Capitolo diciannove

128 22 0
                                    


-nessuna nota trascritta è presente in questo smartphone-

-nessuna nota trascritta è presente in questo smartphone-

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Busan, 2012

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Busan, 2012

ancora tutt'oggi mi sembra di sentire l'amarezza che provavo quando incominciai a realizzare che risanare un rapporto ormai rotto era impossibile.
Eravamo inconsapevolmente pronti al non ritorno.
Quando lo guardavo mi veniva sempre a mente il giorno in cui lo vidi per la prima volta ed era inevitabile capire quello che dopo eravamo diventati.
L'amore in alcuni casi non basta, ci sono circostanze che si vengono a creare che creano delle dinamiche che portano inevitabilmente ad una decisione.

Potevamo metterci tutta la buona volontà di fingere, ma entrambi sapevamo che per noi era tutto finito: i sentimenti erano sempre gli stessi, l'amore che provavamo per entrambi non era mai mutato col tempo e né tanto meno con gli eventi che erano accaduti negli ultimi mesi di quell'anno; ormai Jimin non era più presente da quasi otto mesi, da quella volta al compleanno, i quali bastarono per spazzare pian piano la nostra relazione.

L'ultima volta che lo vidi, era quando lui mi chiamò per telefono dicendomi che voleva parlarmi, la sera precedente si bloccò non riuscendo neanche a venire a letto con me, rimase sollevato sui gomiti con il corpo sospeso in aria e crollò in un pianto appoggiando il suo capo sul mio petto nudo; non lo avevo mai visto piangere così disperatamente come quella sera: l'unica cosa che mi limitai a fare era quella di accarezzargli il capo e consolarlo in silenzio, poi si vestì salutandomi varcando per l'ultima volta la porta di quella casa, che ormai non è più mia, non so neanche chi ci possa abitare o se ancora c'è qualcuno che vive lì dentro.

Per l'esattezza lui mi lasciò un messaggio in segreteria: " Ciao Jungkook... senti, so che stai lavorando ma ti andrebbe di prendere qualcosa insieme per pranzo? Ti aspetto qui al Johnny place come sempre. Chiamami se non riesci."

quel giorno non ci fu nessun pranzo, forse perchè l'appetito venne di meno a tutte e due, in realtà ci misi un po' per prendermi dopo che lui se ne andò dalla mia vita.
Era seduto su una panchina che si trovava posizionata alle spalle del Johnny place, avvolto nel suo cappotto nero con il colletto alzato per coprirsi dalla brezza marina, i gambiani volavano alto nel cielo limpido e una piccola mareggiata si alzava sulle scogliere. Quando arrivai, appoggiai la mano sulla sua spalla, e notai gli occhi arrossati, le sue pupille avevano un contornato rossiccio che non appena mi videro puntarono verso il basso, lui che non aveva mai avuto problemi a guardarmi dritto in faccia, i suoi occhi erano sempre e incastrati nei miei, quel giorno invece erano diventati occhi sconosciuti ai miei, pesanti da reggere il confronto.
Non bastarono le parole, lui iniziò a scusarsi per la sera precedente.

"Jungkook io... non so cosa sia successo ieri sera..."

e poi riprese a piangere. Non ci furono discorsi sul cercare di farlo rimanere nonostante io stessi morendo dentro di me mentre realizzavo che su quella panchina Taehyung cercava di dirmi che non riusciva più ad andare avanti, i sensi di colpa erano troppo vivi dentro di lui, mi stava dicendo tra le lacrime che era finita, ed io mi sentì morire nonostante quel giorno l'unico a non piangere ero io.

Lo strinsi in un abbraccio tenendo premuta la mia bocca sulla sua fronte assaporando la sua pelle, il suo sapore che ancora tutt'oggi mi manca; cercai di gustarmi quel triste addio fino all'ultimo minuto; improvvisamente lui alzò il capo e appoggiò le sue labbra alle mie, dandomi uno di quei baci delicati che poche volte si era concesso di darmi.
Poi, pronunciò quelle parole prima di alzarsi e lasciarmi solo su quella panchina.

"Ti amo Jungkook, non dimenticarlo mai. Perdonami."

"Ti amo anche io Taehyung."

lasciò un ultimo bacio sulle mie labbra e poi si voltò per andarsene ed io già pensai a quando avrei potuto rivederlo, illudendomi. Mi voltai ancora una volta e vidi la sua schiena dritta allontanarsi in mezzo alla folla di persone, avvolto dal rumore delle onde del mare che si scagliavano con violenza, tra migliaia di persone in quella strada i miei occhi erano solo verso di lui, sulla sua figura lontana da me che se ne stava fermo e seduto su quella panchina.

"addio amore mio, prenditi cura di te per sempre."

CODARDIA | taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora