CAPITOLO QUATTORDICESIMO - parte 1

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Il rumore generato dalla catena di ferro che veniva strattonata echeggiava nell'ambiente silenzioso, unito alla risata acuta e fastidiosa di Jane.
Jeff pendeva a petto nudo dal ramo dell'albero; era stato legato per il medesimo braccio a cui era già stata avvolta la catena il giorno prima, in modo che dondolasse senza toccare terra, privo di ogni possibilità di fuga.
Jane si era procurata una frusta, che non era altro che un ramo verde molto flessibile, ed ora si preparava a divertirsi un pò con lui.
Vi si posizionò proprio davanti, ed osservò con soddisfazione il corpo inerme di Jeff che dondolava leggermente, ed il braccio alzato che reggeva dolorosamente tutto quanto il suo peso. Il ferro della catena stringeva il suo polso, facendolo arrossare e gonfiare.
Impugnò con entusiasmo la frusta, ed iniziò a colpirlo con tutta la sua forza aiutandosi con entrambe le mani.
Sul petto, sul collo, sulle gambe.
Ogni schiocco creava un rumore rapido ed acuto, e lasciava lunghi segni rossi sulla pelle chiara.
Il ragazzo strinse le mandibole, ma non emise alcun lamento. Non voleva darle quella soddisfazione.
Jack osservava la scena immobile, poco distante. Sembrava divertito, ma era difficile capire quale fosse la sua espressione sotto a quella maschera. Restava semplicemente in piedi, con le braccia incrociate e le gambe leggermente divaricate.
Dopo la tredicesima frustata Jeff non riuscì a trattenere un flebile lamento, il dolore era acuto, quasi insopportabile, e sembrava aumentare progressivamente.
Faceva male.
Molto male.
Ma nonostante tutto, il killer non poteva evitare di pensare che per una volta, era giusto che fosse qualcun'altro a fare del male a lui, e non viceversa.
Tutto sommato meritava tutto questo. Pensando a tutte le persone innocenti che aveva ucciso, che aveva torturato; questo non era che un piccolo assaggio del dolore che era giusto provasse.
Abbassò la testa lasciandola pendere di lato, e puntò lo sguardo sulla terra coperta di foglie secche, bloccando il respiro ad ogni colpo ricevuto.
La pelle bruciava, e non riusciva più a sentire il braccio destro, legato alla catena e costretto a reggere tutto il peso del suo corpo.
Non sapeva per quanto tempo Jane avrebbe sfogato la sua rabbia, ma a quel punto forse non importava più.

..........

Jane frustò Jeff per più di un'ora. Si divertì come una pazza, e si fermò solo quando avvertì dolore al muscolo del braccio destro, che usava per colpirlo.
Poggiò la frusta a terra e si avvicinò al ragazzo. Il suo corpo era ormai interamente ricoperto di lunghe strisce rosse, molte delle quali si accavallavano l'una sull'altra ed avevano scavato abbastanza a fondo nella pelle da far uscire parecchio sangue, che era sceso lungo il torso fino ad imbrattarne i pantaloni.
Afferrò con forza un ciuffo dei suoi capelli neri e sollevò la sua testa, piantando lo guardo celato dalla maschera dritto nei suoi occhi chiari.
-Se pensi che io abbia finito ti sbagli. Non smetterò finché non sarai morto- esclamò, lasciando di colpo la presa. Jeff, esausto, si rese conto di non avere più neanche la forza di tener alzata la testa; la lasciò cadere in avanti, coperta dai capelli.
Jane rise soddisfatta, e si allontanò con la sua camminata sinuosa, avvicinandosi a Jack.
-Cerca di non ucciderlo per ora- disse lui, accogliendola tra le sue braccia.
La ragazza sollevò la sua maschera quanto bastava e lò baciò con furore.
-Lo so. Sai tranquillo-.

Che guerra sia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora