- CAPITOLO 31 -

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Due mesi d'inferno.

Odio il mondo e sopratutto Liam.

Ma facciamo un passo indietro.

Dopo quel giorno in cui si é presentato a casa, sono stata sempre sull'attenti, ma non é accaduto nulla.

Quando, dopo circa due settimane, avevo più che abbassato la guardia, ha attaccato.

Mi ha chiamata e minacciata.

Aveva una voce rotta e piena di rabbia ingiustificata.
Mi si é raggelato il sangue mentre parlava e penso che non riuscirò mai a dimenticare.

« Devi star con me, non con lui, sei mia, ti amo davvero io. Sei una cazzo di mia proprietà e se solo osi stare con lui di nuovo io ti raggiungerò.
Stammi bene a sentire piccola, tra qualche giorno verrò a casa tua.
Non devi uscire, nessuno deve vederti e solo quando arriverò parleremo con calma di come funzionerà la tua nuova vita. Ci siamo chiariti?
Ah e se solo provi a chiamare la polizia o chiedere aiuto, sarò costretto a rivelare al mondo cosa fa tuo padre »

A quel punto ho chiesto: « Cosa fa mio padre? »

E lui mi ha confessato che suo padre e mio padre sono soci in un associazione illegale di droga.

In quel momento non ci ho creduto, ma poi ho ricollegato tutti i pezzi.

Ecco tutti quegli impegni che "non erano per lavoro, ma per hobby", quelle uscite di notte, le telefonate sottovoce fuori al balcone...

Ecco com'é andata.

Kyle ormai si era ripreso totalmente dall'operazione e usciva la mattina all'università e tornava la sera.

Tre giorni dopo la chiamata, la sera a cena, gli ho raccontato tutto e abbiamo concordato un piano.

Avrei chiamato Liam, chiedendogli di venire a casa e facendogli credere che io lo desiderassi.
Una volta a casa, Kyle avrebbe chiamato la polizia e io avrei raccontato dei nostri padri.

Per quanto mi faccia male ammetterlo, non ho esitato a incolpare mio padre.

L'ho sempre odiato.
Non ha mai dimostrato un briciolo d'amore per me o Nick, ha mentito sia a me che a mia madre e forse per un momento ha pensato di poterci trascinare nel buio con lui.

Ma no.
Sono più forte di lui.

« Flashback »

« Andiamo chiamalo » dice Kyle.

« Pronto Liam, senti ci ho pensato e non riesco ad aspettare ancora.
Vieni qui e dimostrami che mi ami, perché anch'io ti amo » sussurro con una faccia disgustata.

Lui prima esita, ma poi annuisce e mi informa che sarà qui tra poco.

Kyle si nasconde al piano di sopra e quando dalla finestra intravedo Liam, lui chiama la polizia.

Apro la porta e lo faccio entrare.

Mi guarda malizioso e io per poco non sto morendo di disgusto.

Un malato. Ecco cos'é.

Cerco di guadagnare tempo e lo faccio sedere sul divano, offrendogli una coca.

Poi accendo la tv e metto a preparare dei pop corn.

Devo dire che in questo momento, sembra anche una persona normale, peccato che io sappia chi é davvero.

La porta si spalanca all'improvviso facendomi saltare per aria, Kyle scende velocemente le scale e i poliziotti corrono verso Liam.

Lo ammanettano e Liam mi guarda schifato e rabbioso.

« Sei una stronza, siete degli stronzi! Agente lo sa che suo padre spaccia? Mh? E ora che hai da dire?! » urla dimenandosi.

« Sanno già tutto, tu, tuo padre e mio padre vi farete compagnia tra le sbarre. Buon viaggio » dico prima che lo portino fuori di casa, sospirando sollevata.

Corro contro Kyle e lo abbraccio.
Scoppio a piangere, sfogando tutta l'ansia che reprimevo e lui si limita a stringermi ancora di più.

« Andiamo a letto » mi dice, prendendomi in braccio a mò di sposa.

Sorrido, asciugandomi le lacrime e guardandolo mi rendo conto di essere fortunata.
Molto fortunata.

« Fine flashback »

Ormai é tutto passato, ma ci sono volute varie sedute dalla psicologa per dimenticare tutto.

Mi ha aiutato molto a superare anche i problemi passati.

Ormai posso dichiarare apertamente che non mi faccio più del male.

Sono fiera di me stessa e grata a Kyle e alla dottoressa.

Senza di loro non ce l'avrei mai fatta.

𝐌 𝐈 𝐍 𝐄 • 𝘚𝘦𝘪 𝘮𝘪𝘢, 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘰 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘴𝘤𝘪?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora