Sfida? Ci sto.

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Capitolo 4





La pioggia batteva sull'asfalto, quasi con rabbia, con insistenza.
Era una di quelle giornate che Hawks amava.
Purtroppo non poteva godersele sotto il piumone con una tazza fumante di cioccolata è un bel libro, il suo dovere chiamava.
Difatti, nonostante si scocciasse, dovette ugualmente andare a lavoro.
Si trovava in quella sala con quei mocciosi da, ormai, quasi due ore.
Mancava solo un'ora e mezza per poter tornare finalmente nella sua amata dimora.

«Ottimo. Devi solo migliorare un'altro pò con l'ankle Lock, devi essere più veloce o la tecnica non riuscirà nel suo intento, per il resto va bene.» spiegò a izuku, un suo alunno. Uno dei più bravi se vogliamo metterla così. Nonostante non li sopportasse, da l'altra parte era fiero del suo insegnamento verso ragazzini che all'inizio non sapevano nemmeno camminare, fra poco.
«La ringrazio, Keigo-sensei!» Si chinò il ragazzo dai capelli verdi, in segno di rispetto. Hawks sbuffò infastidito «quante volte devo ripetervi che potete chiamarmi solo con il mio nome? Non mi piace essere catalogato come insegnante, mi fa sentire in qualche modo vecchio...» alzò gli occhi al cielo quando il suo alunno si scusò per tre volte di fila.
Quel ragazzino era davvero logorroico ma infondo, molto infondo, ad Hawks non dispiaceva più di tanto, era pur sempre un ragazzino educato.
Non poteva dire la stessa cosa di bakugou... o peggio: mineta.
Forse erano i peggiori alunni che avesse mai avuto.
Se il primo potrebbe far esplodere l'intero edificio, l'altro molestava la qualsiasi persona con un apparato genitale femminile.
E Hawks doveva sopportarli, lui che era già tanto se aveva pazienza con se stesso.

Le ore passarono in fretta, tra urla di bakugou contro chiunque respirasse la sua stessa aria e le scuse di izuku ad ogni secondo.
Dire che era esausto era dir poco.
Finalmente poteva uscire da quell'edificio enorme è appena si disse che poteva tornare al suo amato letto il suo telefono squillò, facendolo sbuffare infastidito. Non aveva molti numeri, solo quelli di quei pochi conoscenti e amici. Chi mai poteva essere se non lei?
"Keigo-amore mio! Se non mi faccio sentire io ti dimentichi pure della mia esistenza, che razza di amico sei!?" Urlò mirko dall'altra parte del telefono, in tono da rimprovero. Ecco, già Hawks immaginava di dover mandare all'aria la sua voglia di andare a casa.
"Che vuoi...?" Chiese, quasi con tono di rassegna.
Mirko rise malefica, per poi prendere parola:
"Non è ovvio? Stasera si esce! È da una settimana che non usciamo e mi sto annoiando, quindi preparati che ti vengo a prendere alle otto in punto. Ciao e a dopo!" Mirko non gli diete nemmeno il tempo di realizzare che riattaccò la chiamata, lasciando un Hawks sbigottito e disperato.

Una volta a casa si fece una doccia veloce e si vestì con gli abiti più comodi che trovò nell'armadio. Non appena controllò l'orario è notò che fossero già le otto scese e aspettò poco meno di cinque minuti prima che una jeep si piazzasse davanti a lui. Ancora piovigginava e Hawks per quei pochi istanti si beò dì quell'aria fresca e notturna. «Heyla, sali a bordo!» lo salutò mirko, entusiasta e sorridente.
Mirko forse era l'unica amica che poteva considerare tale, si conobbero alla prima superiori, capitarono in classe insieme e per ironia della sorte, ad entrambi stavamo sul cazzo i loro compagni di classe snob.
Da quel giorno, più grazie a mirko, iniziarono ad uscire e vedersi spesso.
Mirko è sempre stata quella più attiva ed estroversa tra i due, quella con la voglia di fare tutto e all'istante, quella sempre felice ed entusiasta.
In pratica il contrario di Hawks: sempre riservato e di poche parole, con sguardo perennemente impassibile -o almeno all'apparenza- .
Solo dopo anni di amicizia riuscì a fidarsi di mirko.
Nonostante si fidasse di lei e gli volesse bene, purtroppo o per fortuna, i suoi segreti non li avrebbe rivelati nemmeno a lei.
Nessuno doveva sapere di lui; della sua seconda vita.
C'erano molti motivi: in primis, si fidava ma non fino a questo punto, avrebbe potuto mettere in pericolo entrambi o comunque qualcuno l'avrebbe scoperto al di fuori di loro.
Hawks non si fidava mai al cento per cento di qualcuno.
In qualche modo era come se nella mente gli spuntassero immagini di quello che sarebbe potuto accadere, in mille modi diversi e per ragioni diverse.
Non ci sarebbe riuscito nemmeno sforzandosi.

Il peso di esistere -DabixHawks OMEGAVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora