Scontro inaspettato

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Capitolo 5



Hawks pensava davvero che con quella lama intinta di strozza lupo sarebbe riuscito e metterlo anche solo in ginocchio, invece no.
Quel tentativo era stato vano.
La cosa che lo faceva incazzare di più era il fatto che quell'alpha continuava a prendersi gioco di lui, si divertiva e rideva di lui, come se fosse uno stupido omega debole. Uno stupido omega del cazzo.

«Non ci posso credere, fai sempre danno! Sei uno stupido omega del cazzo!» gli urlò suo padre, quando keigo fece per sbaglio rovesciare il bicchiere d'acqua sul tavolo, bagnando la tovaglia.
Il bambino sussultò spaventato, sentendosi in colpa, abbassando lo sguardo sulle sue mani mentre le lacrime minacciavano di uscire.
Doveva trattenersi o lui si sarebbe arrabbiato di più.
Sua madre gli posò una mano sulla spalla per confortarlo, come sostituto alle parole. Sapeva che se sua madre avesse tentato di contraddire quell'uomo avrebbe solo peggiorato la situazione, quindi stava zitta e cercava di non farlo agitare più del dovuto.
«Tu non gli dici niente!? Com'è che in questa dannata casa sono sempre io quello che deve sembrare il cattivo!» urlò, rivolto alla donna intenta ad asciugare l'acqua in ogni modo.
Entrambi sussultarono e Hawks doveva usare tutte le sue forze per non piangere. In quel momento sapeva che sarebbe successo di nuovo.
E difatti fu così: l'uomo si alzò di scatto, prese la madre di Keigo dai capelli, facendola gemere dal dolore quando li strinse talmente tanto da staccarglieli a momenti, per poi scaraventarla contro il tavolo, facendo cadere ogni cosa ci fosse sopra. Hawks non riuscì a controllarsi e mentre si alzava di scatto dalla sedia, mettendosi in un angolo della stanza, lacrime copiose gli rigarono il viso. Ma fece di tutto per non farlo notare.
Nemmeno un lamento uscì dalle sue labbra, sembrava come se si fosse solo sciacquato il viso, come se non stesse succedendo nulla.
Aveva solo sei anni, un bambino normale sarebbe scoppiato in lacrime e sarebbe stato più che comprensibile, ma Hawks no; le lacrime gli rigavano il viso ma il suo volto era quasi del tutto impassibile, riusciva a controllarsi solo grazie a gli artigli ancora corti conficcati nelle braccia, da cui fuoriuscivano dei solchi con piccoli rivoli di sangue.
E lui non ci faceva nemmeno caso, non si rendeva nemmeno conto di questo suo vizio incontrollato, era una cosa spontanea che faceva da quando suo padre iniziò ad essere più aggressivo; da quando ne ha memoria.
Tuttavia succedeva solo in quei momenti o quando si ritrovava ad avere sentimenti negativi e pessimisti.
E quando vedeva le ferite si ripeteva che non erano niente in confronto quello che sua madre subiva per colpa sua.
«Razza di bastardi! Io faccio tutto per questa famiglia di merda e voi mi ringraziate così?» urlò l'uomo, colpendo ripetutamente la donna stesa sul pavimento in lacrime. «Tu» puntò il dito verso il bambino terrorizzato, con le lacrime a rigargli ancora il volto, «sei un omega inutile come tua madre!» concluse, avanzando minacciosamente verso il più piccolo.
«No!» balbettò la donna, trascinandosi davanti suo figlio, facendogli da scudo umano.

Hawks colpì nuovamente e con violenza il sacco da box, sperando di poter cancellare quei brutti ricordi una volta per tutte.
Il sudore gli imperlava il collo, i vestiti appiccicati al suo corpo umido e rivoli di sudore che scendevano dalla sua fronte.
Il respiro ansante, prova del suo duro allenamento senza nemmeno una pausa. Più che allenamento era anche un modo per sfogarsi, per spegnere i pensieri e cercare di smorzare tutto lo stress accumulato.
«Hey, amico, se continui così se lo ritrova la signora anderson nella cucina» rise un ragazzo di circa trent'anni, potevano definirsi conoscenti.
Si parlavano poco nonostante si vedessero quasi sempre e solo in palestra, tuttavia non ricordava nemmeno il suo nome è probabilmente era la stessa cosa per l'altro. E ovviamente era un beta umano.
Era facile per i licantropi distinguere i loro simili con gli umani, era proprio una cosa che vedevano subito anche da lontano. Come se le persone avessero delle etichette sopra la testa con scritto che specie siano. Soprattutto per gli alpha esperti e per Hawks, il primo omega licantropo più forte che ci fosse mai stato.
  «E parliamoci chiaro, quella vecchia ti farebbe fuori per quanto e vipera!»  
concluse ridendo. Hawks si sedette nella panca accanto a loro, cercando di regolarizzare il respiro.
Odiava essere interrotto ma non poteva di certo negare che avesse torto, quindi sorrise divertito «non vorrei mai, per carità... mi terrorizza il solo pensiero.» Stette al gioco. Il ragazzo sorrise, sedendosi accanto il biondo.
«Scusa ma non ricordo il tuo nome, sono una frana con la memoria...» disse imbarazzato, «keigo, e tranquillo che nemmeno io mi ricordo il tuo. Siamo sulla stessa barca a quanto pare» rispose sorridente.

Il peso di esistere -DabixHawks OMEGAVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora