CAPITOLO DICIOTTESIMO - Parte 1

121 10 3
                                    

Il gruppo non si mosse da quella grotta per tutto quanto il giorno; decisero di restare al sicuro in quel posto fino a che Jeff non si fosse ripreso.
La consapevolezza che Eyeless Jack fosse là fuori nel bosco a cercarli rendeva tutti un po' nervosi; era chiaro che la maschera blu che indossava ne avesse celato fino a quel momento il reale potere.
Ed ora che il grido di Sally l'aveva rotta, non avevano proprio idea di cosa avrebbero dovuto aspettarsi.
Sapevano solo che il potere di Jack era abbastanza grande da incutere paura persino in quelli che erano stati i suoi alleati.
Nonostante questo, al momento la situazione era a loro favore perché si trovavano in maggioranza numerica: quattro contro uno.
Toby se ne stava seduto davanti a Jeff, intento a fissarlo con aria preoccupata.
-Dovresti farti una dormita- commentò ironicamente KageKao, ridendo sotto ai baffi.
Il castano sospirò lentamente ed abbassò lo sguardo, senza rispondere a quella provocazione.
-Io ho fame..- intervenne la voce della piccola Sally.
-Ed ecco perché non mi piacciono i bambini- commentò ancora l'uomo, facendo sparire la bocca disegnata sul suo volto. -Piangono e si lamentano sempre... Dannatamente fastidiosi-.

........

Il buio scese, ed il gruppo trascorse un'altra notte fin troppo tranquilla.
Di Jack non vi era nemmeno l'ombra.
Quando i raggi del primo sole del mattino tornarono ad illuminare la grotta, Toby sollevò la testa e si stiracchiò la schiena emettendo un lamento.
-Mi liberi?-.
Era la voce di Jeff. Teneva ancora la testa bassa, ed i capelli a coprirgli il volto.
-Jeff, stai bene?- chiese Toby, avvicinandosi con cautela.
-Mi sembra un'idea di merda- intervenne KageKao, che osservava la scena con gran divertimento. -Non puoi sapere se sia cosciente o meno-.
Toby ignorò del tutto il fastidioso intervento dell'uono. -Jeff?- ripeté. -Stai bene?-.
Il killer sollevò lentamente lo sguardo, e puntò i suoi occhi chiari in quelli del castano.
Li riconobbe subito.
Quelli erano i suoi occhi.
Quello era il suo sguardo, lo sguardo di Jeff.
-Mi fanno male le mani- borbottò, con un lieve accenno di sorriso.
Toby si affrettò a raggiungerlo e con evidente fatica riuscì a sciogliere il laccio che improgionava i suoi polsi; non appena fu libero, il moro stirò la schiena e massaggiò i muscoli doloranti.
-Sfai bene?- gli chiese ancora Toby, continuando ad osservarlo con uno sguardo palesemente preoccupato.
Il killer annuì con un cenno della testa, nonostante si sentisse in realtà ancora molto confuso e percepisse un dolore bruciante al petto ed alla schiena. Si alzò in piedi con estrema fatica, aggrappandosi come meglio poteva agli spigoli della parete rocciosa. 
-Attento!- gridò Toby, afferrandolo al volo non appena si rese conto che stava per cadere. Lo aiutò a rimettersi a sedere.
-Non avere fretta, sei ancora debole- lo rimproverò.
-Guarda che non ho niente...- ribattè l'altro, disturbato da quelle attenzioni.
-Sì invece- insistette il castano, alzando il tono della voce. -Devi darti il tempo di recuperare il controllo del tuo corpo-.
Il killer sbuffò rumorosamente ed appoggiò la nuca contro alla rocca.
In quel momento il suo sguardo parve spegnersi; si fece pensieroso, e palesemente triste.
Puntò lo sguardo in un punto indefinito e lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, stancamente.
Stava pensando a qualcosa; più volte Toby notò il suo volto piegarsi in un'espressione di dolore, per poi tornare fredda e malinconica.
Solo dopo diversi minuti di completo silenzio, finalmente la bocca del killer si aprì quanto bastava a far uscire quelle poche parole che aveva estremo bisogno di pronunciare.
-Adesso mi ricordo...- farfugliò.
-Che cosa?- domandò Toby, confuso.
-Jane... Mi ricordo di lei-.

Che guerra sia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora