Capitolo 34

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~ Gabriella ~

Agosto ci lascia, ma con lui il caldo ancora non va via, credo sia questo ad alimentare la follia di Fernando.

In galleria c'è fermento.

Sebastian ha creato delle vere opere d'arte.

I suoi quadri traboccano di gioia, di colori caldi che trasmettono felicità e serenità. Continua a ringraziarmi per averlo aiutato, sono tutti convinti che sia merito mio se è tornato a dipingere. Non penso di aver fatto molto, sarebbe riuscito da solo a sbloccarsi, ne sono certa, ho solo anticipato un po' i tempi.

Adesso deve ultimare le ultime opere, e già Pilar è al lavoro per la preparazione della mostra.

Fernando la pressa, la spinge a dare il massimo.

Lei mi ha spiegato che è sempre così quando organizzano un evento importante.

La data è già fissata per la fine della terza settimana di settembre.

Il lavoro in galleria non mi lascia un attimo libero, sono contenta, perché la sera torno a casa distrutta e quando mi metto a dormire non sempre gli incubi vengono a svegliarmi, ma quando accade sono più orribili di prima.

Pilar a modo suo cerca di aiutarmi, mi ha suggerito di andare da uno psicologo per affrontare i miei incubi, ho rifiutato.

Non sono frutto del mio inconscio, lo sento. Sono il legame che ho Valentina, e non voglio sentirmi dire da uno strizzacervelli che sono matta a pensarlo.

È così e nessuno può convincermi del contrario.

Di certo l'incubo peggiore adesso è Marcello.

Ha ripreso a starmi addosso, lo ritrovo accanto a me quando meno me lo aspetto e ogni volta il suo chiodo fisso e ricordarmi di mangiare.

È vero non lo sto facendo molto in questo periodo, ma non riesco, lo stomaco mi si è chiuso.

Stasera andrò a cena con lui, ha insistito per due settimane.

Non posso più rifiutare e non voglio trattarlo male, anche se non sopporto il suo modo appiccicoso di starmi con il fiato sul collo.

È estenuate, accontentarlo è stato solo un modo per allentare la pressione che mi mette addosso.

Me lo trovo davanti appena apro la porta, indossa la sua amata camicia azzurra a fiorellini minuscoli bianchi, su un pantalone di lino beige largo e dall'aspetto comodo.

Ha prenotato in un ristorantino spagnolo dove hanno dei piatti tradizionali molto buoni. Come sempre parla, non si ferma, è un continuo proclamare questa bella e grande amicizia tra noi.

Non ce la faccio più, lo blocco prima di arrivare alla nostra meta.

Già riesco a mangiare a fatica, farlo con lui che si comporta come se fosse il mio vecchio amico d'infanzia mi dà sui nervi e non sopporto più sentirlo parlare a ruota libera.

«Perché io?» gli chiedo senza mezzi termini.

«Tu cosa?» Sia mai che capisce alla prima battuta!

«Perché stai sempre appiccicato a me?»

Mi ero imposta di non essere scortese, e non vorrei offenderlo, ma non ce la faccio più.

«Sono il tuo bodyguard tesoro.»

È serio come poche volte da quando lo conosco.

Non riesco a trattenermi e sbotto a ridere, più lo guardo più rido, «Per fortuna non corro alcun pericolo, perché sarei fottuta se tu fossi davvero la mia guardia del corpo.»

Sunshine - Oggi è un donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora