Capitolo 2

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Seguii Bianca all'interno della scuola, lasciandomi alle spalle gli sguardi accusatori di Mercoledì.
"Carina tua sorella, ti somiglia", disse sarcastica.

"Fa' poco la spiritosa Bianca, sai che non la sopporto e potevi evitare di fare la tua entrata con quella frase", risposi.

La vidi ghignare.
"Oh avanti, Rain. Non ho forse detto la verità? Quante volte ci sei andata a letto?", chiese.

"Al massimo ci siamo toccati o strusciati, non abbiamo mai fatto sesso davvero, e sinceramente, non sono così stronza da farlo con l'ex della mia amica", Bianca sorrise.

"Test superato, posso fidarmi di te", disse, io scossi la testa divertita e la spintonai.

"Ci conosciamo da nove anni, stronza", scoppiammo a ridere.

Bianca era vista da tutti come la cattiva, un po' come me, eravamo soltanto quelle da usare a letto, ma io la conoscevo e sapevo quello che aveva passato con la sua famiglia.
Sapevo che non era quello che sembrava e non m'importava di quello che la gente pensava di noi.

Camminammo fino ad un corridoio un po' più nascosto, dove passavano meno ragazzi.
"Ajax mi ha riferito il tuo messaggio, come mai non verrai?", chiese.

"Mercoledì", dissi "so che metterà il naso nei miei affari, potrebbe essere qui per conto dei miei genitori", spiegai.

"Sei qui da nove anni, Rain. Non credi l'avrebbero fatto prima?", io guardai fuori la finestra, vidi Enid e Mercoledì chiacchierare.

"Non lo so, Bianca".

"Però io non posso fidarmi né di lei, né della mia famiglia, diciamo che per qualche sera non verrò alle riunioni dei
belladonna."

"Come vuoi tu, Rain", disse "vorrà dire che le riunioni potranno aspettare, ora devo andare", annuii.

Mentre andava via si voltò a guardarmi.
"Ah e avverti tua sorella di non mettersi contro di me".

"Puoi contarci", ci separammo prendendo due strade diverse, io uscii nuovamente nel cortile dove molti squadravano me e mia sorella sussurrandosi cose all'orecchio.

"Cosa hai fatto fino ad ora?", chiese Mercoledì con un tono distaccato.

"Saranno cazzi miei, tu sta lontana dalle cose che non ti riguardano", le dissi immediatamente.
Poi mi sedetti al tavolo dei miei amici per mangiare.

Durante la cena non facevo che lanciare occhiate a Mercoledì e ogni volta la scoprivo a guardarmi.
"Sembri tesa", mi disse John il ragazzo al mio fianco.

"Sto bene", risposi.

"Mhmh, dovresti rilassarti", posò una mano sul mio ginocchio e lo guardai male, non si lasciò intimorire e salì di più, sentivo la sua mano fredda sulla mia pelle scoperta sotto la gonna.

Strinse le sue dita attorno alla mia coscia.
"Smettila subito", dissi prontamente.

"Oppure?", chiese con sfida, io gli presi il polso e tolsi la sua mano.

"Non voglio giocare, John, ti ricordo che sono fidanzata", risposi lo vidi sorridere e rimettere la mano sulla coscia.

"Secondo me quell'idiota normale, non ti soddisfa abbastanza, ti faro dimenticare di lui in tre secondi", continuò convinto, io presi il coltello dal tavolo.

"A te la scelta", iniziai "o togli la tua mano volontariamente, oppure giuro sulla Nevermore che te la taglio", il mio gruppo aveva capito che qualcosa non andava infatti avevano smesso di chiaccerare.

"Non ne avresti il coraggio, Addams"

lo guardai negli occhi mentre premevo con forza la lama nel suo polso, lui scatto in piedi con il sangue che usciva.
"Non dirmi che non ti avevo avvertito", dissi.

"Sei una psicopatica", corse via urlando e tutti guardarono al mio tavolo.
Io feci per alzarmi quando qualcun altro si sedette accanto a me.

Il ragazzo in questione era Xavier Thorpe.
"Dove vai, Addams?", chiese.

"Cazzi miei, Thorpe", risposi con freddezza entrando, sentivo i suoi passi alle mie spalle.

"Sai che ora dirà a tutti che gli stavi tagliando la mano?", mi fermai, lui era due gradini più giù ed era alto quanto me.

"Avrei dovuto lasciare che mi mettesse una mano nelle mutante? E che facesse quello che voleva?", domandai.
Immediatamente il ragazzo scosse la testa e i suoi capelli ondeggiarono.

"Bene, mi aspettavo quasi un si", feci per voltarmi quando la sua mano si chiuse attorno al mio polso e m'irrigidii.

"Non toccarmi", si allontanò alzando le mani.

"Giusto, tu hai la regola che nessuno può toccarti, a meno che tu non sia ubriaca e fatta, dimenticavo", rispose freddamente.

"Thorpe che cazzo vuoi?", chiesi.

"Volevo solo dirti che avresti potuto tranquillamente parlare anziché agire così oppure ti saresti rovinata la reputazione", rispose.

"E da quando ti importa della mia reputazione, Thorpe?".

"Volevo solo darti un consiglio, Addams, ma come al solito prendi tutto sul personale, buonotte".
Andò via e lo seguii con lo sguardo finché non si fuse con l'oscurità.

Poi arrivai in camera e trovai il letto di Mercoledì di fronte al mio con tutte le sue cose e il violoncello.
Io mi buttai sul mio e rimasi immobile a fissare il baldacchino finché non suonò il telefono.

Lo presi.
"Tyler!", lo salutai inquadrandomi, lo vidi sorridere e qualcosa dentro di me si mosse.

"Ho provato a chiamarti prima, ma non mi hai risposto", disse.

"Oh, ero impegnata e ho dimenticato il telefono in camera, com'è andata la tua giornata?", chiesi.

"Bene, ma è stato noioso, sempre stesse persone, sempre stesse cose, almeno voi vi divertite a scuola", rispose e poi si stese sul letto e notai che era senza maglia.

"È venuta mia sorella", dissi.

"Oh, è vero, doveva arrivare oggi e quindi com'è stato rivedere la tua famiglia?", chiese.

"Orribile...mia madre sì è preoccupata del fatto che io le facessi fare una brutta figura", mormorai giocando con l'orlo delle coperte.

"Comprensibile, ogni genitore si comporta così", rispose e lo vidi fissare il vuoto, sapevo quanto fosse doloroso per lui vivere senza una madre.

"Lei sarà sicuramente fiera di te, Tyler...sei perfetto, lavori, aiuti tuo padre e sei un ottimo ragazzo", sorrise.

"Grazie Rain", sollevai le spalle.

Io non meritavo uno come Tyler e lo sapevo bene, ero la ragazza con cui ci provavano un po' tutti e che si lasciava andare durante le feste, io ero la stronza della storia.

"A che pensi?", chiese.

"A te, a me, a noi", risposi sinceramente.

"Spero in senso buono", rise lui.

"Certo, io mi sento fortunata ad averti incontrato", Tyler mi guardava in un modo che nessuno faceva.

Era forse, l'unico ragazzo che mi guardava negli occhi, e non il seno o il culo, lui mi guardava come soltanto Rain.

"Vale lo stesso per me e lo sai".

Sentii dei passi fuori la stanza.
"Devo andare, notte Tyler", lui sorrise.

"Buonanotte Rain".
Chiusi la chiamata appena in tempo, la porta si aprii ed entrarono le due ragazze.

"Con chi parlavi?", chiese Enid.

"Con nessuno", senza darle il tempo di ribattere, presi il mio pigiama e andai in bagno a cambiarmi.

Quando uscii, entrò Enid e Mercoledì ne approfittò per avvicinarsi.
"Hai tutta la mia ammirazione per quello che hai fatto prima", dice decisa.

"Lo avrei immaginato", risposi.

"Bene", ci guardammo e senza dirci nemmeno una buonanotte entrambe ci mettemmo a letto.

Io non sapevo se il rapporto con lei sarebbe migliorato o meno, e sinceramente in quel momento non m'importava, avevo già tutto quello che volevo.

Friends or lover - Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora