Capitolo diciassette

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Samsung notes – smartphone di Taehyung.
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"Caro satellite, oggi è il compleanno di Jimin

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"Caro satellite, oggi è il compleanno di Jimin. Ho deciso di regalargli un mp3 pagato con gli ultimi risparmi, ma non importa, è sempre il mio migliore amico.
Ha deciso di fare una festa intima, ci saranno alcuni amici in comune tra cui Ki-Woo, da quanto tempo che non lo vedo! Saranno ormai passati gli anni delle superiori... sono contenuto che in questa festa incontrerò vecchi compagni di classe, l'unica cosa che mi preme è che non capisco perchè abbia invitato Jungkook, neanche lui ne capisce il motivo.
Dovrò fare finta per l'ennesima volta.. non posso impedire il mio ragazzo di rifiutare l'invito... infondo se Jimin l'ha fatto ci sarà un motivo... hanno concluso la loro storia in modo pacifico, non c'è nulla di cui preoccuparsi..
anche se io conosco i sentimenti di Jungkook, ho sempre il timore che Jimin di punto in bianco ritorni su quel discorso anche se, ammetto che da quando si erano parlati, lui non me ne aveva più parlato.

in ogni caso, spero di godermi la serata al meglio.

A presto S, T."

-

incontrai Jimin mentre prendevo le ultime cose nell'armadietto dell'università, ai miei piedi c'era una scatola dove inserivo tutti gli oggetti e libri che mi avevano accompagnato durante i miei tre anni di studio.
Quando chiusi l'anta del armadietto, sembrava che chiudessi la porta di un capitolo della mia vita e come da metafora, con la coda dell'occhio vidi la figura di Jimin entrare dall'ingresso illuminato da una luce fredda del mattino: la cosa che mi parve strana era che appena notò la mia presenza sembrava che volesse deviare la strada, imboccando il corridoio; ma poi ritornò su i suoi passi e si bloccò sul posto a metà tra l'incrocio della varie aule.

"Jimin!" lo richiamai da lontano prendendo tra le mani la scatola ancora aperta.

"Hey.." il suo sguardo era cupo, freddo: non lo avevo mai visto in queste circostanze, io che ero sempre abituato a vederlo sorridente, l'unica volta che lo vidi incazzato e triste e quando mi confessò i suoi sentimenti dopo la rottura, ma in seguito anche alla festa universitaria, il ricordo di noi due sembrava lontano anche per Jimin.

"come stai?" camminai fino a raggiungerlo, e in quel momento eravamo uno di fronte all'altro in un corridoio vuoto per via delle lezioni che gli studenti stavano seguendo.

"bene."

"non hai lezione?"

"mh, si.. infatti stavo per andare in aula..."

"E' successo qualcosa?"

"no, non ti preoccupare... tu come stai? Scusami è-è che sono un po' in sovrappensiero..."
"
"io bene, per fortuna."

"gira voce che ti trasferirai a Seoul... mi fa molto piacere..."

"beh, in realtà non è ancora deciso!" improvvisamente mi ricordai del volto di Taehyung quando uscì fuori il discorso alla cerimonia della mia laurea, mi resi conto che la mia decisione non era ancora presa per via sua, per la nostra relazione. Ma la colpa non era sua, era semplicemente che neanche io ero pronto a lasciare la mia città, tutto quello che mi legava ad essa.
Nella mia giovane età lasciavo che le cose accadessero, non mi preoccupavo del mio futuro, immaginavo che sarebbe stato grandioso, rimanevo, piuttosto, incollato al presente, alle persone a me care: non sentivo mai la necessità di fuggire, di andarmene altrove come gli altri miei coetanei che sognavano mete straniere o lontane, io mi ancoravo a quello che avevo e che pensavo che mi faceva bene al cuore: i miei amici, la mia famiglia e tu, mio caro Taehyung.

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