CAPITOLO QUARTO - parte 1

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-Sei lento, Jeff the Killer!- esclamò l'elfo con aria divertita, mentre continuava a correre in cerchio attorno a lui.
Era veloce, così veloce che Jeff faceva fatica a seguirlo con gli occhi.
Il nemico lo colpì un'altra volta, infliggendo una ferita sulla sua schiena ancor prima che lui riuscisse a capire che stava per attaccarlo.
Jeff provò un improvviso dolore, e sentì la felpa appiccicosa; ma anziché spaventarsi, sentì un improvviso brivido attraversare il suo corpo interamente.
Sul suo viso apparve un sorriso sadico, che si allineò con quello inciso sulle guance. Desiderava il sangue di quell'elfo più di ogni altra cosa, adesso.
Tuttavia, per sua fortuna riuscì subito a riprendere il controllo, e si ricompose. Combattere in quelle condizioni non gli avrebbe permesso di ragionare, e quindi di uscirne vivo.
"È troppo veloce" pensò continuando a girare su sé stesso nel vano tentativo di seguire il ritmo dell'avversario.
Ragionò più velocemente che poté, e giunse alla conclusione che seppur quel nanetto fosse veloce, probabilmente non era in grado di vedere al buio come lui, motivo per il quale non si allontanava mai troppo per schivare i suoi tentativi di attacco; forse era per paura di andare a sbattere contro ad un albero.
L'ambiente era quasi del tutto inghiottito nell'oscurità, e per degli occhi comuni era a malapena possibile distinguere le sagome scure dei nemici a pochi metri di distanza.
Quel maledetto elfo probabilmente si trovava già sull'albero prima che lui vi si appostasse sotto, e così aveva semplicemente colto l'occasione.
Così, Jeff fece l'unica cosa che poteva fare: scattò in avanti e corse via, facendo slalom tra gli alberi per diversi metri, poi si voltò indietro.
La sua supposizione era esatta: l'elfo non lo aveva seguito, perché sicuramente non stava vedendo quasi niente.
Jeff si allontanò più lentamente cercando di fare il meno rumore possibile, e cercò un nuovo posto ove nascondersi: era troppo stupido e rischioso continuare a passeggiare nel bosco.
Si accucciò sotto al tronco di un albero, che essendo cresciuto sul filo di un dirupo aveva creato uno spazio vuoto sotto di sé. Poggiò a terra il coltello, continuando però a tenere il manico appoggiato sul palmo della mano, e si guardò intorno.
Quella era soltanto la prima di dieci notti, quindi si disse che non c'era alcuna fretta di agire subito.
Piuttosto, se si fosse semplicemente nascosto per i primi tre giorni, gli altri creepypasta avrebbero nel frattempo provveduto a uccidersi tra loro, rendendo il campo di battaglia più sicuro per lui, e diminuendo notevolmente il numero di nemici con cui si sarebbe dovuto scontrare.
Restò nascosto al sicuro per tutta la notte, e non vide passare nessuno nei dintorni.
Quando l'alba fu vicina ed i primi raggi del sole iniziarono pigramente ad illuminare dell'ambiente circostante, Jeff si spinse più che poté all'interno del piccolo nascondiglio, e puntò gli occhi avanti a sé, per controllare l'ingresso.
Restò in quella posizione per tutto il giorno. Non si sognava nemmeno di mettere la testa fuori dal buco, altrimenti il nascondiglio sarebbe stato scoperto, e nel migliore dei casi si sarebbe di nuovo dovuto inventare qualcosa per salvarsi la pelle.
Ogni muscolo ed osso del suo corpo implorava pietà; non ne poteva più di stare rannicchiato lì dentro, e tutto ciò che riusciva a fare era spostare il peso da una natica all'altra.
Appena fosse scesa ancora la notte sarebbe dovuto uscire anche solo un minuto, giusto per sgranchire gambe e schiena.
Alle cinque del pomeriggio, la noia divenne pressoché insopportabile, e Jeff finì per appoggiare la testa a terra, adagiando la guancia su un gomito.
Pessima idea.
Nessun rumore giunse alle sue orecchie.
Niente aveva indicato l'arrivo di un nemico.
Eppure, ad un tratto, qualcuno afferrò saldamente le sue gambe e lo trascinò con violenza fuori dal buco.

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