Tornai a casa per iniziare a prepararmi. E volevo dare più attenzione ai miei vestiti. Mi sentivo un cestino della spazzatura in confronto a lui. Non che alla fine fossi poi tanto diverso da come ero sempre.
Presi il biglietto del bus e passai il viaggio come quello precedente, facendomi con Cielo ogni scenario possibile, purché comprendesse noi due. La mia mente era tanto carica di immaginazione che questa stava iniziando a sembrare la realtà.
Tanto che quando si presentò di nuovo alla porta, mi fece male non poterlo baciare come immaginavo nella mia testa. Però potei godere di nuovo del suo sorriso. E di un suo abbraccio, che mi parve più dolce del solito.
Da quando si era lasciato, ci avevo provato con lui. Non avevo mai avuto vere esperienze, ma in qualche modo ci sapevo fare. Nella chat ero sempre gentile e dolce, lo riempivo di complimenti, di cose carine e di amore. E ora ci avrei provato avendolo davanti.
Gli chiesi cosa volesse fare. In sintesi, tornammo sul tetto.
"Sai, sono felice. Sono riuscito a mostrare la bellezza di questo mio piccolo mondo alla persona che amo", disse, sorridendo, evitando però di guardarmi.
Cercai di reprimere la tristezza che mi portavano quelle parole per poi appoggiare una mano sulla sua. "Chiunque sia questa persona, è davvero fortunata. E spero che sia grata del tuo amore". Non rispose, notando la mia mano sulla sua e rimanendo a fissarla.
"Posso sapere chi è?". Sobbalzò quasi a quella domanda. "E-ecco, non lo conosci, è un ragazzo che conosco da un po'...". "Ragazzo" mi fece brillare gli occhi, forse una speranza l'avevo davvero.
"Sei davvero bello alla luce delle stelle", dissi, mentre si appoggiava alla mia spalla, contornandomi il braccio con le mani. Sorrisi, quando sentii il suo spostamento del viso, che ora mi guardava.
Ricambiai lo sguardo, anche alla sola luce della luna riuscivo a vedere il suo rossore. "Che c'è?". "Nulla...", tornando nella precedente posizione. Accarezzavo la sua mano, rimasta sotto la mia.
"Nico...", sentii il suo sussurro dopo un po', nel pieno silenzio. Mi girai piano a guardarlo. "Dimmi". Mollò la presa dal mio braccio e mi guardò. Lo vidi esitare per qualche secondo, mentre mi sembrava stesse fissando le mie labbra.
Poi mi baciò una guancia, con una mano sul mio viso e l'altra ancora sotto la mia.
Lì le farfalle esplosero dentro di me e la voglia di poggiare le labbra sulle sue sembrava stesse per scapparmi di mano e farmi fare qualcosa di avventato. Quando mi guardò nuovamente, con la mano ancora sul mio viso, ricambiai lo sguardo, mettendo tutta la mia forza di volontà per trattenermi dal baciarlo.
Chi vogliamo prendere in giro, lui innamorato di me? Andiamo.
Mi sembrò esitare ancora. Nessuno dei due per i successivi istanti riuscì a proferire parola. E il primo che lo fece, alla fine, fu Cielo, che si scusò. "Perché ti scusi?", "Non avrei dovuto...". Non capivo. "Perché? Dimostri affetto. E poi mi è piaciuto", l'ultima frase la dissi guardando altrove, consapevole delle mie guance che ormai bruciavano.
Mi guardò con un misto tra felicità e stupore negli occhi. "Quindi, se lo rifacessi, non ti dispiacerebbe". Se prima mi sembrava di avere io il controllo della situazione, ora mi sentivo controllato. Da una persona che pensavo non mi amasse e che facesse tutto per affetto.
"N-no, anzi...". Lo guardai negli occhi e subito dopo lo vidi avvicinarsi al mio viso, di nuovo. Questa volta, accarezzandomi una guancia, non mi baciò su quest'ultima, bensì all'angolo della mia bocca.
Tanto che non ce la feci. Spostai il viso un poco più verso di lui.
E lo baciai.
Non riuscii inizialmente a godermi il momento, perché era forte la convinzione che mi avrebbe scansato.
Ma pochi istanti dopo mi resi conto che stava ricambiando il mio bacio, portando le mani tra i miei capelli. Lo strinsi a me, mentre lo baciavo sotto le stelle, con le sue mani che giocavano con le mie ciocche, seppur corte, le mie a stringere la sua vita e le farfalle che ormai stavano impazzendo.
Ci staccammo quando eravamo entrambi ormai senza fiato, rimanendo vicini di pochi centimetri, tanto da sentire il suo respiro sulle mie labbra.
"Perché?", sussurrai. "Perché sei tu la ragione per la quale la mia ex non esiste più. Perché è il tuo sorriso che porta me a sorridere. Perché è il tuo messaggio, il tuo abbraccio, il tuo amore, che mi fanno star bene l'anima. Perché ti amo".
Dovevo avere la bocca semi-aperta, perché Cielo me la richiuse piano. Non avevo mai sentito certe parole rivolte a me, e mai avrei immaginato di sentirle da lui.
Ciò che mi uscì di risposta fu un flebile "Ti amo anch'io...". Probabilmente Cielo si rese conto che l'emozione per me era troppa, quindi si accontentò della mia risposta e riprese a baciarmi.
Ci addormentammo sul suo tetto, poiché rimanemmo fino a tardi a coccolarci, l'uno abbracciato all'altro.
Ero la persona più felice del mondo, in quel momento.
(ciao)
Scusate il capitolo lungo, e idem quello di prima (almeno in confronto agli altri). Gli ultimi due capitoli mi sono usciti senza pensarci, quasi non sapevo cosa stessi scrivendo. Quindi, se fanno schifo, ne conoscete il motivo. Spero vi piacciano, muah<3
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La mia parola preferita è "cielo"
Aktuelle LiteraturNico amava la solitudine. La stessa solitudine che lo ha portato al cadere nel buio. Ricevere un messaggio da qualcuno era l'ultima cosa che si aspettava. Dall'altra parte dello schermo c'era Cielo, un ragazzo più grande, che sembrava aver scritto l...