Notte movimentata

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Capitolo 6




A volte si pensa che la notte serva solo per far riposare il cervello ma per Hawks non era così, per lui la notte era fonte di energie, si sentiva vivo in ogni situazione di pericolo che ovviamente poteva donargli solo la notte.
Quella sera hawsk era intenzionato a scoprire cosa ci facesse quell'alpha irritante nella sua palestra, come facesse a sapere il suo vero nome e il motivo per quello scontro inaspettato. Aveva parecchie domande e sperava solo di riuscire ad avere delle risposte, risposte vere e sensate.
Quella sera, oltre le sue amate piume rosse e la solita pistola berretta m9, decise di portarsi in spalla anche una balestra con frecce d'argento, come tutte le sue armi. La balestra non la usava spesso, perché con chi aveva avuto a che fare non ce ne era di bisogno, solitamente le sue lame e una pistola bastavano sempre tranne in quel caso, con quell'alpha dal nome ancora sconosciuto. Non aveva scoperto un bel niente, quell'alpha era bravo anche a nascondere ogni sua traccia e informazione, per la prima volta si trovava in una difficoltà estrema ma sapeva che bastava avere pazienza è un po' di sforzo, dopo dì che sarebbe riuscito a fare passi in avanti, seppur piccoli e lenti.

Camminava lento e attento, silenzioso come una volpe, stava attento ad ogni minimo suono sulla notte, quella notte era rumorosa: i pensieri non smettevano di fare rumore e lui odiava quando non lo lasciavano in pace. Cosa sarebbe potuto succedere? aveva tutto sotto controllo, stavolta gli avrebbe fatto il culo, ne era più che sicuro. Ultimamente si era distratto, si malediceva per non aver notato che in tutto quel tempo fosse stato osservato e studiato nei minimi dettagli, si sarebbe picchiato per la frustrazione di essere stato così debole. Odiava quel alpha, lo odiava con tutto sé stesso, lo voleva morto, aveva un istinto omicida che non aveva mai avuto fino a quei livelli. Come aveva fatto ad essere così debole? come aveva fatto a non accorgersi di essere costantemente pedinato? quell'alpha era il primo che riusciva a metterlo in difficoltà e se da una parte ne era felice, dall'altra parte ne era frustrato, tanto frustrato.

«"che ci faceva nella mia palestra? come mi ha trovato? come ha scoperto il mio vero nome?", la tua testa fa talmente tanto fracasso da aver interrotto il mio sonno.»

Hawks sobbalzò nel sentir quella voce alle sue spalle, odiava il fatto che riuscisse sempre a prenderlo di sorpresa. Si voltò sbuffando, «a quanto pare sai anche leggere nella mente... bando alle ciance, rispondi alle domande che già conosci.» avanzò di un passo verso il corvino, a dividerli c'erano venti centimetri di distanza. Hawks era convinto di riuscire a farlo indietreggiare ma a quanto pare era tosto, così fece un'altro passo in avanti, consapevole del fatto che a dividerli c'erano pochi centimetri. Dabi sorrise sornione e al contrario delle aspettative di Hawks, avanzò, e senza togliere quell'espressione mista divertita e maliziosa sussurrò sulle labbra del biondo: «e se non volessi rispondere?», ormai lo sguardo del maggiore era fisso sulle labbra del più piccolo, che inconsapevolmente trattenne il fiato con il cuore in gola e mille brividi per tutto il corpo. Odiava ammetterlo ma dabi riusciva sempre a lasciarlo con il fiato sospeso e la gola secca, odiava provare quelle sensazioni sconosciute, e si ripeteva che fosse solo l'adrenalina. Così con l'odio per sé stesso nel provare certe sensazioni e l'odio verso il maggiore, prese una lama nascosta nel cinturino sotto la maglia e con velocità provò a colpirgli il petto, tentativo fermato proprio dalla mano del corvino, che con agilità e divertimento prese il polso del biondo, lo fece voltare di schiena e lo fece piegare in una posizione a novanta gradi che fece ghignare dabi e imbarazzare Hawks, fece aderire la sua erezione nel fondoschiena del biondo facendo aderire anche la schiena e gli sussurrò all'orecchio: «in effetti non mi dispiace questo panorama».
Hawks non sapeva se stesse impazzendo per l'umiliazione o per le mille sensazioni e brividi che gli circondavano il corpo, sentiva perfettamente l'erezione del maggiore spingere contro il suo fondoschiena. In quel momento avrebbe solo voluto nascondersi e non farsi più vedere, piuttosto che farsi vedere rosso in viso, gli occhi lucidi e un'erezione ormai formata, avrebbe preferito morire piuttosto che provare certe cose per un alpha. La cosa peggiore e che era nel mese del suo calore, in quei giorni avrebbe dovuto prendere i soppressori e di solito li prendeva un giorno prima o poche ore prima dell'avvenimento, ma in quel caso era nei guai dato che per colpa dei feromoni appena rilasciati dell'alpha il suo calore era stato anticipato. Dire che era nei guai era dir poco, non aveva portato con sé nemmeno un soppressore, non gli era mai capitata una situazione simile, nessun alpha aveva mai provato a farlo eccitare in punto di morte ma qui la situazione era diversa.

Il peso di esistere -DabixHawks OMEGAVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora