Capitolo 32

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~ Gabriella ~

Gli incubi sono diventati più pesanti, vedo sempre Valentina in fuga, quello di questa notte è stato terribile, l'ho vista accasciarsi per terra dopo che le avevano sparato, mi chiedeva di aiutarla e io ero sempre con i piedi interrati nell'asfalto.

Non sono più riuscita a dormire, ho pianto terrorizzata.

Lei ha bisogno di me, ovunque sia devo trovarla.

Questi incubi non sono solo frutto del mio inconscio, tra noi c'è un legame che va oltre la distanza.

Adesso ho la certezza che quella lettera era una bugia, ho solo il dubbio terribile che l'unica verità riguardi il suo nome.

Non so come fare a trovarla, sarà nascosta da qualche altra parte in Sicilia, in Italia o chissà dove.

È una follia andarla a cercare ne sono cosciente, ma ho bisogno di farlo, muovermi, devo dissotterrare i miei piedi e correre ovunque e forse prima o poi la troverò.

Per tutta la notte non ho pensato ad altro, tanto non riuscivo a riprendere sonno, e quando stamattina mi sono trovata Pilar nella versione peggiore di Malefica non sono riuscita a trattenermi, dovevo mettere fine al suo atteggiamento.

Non mi aspettavo la sua reazione, mi è bastato alzare la voce e lei è diventata un agnellino.

Mi sono pentita subito, ho visto come mi ha guardato quando le ho detto che sto già abbastanza da schifo, forse ha capito che non è la sola a soffrire.

Quando stiamo troppo male finiamo per ferire le persone senza rendercene conto.

Siamo così immersi nel nostro dolore, lo sputiamo addosso agli altri, ignorando cosa ognuno si porta già dentro.

È ciò che ho fatto con Marcello. Anche ha preso uno scooter, mi ha detto che Ester lo ha aiutato a trovarlo a un buon prezzo, e poi ha precisato: «Così non ti starò più tra i piedi.»

L'ho ferito, sono stata dura e sgarbata, per tutta la settimana mi ha salutato a stento le poche volte che ci siamo visti.

Bisogna mettere un freno alla rabbia o la si diffonde creando il nulla intorno a noi.

Non so se il mio rapporto con Pilar da domani seguirà la svolta che ha preso oggi, per la prima volta ho davvero lavorato per lei, mi è pure piaciuto farlo e ho adorato quell'istante con la piccola Blanca. È una bimba bellissima, c'è tanta serenità nei suoi occhi, per un attimo me ne ha donato un po'.

È stato come riemerge per prendere aria.

Torno a casa più tardi, passo a prendere una pizza e appena lascio lo scooter nel cortile, la voce di un uomo provenire dall'alto attira la mia attenzione.

Vado su per le scale e vedo Miguel seduto per terra vicino la porta di casa sua e accanto a lui l'uomo parla al telefono, chiude subito la chiamata e mi fissa mentre lo raggiungo.

Mi chiede se conosco Pilar, mi spiega che è il genitore di un amichetto di Miguel, doveva riportarlo a casa più tardi, ma si è scordato d'avere un impegno e ha riportato il bambino credendo di lasciarlo a Ester, ma lei è ammalata e Pilar irraggiungibile al cellulare.

«Posso stare qui da solo, ma lui non vuole andarsene.» mi parla rimanendo seduto e l'uomo non capisce cosa dice, credo non conosca l'italiano.

Lo informo che sono l'assistente di Pilar e può rimanere con me. Non ci pensa un attimo e va via.

Adesso mi trovo sul pianerottolo di casa, con la pizza in mano e il bambino seduto per terra che mi fissa.

Prendo posto accanto a lui con la pizza sulle gambe, sono già le otto e sta cominciando a imbrunire.

Sunshine - Oggi è un donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora