Capitolo venti

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samsung notes- smartphone di Taehyung

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NOTA ARCHIVIATA
" diciassettesima nota.

Data - Novembre 2010
fatico a scrivere, le mie dita si bloccano sullo schermo di questo telefono.
sono seduto su una panchina difronte al mare e sembra che qui l'aria sia ancora più gelida in confronto alle piccole vie strette della città.
Ma qui mi sento al sicuro, penso che in questo freddo di febbraio nessuno mi possa vedere anche se, sparso tra le nuvole c'è un sole spento e qualcuno in lontananza passeggia assaporando il paesaggio di mare.
Queste note del telefono sono la mia valvola di sfogo, l'unico mezzo per dare voce a questi miei pensieri che mi torturano ogni giorno.

Sento che devo dare voce ai miei sentimenti, a questo fuoco che brucia dentro di me.
Le mie mani non ti sfiorano nemmeno , non sanno di che pasta sia fatta la tua pelle o quale sia il tuo odore,
sono i miei occhi che ti toccano in continuazione, che studiano i tuoi lineamenti troppo paffuti per essere un ragazzo non più adolescente.
Loro raggiungono tutte le parti del tuo corpo esistente: la tua bocca, la tua cicatrice sotto l'occhio, i tuoi nei: ma il mio, di corpo, rimane immobile di fronte a te, mantengo quel sorriso, l'unica forma che mi lascio trasparire quando passiamo del tempo insieme, solo quella mi è concessa.
Ma dentro di me, sento l'esigenza di volerti.
Non me lo perdonerò mai."

——

* UN RICORDO DI JUNGKOOK*

Busan, luglio dell'estate 2011

lo avevo invitato ad un stabilimento balneare sulle spiagge private di Busan, che non avevano tanta distanza dal centro della città, anche se occupare una spiaggia privata non era permesso dato che vi erano dei controlli, ma quella sera era a nostro favore.
Volevo vederlo, stare un po' con lui, in sua compagnia ora che il nostro rapporto era risanato, io e Jimin ci eravamo già lasciati da un pezzo, eravamo solo io e lui.
Gli avevo mandato un sms con scritto luogo e data per l'incontro, io mi ero avviato un po' in anticipo dell'orario di appuntamento, e me ne stavo seduto su un lettino da mare a righe bianche e arancioni, ricordo anche che si stava bene quella serata, c'era la frescura estiva data forse dall'umidità della sera.
Taehyung era arrivato con la sua bicicletta bianca e azzurra, con addosso solo una camicia bianca a maniche corte leggermente aperta nell'incavo del petto e dei pantaloni corti color beige che gli arrivavano al ginocchio.
Aveva un fisico da urlo, a chiunque poteva fare invidia, ed io me lo mangiavo con gli occhi ogni volta che ce l'avevo davanti.

Sotto l'ombrellone di paglia c'ero io che indossavo una semplice t-shirt nera e un paio di pantaloni da basket di una squadra americana che mi ricordò mi regalò un mio amico d'infanzia; adesso che ci penso mi viene da ridere al solo pensiero di quanto eravamo diversi anche nel vestiario.
Taehyung era arrivato sulla spiaggia e lo capì dal rumore dei passi sulla sabbia ruvida e dal suo mormorare il mio nome per cercarmi nel buio pesto della sera.
Mi alzai per farmi notare muovendo le braccia verso l'alto cercando di usare la poca luce fioca dei lampioni che si trovavano sul marciapiede del lungomare, quando mi vide, per fare più in fretta si tolse le scarpe, aveva messo i calzini all'interno e le aveva prese in mano.
Si era seduto di fianco a me sul lettino, mi aveva sorriso, quella sera era particolarmente bello forse era l'estate a renderlo ancora più attraente. Quella sera fu la conferma e realizzai di essere perdutamente innamorato di quel ragazzo.
Poi mi chiese: "come mai mi hai chiesto di venire qui?" infilò i suoi piedi nudi nella sabbia.

"perchè volevo vederti."

"anche io. Ti ho pensato molto in questi giorni, sai?"

in lontananza qualcuno da un bar, fece partire " clocks" dei Coldplay che proveniva da qualche cassa altoparlante posizionata al di fuori del locale; entrambi scoppiammo in un sorriso, ed io mi sentì felice come un bambino.

Questo è uno dei ricordi più belli che ho con Taehyung.

CODARDIA | taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora