Capitolo tredici

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Samsung notes – smartphone di Taehyung
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"quante cose devo raccontarti... da dove inizio? Per farti capire il tempo che è passato nello scriverti, l'ultima nota risale a quest'estate, ora siamo a settembre.
Ma in queste note do sfogo ai miei pensieri quando sento la necessità di fare alibi a qualcosa che so che deve tacere, ne ho avuto conferma un paio di giorni fa.
Mi sono incontrato con Jimin, e ste te lo stai chiedendo no, non abbiamo parlato di quella cosa.
Mi ha detto che ha visto Jungkook per caso, era dall'altra parte del marciapiede e stava al telefono con qualcuno, quel qualcuno ero io. Mi sono sentito venir meno quando mi ha detto che voleva riprovarci, che si è reso conto dei suoi sentimenti mai svaniti e di quanto sia innamorato di quel ragazzo, quel ragazzo è Jungkook, lo stesso che amo io.
Volevo così tanto dirglielo ora che io e Mia ci siano lasciati e no, neanche in questo caso ho preso posizione; ha fatto tutto lei, si è innamorata di un ragazzo australiano che presto verrà a studiare in Corea. Così mi ha raccontato, io non gli ho detto niente di Jungkook, però gli ho raccontato che quel pensiero balenava nella mia testa già da un po', alla fine ci siamo stretti in un abbraccio e chissà quando la rivedrò: infondo gli voglio bene.
Ma c'è qualcosa che mi preme di più in questo momento: a Jimin non gli ho risposto, come un codardo, ho tenuto il capo sempre diretto verso il basso, colmo di rabbia e tristezza nel sentirlo così determinato a provarci ancora una volta; aveva aspettato, bramato per settimane un suo ritorno ma non sapeva che in realtà in tutto quel tempo c'ero io con lui, Jungkook abbracciava il mio corpo.
"come va con Mia? È ritornata?" "ci siamo lasciati." "e come stai?" "malissimo." Gli ho raccontato il motivo della rottura lasciando da parte l'ultimo pezzo ovvero quello che io non provavo qualcosa per lei già da un po'; ho usato la scusa di Mia per stare male anche davanti a lui, per aver il diritto di aver stampato sul volto l'espressione della tristezza; lui non sa il vero motivo.

Le cose sono precipitate ieri sera, Jimin è piombato a casa di Jungkook bussando in maniera interrotta vicino alla sua porta, io nascosta nella camera da letto ho sentito tutto e per quel poco che riuscivo ho visto.
Lo ha supplicato di ritornare ed io, ho pregato a Jungkook di dargli una possibilità mancando di rispetto a me e a lui stesso.

A presto, T."

Ce ne stavamo distesi sul letto senza niente che coprisse i nostri corpi, la finestra era aperta nonostante la sera, per fare passare un po' d'aria fresca di settembre.

"tocca a te!" giocavamo a tris disegnando con l'immaginazione e dita,cerchi e ics sulle lenzuola, ogni tanto mi dava dei baci sulla spalla, eravamo seduto a cavalcioni entrambi, con le gambe tirate al petto o incrociate, cambiavamo continuamente posizione.
Avevamo appena finito di fare l'amore.
La stanza era ricca delle nostre risate, della competizione di Taehyung ogni volta che perdeva, era scarso in quel gioco.
"Ma così non vale! Sei un imbroglione!"
"guarda che sei tu scarso Tae!"
Incominciammo una lotta di cuscini, per compensare alla mia vittoria lo feci vincere apposta, arrendendomi cadendo sul letto morbido avvolto dal bianco, e lui seduto su di me, distese il suo corpo e appoggiò la testa sul mio petto, il mio dito disegnava piccoli cerchi sulla schiena nuda, rimanemmo così per un po' finché un rumore assordante ci sorprese di colpo.
"Jungkook sei a casa? sono Jimin!" la voce ovattata arrivò fino alla camera da letto.
"cazzo, è adesso?" ci distaccammo e Taehyung incominciò a raccattare i vestiti buttati per terrra, lo imitai nel mentre incominciai a parlare a bassa voce.
"rimaniamo in silenzio, non vado ad aprire..."

"JUNGKOOK! SO CHE SEI DENTRO! TI PREGO APRI! HO BISOGNO DI PARLARTI!"
"vai... io resto qui..." mi suggerì con una voce debole, sapevo che non era per farsi sentire ma per il fatto che lui era a pochi metri di distanza da noi.

Spensi la luce della camera, e raggiunsi la porta in maniera lenta; quando aprì per metà con l'aiuto del gancetto, vidi Jimin avvolto nello scuro del drone del palazzo, affannato e con il volto rigato dal pianto.
"Jimin? Ero al telefono scusami..."
"Jungkook... io- io ho bisogno di parlarti!" appoggiò la sua mano sulla porta per spingerla. Voleva entrare.
"forse è meglio andare da un'altra parte..."

"perché c'è qualcuno? Ho sentito una voce prima." La sua mano era ancora sulla porta.
"no. Ero in vivace, parlavo con mio fratello. Non mi sento molto a mio agio nel parlare qui se non ti dispi-"
"fa niente! Allora te lo dico qui!" e continua: " Jungkook io non ti ho mai dimenticato, in questi mesi lontano da te ho capito ancora di più quanto ti amo! Voglio stare con te più di qualsiasi altra cosa al mondo! Ti prego..."

"Jimin io-"

"so che fa strano dopo mesi essere qui, scusami magari dovevo avvisarti prima ma, ti prego apri questa porta: ho bisogno di te!"

"Jimin io... non so cosa dire... non provo lo stesso..."

"io penso il contrario invece! Ti prego... dammi una possibilità... non mi importa se è umiliante! Pensa a come stavamo bene insieme!"
Sentì la porta di qualche vicino del piano di sopra aprirsi, probabilmente per il chiasso che si era venuto a creare; lo guardai per un secondo e mi resi conto del suo stato.

"Ascolta... dammi del tempo... ci devo pensare su."
No, io non dovevo pensare, io sapevo già. Ma cosa dovevo dirgli? La verità? Chi amavo davvero era dall'altra parte della casa, al buio in una stanza e mi sentì una merda per lui e per quello che stava ascoltando in quel momento, a cosa era destinato a subire per l'unica ragione di amare me: ascoltare il suo migliore amico disperato e il ragazzo che amava non saper prendere le redini in mano.
Il mio più grande rimpianto, è il fatto di essere stato troppo convinto che lui ci fosse sempre stato, di pensare che questa situazione sarebbe durata nel tempo, e aspettare come un cretino che le cose cambiassero mentre lui era pronto a rischiare tutto per me.
Quando convinsi Jimin ad andarsene, appena chiusi la porta d'avanti a me, dal buio ricomparì lui nella fiocca luce del salone; aveva pianto, lo notai dal rossore dei suoi occhi e la sua stretta di pugno alla camicia che teneva a penzoloni fra le mani, pieno di rabbia da far diventare le nocche bianche.
"Da un'ultima possibilità, lui ha più bisogno di te."
"no. Non sapevo come mandarlo via ecco perché gli ho detto così."

"È tutto sbagliato Jungkook."

"non dire cose azzardate Taehyung! Non provare a finirla qui perché giuro che-"

"tu non capisci. Siamo destinati al buio, noi vivremo nel silenzio se vogliamo stare insieme. Quando saremo capaci di capire che tutto questo non fa del bene a nessuno e nemmeno a lui" indicò la porta- "allora, tutto finirà."

"no! Allora parliamoci! Diciamogli la verità" strinsi le mani sulle sue spalle per scuoterlo, come per svegliarlo da quella sua convinzione.

Mi sorrise, ma sapevo che in realtà era sofferente.

"è tardi ormai. Io vado, torno a casa a piedi, buona notte"

mi stampò un baciò veloce sulle bocca e si chiuse la porta dietro alle sue spalle, dove poche ore prima le mie labbra erano posate.

CODARDIA | taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora