie cose ripromettendomi di sistemarle il giorno dopo. Il fuso orario iniziava a farsi sentire, mi sdraiai sul letto e, ancora vestita, mi addormentai.

Come primo impatto non era stato male, ma Los Angeles non era Milano, dovevo imparare a parlare benissimo una nuova lingua e soprattutto dovevo ricominciare tutto da capo. La preoccupazione iniziava a impossessarsi di me.

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutte, grazie per aver letto il capitolo, spero vi piaccia!
Se avete qualcosa da dirmi scrivete nei commenti e non dimenticate di mettere una stellina!!
Se vi va passate nella fanfiction di @LisaxNash che si chiama 'Rescue Me Forever' ed è su Nash, Cam, Matt e i ragazzi!
Graziee :*

I Viners // Nash Grier & Cameron Dallas (#WATTYS2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora