Ho bisogno di risposte

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Capitolo 7




La sensazione di impotenza, di non avere il controllo di nulla, nemmeno dei sui stessi pensieri, nemmeno delle sue stesse emozioni, odiava quella sensazione. I pensieri allagavano la sua mente, la rendevano sfocata, e mentre i suoi pensieri prendevano il controllo della situazione, lui avanzava fino ad arrivare all'estremità di quel terrazzo; guardò in basso, l'altezza di quel palazzo era talmente tanta che ogni cosa sembrava essersi rimpicciolita. Così, con i pensieri ad offuscargli la ragione, sporse un piede verso il nulla e subito dopo si lanciò; le braccia aperte, come ad abbracciare la morte che stava per raggiungere.
Il suo corpo si avvicinava all'asfalto ad una velocità che gli impediva di respirare, chiuse gli occhi e attese la morte in quell'asfalto sporco che sembrava chiamarlo. Due occhi blu sembravano attenderlo, sembravano attirarlo: «Mio omega».

Hawsk si svegliò di soprassalto, il respiro affannato, il battito cardiaco accelerato più della norma e il sudore ad imperlargli il corpo.
Si tenne una mano sul petto, come a cercare di non far esplodere il cuore, con gli occhi sgranati e alcune ciocche di capelli appiccicati nella fronte sudata. Aveva avuto un incubo.
In realtà non sapeva se esserne sorpreso oppure no, capitava spesso che da ragazzino avesse incubi specifici ma con il tempo sembravano essere cessati, eppure ne aveva avuto uno che non aveva mai fatto. Di solito faceva sempre gli stessi, tranne quella sera. Sentiva la testa scoppiargli e i ricordi della notte precedente confusi, aveva un vuoto di memoria e si sentiva frustrato già di prima mattina. Sbuffò e si tolse le coperte di dosso restando paralizzato e interdetto quando si accorse di essere nudo. Totalmente nudo. All'improvviso sentì un calore che iniziò ad invadergli il corpo e la mente, da li si rese conto di essere nel suo periodo. Si alzò in fretta e furia, pronto a cercare i suoi soppressori, quando si rese conto di averne uno sul comodino insieme a dell'acqua. Nonostante la confusione e le domande che in quel momento aveva, li ignorò e prese la sua medicina, bevendo successivamente l'acqua.

Si risedette sul letto e si prese la testa tra le mani, sentiva di aver dimenticato qualcosa di importante ma sopratutto che ci fosse qualcosa che non andasse. Poi si ricordò del sogno, «mio omega...?» sussurrò, confuso per quello strano incubo, che stavano a significare quelle parole? ma soprattuto, perché era nudo, aveva la medicina già pronta sul comodino, e non ricordava nulla di ieri sera? di solito il suo calore non arrivava mai in anticipo e all'improvviso, e soprattutto era sempre preparato, invece la sera prima non lo era stato e il fatto di non ricordare nulla lo preoccupava a tal punto da portarlo nel panico, cosa rara per lui. Doveva ricordare e anche in fretta: «allora, ieri, dopo essere uscito per andare a caccia e fare delle domande a quello stupido alpha da strapazzo, mi sono recato nella solita zona dove ormai e abitudine incontrarlo, e fin qui ci sono...» sospirò, «e poi? cosa diamine e successo dopo? abbiamo iniziato a parlare, ok, questo lo ricordo, seppur in modo sfocato... poi eravamo vicini, perché eravamo vicini?» si chiese, alzandosi dal letto e iniziando a camminare per la stanza, «se non ricordo più nulla dopo quell'avvenimento, non ho alcun dubio, c'entra lui.» si disse, andando in panico subito dopo. «Che cazzo vuol dire che c'entra lui? non può essere vero, non sono andato in calore durante il nostro incontro, no, no, no...» strinse i capelli, nel vano tentativo di ricordare qualcosa. «Cazzo, cazzo, cazzo... mi serve sapere, devo sapere cos'è successo con quel cazzo di alpha!» urlò, frustrato e confuso, colpendo ripetutamente il muro con i pugni, mentre le nocche iniziavano a sanguinare. «Devo incontrarlo e parlargli, che lo voglia oppure no.»

Dabi sapeva a cosa andasse incontro sin dall'inizio, sapeva che Hawsk non era come gli altri e che avrebbe ottenuto i suoi obbiettivi a costo di vendere l'anima al diavolo, perciò sapeva anche che al risveglio di Hawks, quest'ultimo non si sarebbe ricordato nulla, sarebbe stato confuso, e avrebbe voluto delle risposte. Sapeva che fosse inevitabile il fatto che come ultima persona si sarebbe ricordato di lui, nonché gli dispiacesse, anzi.. però era consapevole che avrebbe cercato da lui le miriade di risposte che aveva bisogno di sapere. Lo sapeva e ne aveva avuto la conferma quella stessa sera, quando se ne stava tranquillo sopra un albero, in attesa della furia di un certo omega biondo e testardo. Ma lui era uno stronzo di primo livello, non gli avrebbe mai dato delle risposte, non prima di averlo fatto impazzire con la sua assenza. Anche se forse, il non volersi fare vedere per un paio di giorni, era dovuto alle sensazioni che quella notte aveva provato, aveva bisogno di pensare e riflettere su quello che era accaduto, sulle conseguenze che quella notte avrebbe portato. Tuttavia non se ne pentiva per niente, l'avrebbe rifatto altre mille volte se ne avesse avuto l'opportunità, però allo stesso tempo sentiva che doveva stare attento o gli avrebbe fatto solo del male, sentiva il dovere di proteggerlo, proteggerlo da sé stesso.

Il peso di esistere -DabixHawks OMEGAVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora