Troppi dubbi

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Capitolo 8

Quando per la testa non hai altro che ricordi brutti e pensieri intrusivi inizi a farci l'abitudine arrivando al punto da sentire che quella sia la tua comfort zone, quando in realtà e solo la paura di cambiare e stare veramente bene. Hawks, prima della notte precedente, non aveva mai davvero preso in considerazione la morte, o meglio, non l'aveva mai sfiorata da così vicino. Sapeva che se la sarebbe cavata benissimo anche senza l'aiuto di quell'alpha che tanto odiava, eppure era stato così distratto che si era fatto circondare e lui nemmeno se ne era reso conto.

«Quella di ieri è stata una tragedia che sta facendo scalpore in tutto il Giappone!»

A volte la paura ferma le persone dal fare grandi cose, Hawks se lo ripeteva sempre che poteva essere migliore di quello che era, ma forse, nel profondo della sua anima, provava una paura così grande da farlo restare indietro. Da bloccarlo. Paura di cosa? questo non lo sapeva nemmeno lui. Forse quella era una battaglia con se stesso, forse la vendetta che cerca da anni e anni non e altro che una guerra con sè stesso. Una guerra persa dall'inizio, una guerra che non ha mai avuto un futuro positivo. Questo, Hawks, forse lo sapeva.

«Si sono scoperte tante cose, tipo che è stato difeso da un alpha!»

Osservava per così tanto tempo i dettagli degli altri che alla fine trascurava i suoi, ma a lui questo non importava, aveva scelto lui di intraprendere quella vita, quel percorso pericoloso e tossico. Era stato obbligato da se stesso a prendere quella strada, era solo un bambino che aveva sofferto troppo, abbastanza. Un corpo troppo leggero e vuoto per portare tutto quel peso. Ma non la sua anima, non la sua mente, che al contrario era stata obbligata a crescere troppo in fretta in un corpo che richiedeva più tempo.

«Il fatto che uno su mille sia sopravvissuto la dice lun- Keigo?»

Eppure, da quando era comparso quel rivale, si sentiva come se qualcosa si fosse acceso dentro di lui dopo tanto tempo, come se per tutti quei anni non avesse avuto altra scelta di svegliarsi al mattino, fare la solita routine e andare a caccia per raggiungere il suo obbiettivo. Obbiettivo che lui voleva e doveva raggiungere. Invece da quando nella sua vita era comparso quell'ostacolo sembrava essersi accesa la fiamma dentro di lui, come se avesse un vero motivo per alzarsi e darsi forza.
Eppure non faceva altro che distrarsi da quella stessa forza di cui dovrebbe essere concentrato...

«Terra chiama, Keigo»

Si sentiva così dannatamente esausto da tutta quella situazione, però allo stesso tempo ne era quasi... dipendente. Come se fosse una prova di resistenza, una lotta contro se stesso, oppure come se non potesse più fare a meno di "giocare" all'acchiapparella con un suo nemico, un rivale da uccidere. Come se si rincorressero con l'obbiettivo di prendersi ma senza farlo davvero, quasi a sperare che tutto quello non arrivasse ad una fine.
Quelle sere, quando l'alpha non si fece vivo, lui sembrava quasi come se non avesse più l'ossigeno. Certo, era solo perché aveva troppe domande da fare e risposte da avere, però... era davvero solo quello il motivo?

«Che buone quelle lucertole vive che ho mangiato...»

Nel profondo sentiva qualcosa che gli urlava di cercare il corvino, come se entrambi avessero una calamita e non potessero stare lontani nemmeno volendo.
Come se lui fosse la calamita e l'alpha il ferro che cercava di sfuggirli senza scappare davvero, come a sperare di farsi prendere. Oppure era il contrario...? Era l'alpha che cercava di prenderlo e lui che scappava senza realmente volerlo fare? Come se desiderasse di farsi prendere da quelle mani grandi e virili, quelle braccia muscolose e forti, così da farsi stringe- quelli che stava facendo non erano pensieri ammessi nella sua testa!
O almeno non con quell'alpha. Che problemi aveva? Perché non riusciva a smettere di pensarci nemmeno per un secondo? Sembrava quasi come se ne dipendesse della propria vita.

Il peso di esistere -DabixHawks OMEGAVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora